Fatti
Una “città di cristallo”: luminosa, attrattiva, capace di performance economiche da record, ma esposta a incrinature profonde. È il ritratto di Roma che emerge dal Rapporto Caritas 2025, un’indagine accurata sulla condizione sociale della Capitale. A prima vista, i numeri raccontano un’economia in salute: occupazione in aumento dell’1,7%, tasso di disoccupazione in calo al 6% e reddito medio pro capite oltre i 31mila euro, ben al di sopra della media nazionale. Ma dietro la facciata della ripresa si cela una città spaccata. Il 15,8% dei residenti vive a rischio di povertà, il 6,9% in grave disagio abitativo e quasi l’8,5% dei lavoratori, pur avendo un impiego, resta sotto la soglia di sussistenza.
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Le differenze territoriali sono abissali: nel Municipio II, che include i quartieri centrali, il reddito medio supera i 45mila euro, mentre nel VI – Tor Bella Monaca e Torre Angela – non arriva a 19mila.
È la fotografia di una “metropoli a due velocità”: da un lato la città della rendita, del turismo e dei servizi avanzati; dall’altro, la Roma delle periferie dove si concentrano precarietà, povertà educativa, solitudine e frustrazione. La Caritas parla di “dolore sociale diffuso”, un malessere che attraversa i quartieri popolari e segna soprattutto giovani e famiglie monoreddito. Non è soltanto una questione economica: è una crisi di fiducia, di relazioni e di futuro. Una città in cui la distanza tra le vetrine illuminate del centro e le strade buie delle borgate misura la distanza tra chi può scegliere e chi subisce.
Casa, lavoro ed educazione: le fratture che dividono la città
Le disuguaglianze emergono con chiarezza nei tre nodi cruciali del rapporto: casa, lavoro ed educazione. L’emergenza abitativa, definita “una ferita strutturale”, coinvolge circa 114mila nuclei familiari in condizione di fragilità, di cui oltre 22mila in situazione di emergenza grave.
Le famiglie in attesa di un alloggio pubblico sono 16.346, e oltre 7mila lo attendono da più di dieci anni.
Intanto, tra 160mila e 200mila appartamenti privati restano vuoti, mentre cresce la pressione degli affitti brevi che svuotano il centro storico: in dieci anni la popolazione residente nei rioni centrali è diminuita del 38%. Nel 2024 le ordinanze di sfratto sono state 5.286, perlopiù per morosità incolpevole. Sul versante lavorativo, la crescita dell’occupazione non si traduce in sicurezza: il part-time involontario tocca l’11%, la precarietà cronica riguarda un quinto dei dipendenti, e le donne guadagnano in media 781 euro in meno al mese rispetto agli uomini. In molti casi, il lavoro non libera dalla povertà ma la perpetua, consolidando un sistema in cui la mobilità sociale è quasi bloccata.
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Né l’educazione riesce più a essere un ascensore: la dispersione scolastica è in aumento e i giovani Neet tra i 15 e i 29 anni rappresentano il 10,7% a livello cittadino, ma in zone come Grottarossa Ovest o Santa Palomba superano il 30%.
Si tratta di un’intera generazione ai margini, priva di prospettive e di fiducia nelle istituzioni, spesso costretta a migrare o a rinunciare alla formazione per sostenere economicamente la famiglia. La Caritas parla di “una povertà che inizia tra i banchi di scuola e si consolida nell’età adulta, quando l’assenza di reti educative e sociali diventa condanna all’isolamento”.
Le povertà invisibili e l’appello a una nuova agenda sociale
Infine, il Rapporto illumina le povertà invisibili che attraversano la città: la ludopatia, la solitudine, il disagio psichico, le nuove forme di detenzione e marginalità. Roma è la capitale italiana del gioco d’azzardo: nel 2024 sono stati spesi oltre 8,3 miliardi di euro in scommesse legali, con un aumento di 600 milioni rispetto all’anno precedente. Nelle sale e nei bar delle periferie, i flussi di denaro spesso si sovrappongono a storie di indebitamento, isolamento e dipendenza.
Allo stesso tempo, cresce il disagio mentale, soprattutto tra i giovani e gli anziani soli: la rete dei servizi territoriali è fragile, mancano operatori e strutture, e la contenzione meccanica resta una pratica diffusa.
Anche il sistema penitenziario appare allo stremo: oltre 3.500 detenuti nelle carceri romane e 9.000 persone in misure alternative o di comunità, concentrate nelle zone periferiche e segnate da esclusione abitativa e lavorativa. Di fronte a questa realtà, la Caritas lancia un appello a politica e società civile: servono una nuova agenda urbana e un piano integrato per il diritto all’abitare, la lotta alla povertà educativa, la salute mentale e la rigenerazione delle periferie. La Capitale, si legge nelle conclusioni, “non può essere solo vetrina, ma casa accogliente per tutti, laboratorio di solidarietà e di visione”. “Roma – avverte il Rapporto – è davvero una città di cristallo: bella, ma fragile. Può riflettere la luce, ma anche infrangersi, se non torna a mettere la persona al centro”.