Fatti
«Gentili signori, da anni il territorio di Montecchio Precalcino, e quello vicentino in generale, appaiono martoriati in tutte le sue matrici (aria, terra, acqua), ma la conclusione delle indagini preliminari per l’inquinamento da Pfas conseguente alla costruzione della Pedemontana veneta crea incredulità, sdegno e vero allarme. Chiediamo con urgenza e preoccupazione lumi…Chiediamo conto alla Regione di cosa sia successo, quanti e quali pozzi siano stati chiusi nella provincia di Vicenza, quali siano i livelli di inquinamento fin qui riscontrati in ogni pozzo, quali le incerte prospettive future. Il silenzio, totale o parziale, appare inaccettabile».
Si apriva così, la missiva inviata qualche mese fa al presidente della Regione, Luca Zaia, e all’assessore all’ambiente, Gianpaolo Bottacin, e firmata dal comitato Tuteliamo la salute che da inizio 2025 si sta battendo per chiedere dati, rassicurazioni e squarciare il velo di silenzio attorno al progetto di ampliamento del sito industriale e di deposito di Silva del Gruppo Ecoeridania. Quest’area, dove un tempo sorgevano gli stabilimenti Safond-Martini, è da sempre un enorme zona di stoccaggio di sabbie di fonderia, le cosiddette “sabbie nere”, con capacità di 775 mila tonnellate. Silva ha, tuttavia, chiesto alla Provincia di estendere l’attività che comporterebbe un aumento delle sabbie additivate e inorganiche, ma soprattutto il trattamento di rifiuti sanitari e ospedalieri fino a un massimo di 32 mila tonnellate.
Nella lettera si parla di tre dei quattro elementi fondamentali per la vita, aria, terra e acqua: «Nei pressi di Silva, causa polveri derivanti dalle sabbie di fonderia, si depositano già oggi sostanze inquinanti nelle zone abitate e coltivate, in quanto da anni i residenti lamentano la presenza di sabbie nere su davanzali, vetri, orti e alberi – fanno notare i rappresentanti del comitato – Lo stesso Comune di Villaverla, in un documento ufficiale del 22 novembre 2024, scriveva di “diverse segnalazioni pervenute nel corso degli anni al protocollo comunale, da parte dei residenti della frazione Novoledo, circa il deposito di polveri nere riconducibili al sito ex Safond-Martini, su superfici quali davanzali, muri perimetrali esterni delle abitazioni e in generale su superfici esposte. Anche la qualità dell’acqua superficiale, utilizzata quindi non solo per usi potabili ma anche in agricoltura, è messa in discussione. Già sappiamo che a Caldogno otto pozzi, che riforniscono l’acquedotto padovano, sono stati chiusi, e questa notizia non è rassicurante».
E per quanto riguarda l’aria, il comitato Tuteliamo la salute ha annunciato una raccolta fondi per il posizionamento di centraline per il rilevamento di inquinanti contenuti in essa. Questo avverrebbe in terreni privati di residenti che hanno già garantito la loro disponibilità a sostenere questo progetto: «Come segnalato inoltre dal consigliere regionale Renzo Masolo, tramite un’interrogazione regionale, la popolazione residente nell’area circostante presenta già oggi un’elevata incidenza di patologie oncologiche, autoimmuni e respiratorie».
Nella conferenza stampa di aggiornamento dello scorso 28 ottobre, i membri del comitato hanno confermato che la petizione europea, presentata lo scorso 14 agosto, nella quale si evidenziavano violazioni di normative europee nel caso in cui il progetto Silva fosse stato approvato, è stata registrata ed è stata ufficialmente recepita dagli uffici di Bruxelles.
La palla passerebbe, dunque, alla Provincia di Vicenza con il comitato di Via (valutazione di impatto ambientale) che deve riunirsi per esprimersi sul progetto di Silva entro il 10 dicembre. “Dovrebbe” perché nelle ultime ore pare che la Regione abbia dato indicazione di sospensione del procedimento Via provinciale per un passaggio a una Via regionale. Del resto, il Comune di Dueville, lo scorso 6 maggio aveva scritto alla stessa Regione per chiedere di «portare a livello regionale il procedimento di Valutazione di impatto ambientale».
Lo scorso 2 novembre, sul proprio blog, ha espresso parere contrario anche il Covepa, il Coordinamento veneto Pedemontana alternativa: «Alla luce di questo quadro – già gravato da criticità ambientali, inchieste e vincoli idrici – la prospettiva di un potenziamento dell’impianto Silva appare insostenibile. È dunque dovere civile e morale chiedere al comitato Via della Provincia di Vicenza di non autorizzare il progetto, per non aggiungere ulteriori pressioni su un ecosistema già compromesso – scrive Massimo Maria Follesa, vicepresidente Covepa – Il caso dell’ex Safond-Martini rappresenta un banco di prova per le istituzioni vicentine: scegliere se continuare a ignorare segnali inequivocabili di rischio o assumersi, finalmente, la responsabilità di tutelare il territorio e la salute dei cittadini».
Il comitato Tuteliamo la salute parla di «onori e oneri e di responsabilità connesse» che spettano alla Provincia e alla decisione che dovrà prendere. Pressioni sì, ma anche un’apertura: «Vi scriviamo per invitarvi a venire a trovarci, a osservare la nostra terra già ferita, a vedere quello per cui stiamo spendendo tanto impegno, ma anche tanta passione. A oggi, pare che non lasceremo una grande eredità. Ai nostri bambini non lasceremo un territorio produttivo ma ancora sano e ricco di risorse: lo lasceremo malato».