Idee
Nella ferialità dei giorni è sempre più difficile anche per la famiglia più volenterosa trovare del tempo di qualità in cui stare insieme. Anche gli orari della tavola non sono più momenti comuni come una volta. La prima colazione per molti è divenuta un self service in cui ciascuno prende ciò che gli aggrada nei pochi minuti che lo separano dall’uscire di casa per andare a scuola o al lavoro. Quanti più sono i membri della famiglia tanti sono i diversi orari di ciascuno e finisce che non ci si incontra neanche più se non per un fugace augurio di buona giornata. Anche il pranzo non è più un appuntamento fisso: molti lo consumano fuori casa e chi rientra non lo fa magari alla stessa ora. In questo contesto risulta fondamentale programmare lo spazio della cena perché sia un tempo speciale in cui riuscire a fermarsi per dialogare insieme. Non importa se dopocena vi siano altre attività che portano fuori casa e impegnano la serata, quello che è importante è che nel tempo della tavola si metta in conto di stare insieme e mettere a confronto le impressioni della giornata. Quanto è importante che la cena inizi con una preghiera comune e che questo disponga anche gli animi all’ascolto! C’è bisogno di sapersi guardare negli occhi e dedicarsi del tempo prezioso in cui scambiarsi opinioni e pareri sui più diversi argomenti con il cuore libero e senza fretta. Ancora di più e a maggior ragione questo è auspicabile che avvenga durante i pasti della domenica in cui tutta la famiglia può riunirsi in un clima più tranquillo e rilassato. È un tempo speciale che va cercato, programmato, protetto e alla cui riuscita tutti possono dare il loro contributo di servizio. Chi magari aiutando nella preparazione dei cibi, chi apparecchiando o sparecchiando. Ci sono tanti modi per rendersi protagonisti attivi della riuscita di questo momento. Tutti possono metterci del proprio perché non vi siano membri passivi ma ciascuno concorra nel rendere unico questo tempo. Un tempo fatto di ascolto reciproco e desiderio di venirsi incontro. Già il fatto di aver affrontato un argomento e averlo sviscerato è spesso motivo di sollievo per chi ne porta il peso e sente per un poco di essere alleggerito. A tavola si è vicini, si colgono le intenzioni e i bisogni dell’altro, si mettono in comune i propositi di bene e i programmi di vita, insieme ai problemi e alle preoccupazioni. Un momento in cui i cuori si aprono e si sintonizzano sulla lunghezza d’onda dell’altro. Quanto c’è bisogno di questa dimensione perché la famiglia cresca organicamente e non rimangano zone d’ombra o di non detto! Quanto più una famiglia riesce a preservare dei pranzi all’insegna della piena condivisione e dell’ascolto tanto più sarà a sua volta pronta a farsi carico dei pesi di altri nuclei famigliari in difficoltà perché allenata ad aprirsi all’aiuto e alla disponibilità. Sta ai genitori educare i figli a questa predisposizione alla comprensione e a creare in casa un clima che si presti a questa disposizione all’ascolto concreto e attivo. Si tratta di sapersi mettere in gioco senza difendere qualsiasi prerogativa ma mettendosi allo stesso livello di tutti con la sola disponibilità a farsi prossimo dell’altro. La convivialità è cifra essenziale della famiglia cristiana perché a tavola in modo speciale si vive l’esperienza di essere di fronte all’altro disarmato e disarmante, carico della propria disponibilità e generosità. Quanto più la famiglia sarà capace di aprire la propria tavola all’incontro tanto più sarà terreno fecondo di missione e occasione di speranza per tutti.