Chiesa
Reciprocità e fraternità, scientificità, bene comune. Sono le parole-chiave, cui corrispondono altrettante sfide da raccogliere, attorno alle quali si è articolato il discorso di Leone XIV per l’inaugurazione dell’anno accademico della Pontificia Università Lateranense, “l’università del Papa”. “Sguardo grato per il passato, ma anche occhi e cuore puntati verso il futuro”, la postura raccomandata ai presenti, che l’hanno lungamente applaudito all’ingresso e al termine del suo discorso. Dopo aver ripercorso la lunga storia dei rapporti tra i vescovi di Roma e la Pul, il Papa si è soffermato sulla “missione peculiare” di quest’ultima, che “costituisce un centro privilegiato in cui l’insegnamento della Chiesa universale viene elaborato, recepito, sviluppato e contestualizzato”. Una istituzione a cui “anche il lavoro della Curia Romana può fare riferimento per il suo quotidiano lavoro”.
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“Oggi abbiamo urgente bisogno di pensare la fede per poterla declinare negli scenari culturali e nelle sfide attuali, ma anche per contrastare il rischio del vuoto culturale che, nella nostra epoca, diventa sempre più pervasivo”,
la tesi di fondo di Leone, che ha esortato la Facoltà di Teologia a “riflettere sul deposito della fede e a farne emergere la bellezza e la credibilità nei differenti contesti contemporanei”. Nell’Università Lateranense, “lo studio della filosofia dev’essere volto alla ricerca della verità attraverso le risorse della ragione umana, aperta al dialogo con le culture e soprattutto con la Rivelazione cristiana, per uno sviluppo integrale della persona umana in tutte le sue dimensioni”. “Si tratta di un impegno importante, anche a fronte di un atteggiamento talvolta rinunciatario da cui è segnato il pensiero contemporaneo, così come rispetto alle emergenti forme di razionalità legate al trans-umanesimo e al post-umanesimo”, ha spiegato Prevost, che alle Facoltà giuridiche, di Diritto canonico e civile, ha chiesto in particolare di “considerare e studiare a fondo i processi amministrativi, urgente sfida per la Chiesa”.
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“Formare operatori di pace e di giustizia che edificano e testimoniano il Regno di Dio”,
il compito dei cicli di studio di Scienze della Pace ed Ecologia e Ambiente, le cui tematiche “sono parte essenziale del recente Magistero della Chiesa”, ha sottolineato Leone XIV, chiedendo di “continuare a sviluppare e potenziare a livello inter- e trans-disciplinare questi due cicli di studio e, se necessario, di integrarli con altri percorsi”.
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“Al centro della formazione devono esserci la reciprocità e la fraternità”,
la prima sfida affidata dal Papa alla Pul. “Oggi, purtroppo, si usa spesso la parola persona come sinonimo di individuo, e il fascino dell’individualismo come chiave per una vita riuscita ha risvolti inquietanti in ogni ambito”, il grido d’allarme di Leone XIV: “si punta alla promozione di sé stessi, si alimenta il primato dell’io e si fatica a fare cooperazione, crescono pregiudizi e muri nei confronti degli altri e in particolare di chi è diverso, si scambia il servizio di responsabilità con una leadership solitaria e, alla fine, si moltiplicano le incomprensioni e i conflitti”. La formazione accademica, invece, “ci aiuta a uscire dall’autoreferenzialità e promuove una cultura della reciprocità, dell’alterità, del dialogo”.
“Contro quello che l’Enciclica Fratelli tutti definisce il virus dell’individualismo radicale, vi chiedo di coltivare la reciprocità, attraverso relazioni improntate alla gratuità ed esperienze che aiutino la fraternità e il confronto tra culture diverse”,
l’appello del Papa: “La Pontificia Università Lateranense, ricca dalla presenza di studenti, docenti e personale dei cinque continenti, rappresenta un microcosmo della Chiesa universale: siate perciò segno profetico di comunione e di fraternità”.
“Il servizio accademico spesso non gode del dovuto apprezzamento, anche a motivo di radicati pregiudizi che purtroppo aleggiano pure nella comunità ecclesiale”, ha osservato Leone, stigmatizzando “l’idea che la ricerca e lo studio non servano ai fini della vita reale, che ciò che conta nella Chiesa sia la pratica pastorale più che la preparazione teologica, biblica o giuridica”. Essenziale, al contrario è
“promuovere, difendere e sviluppare” la scientificità, per evitare “il rischio di scivolare nella tentazione di semplificare le questioni complesse per evitare la fatica del pensiero,
col pericolo che, anche nell’agire pastorale e nei suoi linguaggi, si scada nella banalità, nell’approssimazione o nella rigidità”.
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“Abbiamo bisogno di laici e preti preparati e competenti”,
l’altra richiesta papale, unita all’invito a “non abbassare la guardia sulla scientificità, portando avanti una appassionata ricerca della verità e un serrato confronto con le altre scienze, con la realtà, con i problemi e i travagli della società”. “Questo esige che l’Università abbia docenti preparati, posti nelle condizioni – pastorali, giuridiche ed economiche – di dedicarsi alla vita accademica e alla ricerca; che gli studenti siano motivati ed entusiasti, disposti allo studio rigoroso”, l’indicazione di rotta di Leone: “Esige che l’Università dialoghi con altri centri studio e di insegnamento, perché in questa prospettiva inter e transdisciplinare si possano intraprendere percorsi ancora inesplorati”.
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“Formare persone che, nella logica della gratuità e nella passione per la verità e la giustizia, possano essere costruttori di un mondo nuovo, solidale e fraterno”,
la consegna finale: “L’Università Lateranense occupa un posto speciale nel cuore del Papa e il Papa vi incoraggia a sognare in grande, a immaginare spazi possibili per il cristianesimo del futuro, a lavorare con gioia perché tutti possano scoprire Cristo e, in Lui, trovare la pienezza a cui aspirano”.