Chiesa
“Ogni giorno è Pasqua”. Lo ha detto Leone XIV, che nella catechesi odierna, pronunciata in una piazza San Pietro ancora una volta affollata di fedeli, ha ripreso il tema delle catechesi giubilari su “Gesù Cristo, nostra speranza”, dedicando l’udienza di oggi al rapporto tra la Risurrezione e la nostra vita. Al termine, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana, l’appello a
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pregare “per quanti sono provati dai conflitti armati in diverse parti del mondo”.
“Il mistero pasquale costituisce il cardine della vita del cristiano, attorno a cui ruotano tutti gli altri eventi”, ha ribadito il Papa: “La Pasqua di Gesù è un evento che non appartiene a un lontano passato, ormai sedimentato nella tradizione come tanti altri episodi della storia umana. La Chiesa ci insegna a fare memoria attualizzante della Risurrezione ogni anno nella domenica di Pasqua e ogni giorno nella celebrazione eucaristica, durante la quale si realizza nel modo più pieno la promessa del Signore risorto: ‘Ecco, io sono voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo’”.
“Sperimentiamo ora per ora tante esperienze diverse: dolore, sofferenza, tristezza, intrecciate con gioia, stupore, serenità”,
l’analisi del Pontefice: “Ma attraverso ogni situazione il cuore umano brama la pienezza, una felicità profonda”. A questo proposito, il Papa ha menzionato
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“una grande filosofa del Novecento, Santa Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein, che ha tanto scavato nel mistero della persona umana, ci ricorda questo dinamismo di costante ricerca del compimento”.
“L’essere umano – la citazione di Leone XIV – anela sempre ad avere di nuovo in dono l’essere, per poter attingere ciò che l’attimo gli dà e al tempo stesso gli toglie”. “Siamo immersi nel limite, ma siamo anche protesi a superarlo”, il commento del Pontefice.
“L’annuncio pasquale è la notizia più bella, gioiosa e sconvolgente che sia mai risuonata nel corso della storia”,
ha garantito il Papa, definendo l’annuncio della Pasqua “il Vangelo per eccellenza, che attesta la vittoria dell’amore sul peccato e della vita sulla morte, e per questo è l’unica in grado di saziare la domanda di senso che inquieta la nostra mente e il nostro cuore”. “L’essere umano è animato da un movimento interiore, proteso verso un oltre che costantemente lo attrae”, il ritratto di Leone XIV: “Nessuna realtà contingente lo soddisfa.
Tendiamo all’infinito e all’eterno. Ciò contrasta con l’esperienza della morte, anticipata dalle sofferenze, dalle perdite, dai fallimenti”.
“Dalla morte ‘nullu homo vivente po skampare’, la citazione di San Francesco e del suo Cantico di Frate Sole.
“Meditando il mistero della Risurrezione, troviamo risposta alla nostra sete di significato”, il riferimento al rapporto tra la nostra vita e l’evento pasquale:
in Gesù “abbiamo la sicurezza di poter trovare sempre la stella polare verso cui indirizzare la nostra vita di apparente caos, segnata da fatti che spesso ci appaiono confusi, inaccettabili, incomprensibili: il male, nelle sue molteplici sfaccettature, la sofferenza, la morte, eventi che riguardano tutti e ciascuno”.
“Tutto cambia grazie a quel mattino in cui le donne, recatesi al sepolcro per ungere il corpo del Signore, lo trovarono vuoto, il racconto di Leone: “La domanda rivolta dai Magi giunti dall’oriente a Gerusalemme: ‘Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei?’, trova la sua risposta definitiva nelle parole del misterioso giovane vestito di bianco che parla alle donne nell’alba pasquale: ‘Voi cercate Gesù
Nazareno, il crocifisso. Non è qui. È risuscitato’. Da quel mattino fino a oggi, ogni giorno, Gesù avrà anche questo titolo: il Vivente, come Lui stesso si presenta nell’Apocalisse: ‘Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre’”.
“Anche il nostro tempo, segnato da tante croci, invoca l’alba della speranza pasquale”,
ha attualizzato il Papa: “la Pasqua non elimina la croce, ma la vince nel duello prodigioso che ha cambiato la storia umana”. “Davanti alla nostra umanità fragile, l’annuncio pasquale si fa cura e guarigione, alimenta la speranza di fronte alle sfide spaventose che la vita ci mette davanti ogni giorno a livello personale e planetario”, ha assicurato Leone XIV: “Nella prospettiva della Pasqua,
la Via Crucis si trasfigura in Via Lucis.
Abbiamo bisogno di assaporare e meditare la gioia dopo il dolore, di riattraversare nella nuova luce tutte le tappe che hanno preceduto la Risurrezione”. “La Risurrezione di Cristo non è un’idea, una teoria, ma l’Avvenimento che sta a fondamento della fede”, ha spiegato Leone: “Egli, il Risorto, mediante lo Spirito Santo continua a ricordarcelo, perché possiamo essere suoi testimoni anche dove la storia umana non vede luce all’orizzonte. La speranza pasquale non delude. Credere veramente nella Pasqua attraverso il cammino quotidiano significa rivoluzionare la nostra vita, essere trasformati per trasformare il mondo con la forza mite e coraggiosa della speranza cristiana”.