Chiesa
Con grande gioia la Pontificia Università Urbaniana ha accolto il chirografo con il quale il Santo Padre Leone XIV ha disposto che san John Henry Newman sia proclamato patrono della stessa Università. La data riportata dal documento, 1° novembre 2025, corrisponde a quella in cui Newman veniva proclamato dal Pontefice dottore della Chiesa nella celebrazione della solennità di Tutti i Santi. La notizia è giunta in occasione dell’atto accademico dal titolo “La vocazione di un dottore della Chiesa. San John Henry Newman dal Collegio di Propaganda alla Chiesa universale”, celebratosi il 3 novembre nell’Auditorium Giovanni Paolo II della Pontificia Università Urbaniana.
Figura cardine del pensiero teologico e filosofico dell’Ottocento, la sua influenza si estende ben oltre i confini della teologia anglicana, dalla quale proveniva, e cattolica, alla quale approdò. L’accoglienza entusiasta da parte dell’Urbaniana non è semplicemente segno di un riconoscimento “devoto” e “dovuto” al santo dottore – essendo stato ex alunno del Collegio di Propaganda Fide dal novembre 1846 al giugno 1847 – ma l’espressione di un desiderio, ossia che il neo dottore della Chiesa continui a essere di ispirazione per la stessa Pontificia Università Urbaniana. Proviamo a chiederci come la sua figura e il suo pensiero siano stati e possano ancora essere di stimolo e di illuminazione per questo Ateneo, passando così da studente a maestro e modello di educazione per l’Urbaniana e per la Chiesa intera.
Newman sviluppa una riflessione originale sull’università e sul suo ruolo, che trova espressione soprattutto in due opere fondamentali: L’idea di università e Scritti sull’università. Questi testi, citati peraltro dalla recente Lettera apostolica di Leone XIV “Disegnare nuove mappe di speranza”, rappresentano non solo una profonda meditazione sulla natura dell’educazione, ma soprattutto una proposta di sintesi tra fede, ragione e vita accademica che dovrebbe interessare le università, soprattutto quelle di ispirazione cristiana e teologica. Nel suo celebre ciclo di conferenze raccolte in L’idea di università (1852), Newman si interroga sul significato autentico dell’istituzione universitaria. L’università non è semplicemente un luogo di istruzione tecnica o professionale, una sorta di “officina di recipienti” da colmare con informazioni e contenuti, ma una comunità dedicata alla ricerca disinteressata della verità. Una verità che, per i cristiani e per i teologi, ha un nome: Gesù Cristo. Una ricerca che nella Pontificia Università Urbaniana, caratterizzata da una popolazione studentesca multiculturale e che vanta un profondo approccio interculturale nell’insegnamento e nella ricerca, è chiamata a entrare in rapporto con le culture di tutti i popoli; che veste i colori e le sembianze delle varie tradizioni e linguaggi attraverso i quali i cristiani, sparsi nel mondo, esprimono e celebrano la loro fede. Nel suo messaggio, letto durante l’atto accademico all’Urbaniana dal delegato pontificio prof. Vincenzo Buonomo, il card. Luis Antonio Gokim Tagle, gran cancelliere dell’Università, definendo Newman quale “dottore della missione”, ha voluto sottolineare come egli “ci incoraggia a essere fiduciosi e creativi nell’inculturazione della fede”.
Un ulteriore elemento che si può rilevare dagli scritti di Newman, e che diventa di ispirazione per l’Urbaniana, è l’attenzione che un Ateneo deve avere riguardo alla formazione integrale della persona. L’educazione universitaria deve mirare a questo obiettivo, sviluppando non solo competenze specifiche, ma anche capacità critiche, etiche e spirituali, favorendo l’assunzione di responsabilità nella società. Come ricorda Papa Leone XIV, citando proprio gli Scritti sull’università, “la formazione cristiana abbraccia l’intera persona: spirituale, intellettuale, affettiva, sociale, corporea. […] Questa visione antropologica integrale deve rimanere l’asse portante della pedagogia cattolica. Essa – sulla scia del pensiero di san John Henry Newman – va contro un approccio prettamente mercantilistico che spesso oggi costringe l’educazione a essere misurata in termini di funzionalità e utilità pratica” (“Disegnare nuove mappe di speranza”, n. 4.2).
In questa visione “universale” del sapere umano, aperto e articolato, Newman fa interagire la teologia, scienza della fede, con le altre scienze del sapere umano. Fede e ragione, come ha sottolineato il prof. Frederick D. Aquino nell’atto accademico del 3 novembre, non sono in antitesi tra loro ma si completano a vicenda e, come due ali, permettono all’intelletto umano di elevarsi e di cogliere le molteplici sfaccettature della verità. In questa prospettiva, l’università si configura come un laboratorio di dialogo, dove le domande ultime sull’uomo, sul mondo e su Dio possono essere affrontate con rigore, rispetto e apertura.
Newman insiste inoltre sul valore della conoscenza libera: l’università deve essere uno spazio dove il pensiero può muoversi senza costrizioni, aperto all’incontro tra tradizione e innovazione. Come recita un detto popolare: “Imparare è come remare controcorrente: se smetti, torni indietro”; Newman invita l’accademia a non smettere mai di remare nel mare della conoscenza.
L’università deve formare, infine, non tanto dei “ripetitori” o “altoparlanti” di un pensiero altrui, quanto uomini e donne con capacità critica e profondità di pensiero, capaci di contribuire allo sviluppo della riflessione. Ecco un altro elemento di ispirazione del pensiero di Newman che rintracciamo soprattutto nella sua opera Lo sviluppo della dottrina cristiana. Mons. Armando Matteo, segretario del Dicastero per la Dottrina della Fede e docente all’Urbaniana, intervenendo all’atto accademico, ha sottolineato come il riconoscimento del titolo di “dottore della Chiesa” significhi che un santo non solo è stato fedele al Magistero, ma ha contribuito, attraverso una “dottrina eminente”, allo sviluppo della riflessione teologica e del Magistero stesso.
Le università contemporanee e la stessa Università Urbaniana, chiamate a confrontarsi con sfide globali – dall’innovazione tecnologica all’inclusione sociale, dalla sostenibilità ambientale alla difesa della dignità umana – possono trovare nell’eredità di Newman una fonte inesauribile di ispirazione. In un mondo che cambia rapidamente, l’insegnamento del neo dottore resta una bussola preziosa: coltivare la libertà intellettuale, favorire il dialogo tra saperi diversi, promuovere la formazione integrale. Solo in questo orizzonte l’università può continuare a essere, secondo la suggestiva metafora newmaniana, “una luce che si riflette da mille finestre”, capace di illuminare la società e, come afferma Papa Leone, “disegnare nuove mappe di speranza” per le nuove generazioni.