Fatti
“Le decisioni riguardanti il trattamento del paziente e il peso di responsabilità che comportano devono sempre restare alla persona umana e non devono mai essere delegate all’intelligenza artificiale”. È uno dei passaggi centrali della dichiarazione congiunta di mons. Renzo Pegoraro, cancelliere della Pontificia Accademia per la vita, e di Bernard Ars, presidente della Fiamc (Federazione mondiale delle associazioni dei medici cattolici), diffusa al termine del congresso internazionale “AI and Medicine. The Challenge of Human Dignity”. Il documento individua sei principi etici per l’uso dell’IA in medicina. Primo: “L’IA deve rimanere subordinata al ragionamento clinico del medico”, evitando “un uso acritico delle tecniche”. Secondo: “I medici devono essere in grado di comprendere e spiegare come vengono generate le raccomandazioni prodotte dall’IA”. Terzo: “I sistemi di IA addestrati su dati incompleti o distorti possono perpetuare le disparità: i clinici devono essere vigili e promuovere dati inclusivi e rappresentativi”. Quarto: “L’uso dei dati dei pazienti deve rispettare gli standard legali ed etici: la condivisione dei dati deve essere un atto di libera responsabilità”. Quinto: “È importante distinguere quando l’errore è imputabile al medico, alla struttura sanitaria o alla società che sviluppa l’algoritmo”. Sesto: “L’IA non deve ampliare il divario tra contesti ricchi e poveri: ottimizzare le risorse significa usarle in modo etico e fraterno, senza penalizzare i più fragili”.