Mosaico
«Il libro è rivolto a tutti, dallo studente all’appassionato, fino allo specialista: ognuno andrà a cogliere le cose che lo incuriosiscono. D’altronde la vita di Tartini è di per sé curiosa e insolita, basti pensare a quando nel 1710 lascia Padova, senza più il finanziamento dei genitori, e si reca ad Assisi dallo zio frate: qui riparte totalmente da zero. Attraverso questi fatti ci si interroga su quali potessero essere le aspirazioni di un giovane diciottenne nell’Italia dell’epoca che viveva la massima fioritura e una celebrazione artistico-musicale a livello europeo. Ecco gli aspetti che fanno in un certo senso da traino durante la narrazione. Oltre alla biografia naturalmente viene trattata l’opera musicale, però non è un libro né di analisi stretta né di interpretazione della musica di Tartini. Altra cosa, non mancano delle piccole note discografiche, dei suggerimenti, per dare un’indicazione al lettore». C’è sincera passione nella voce di Mirko Schipilliti, direttore d’orchestra, pianista, critico musicale nonché medico (una poliedricità che peraltro ben si sposa con la figura trattata), mentre racconta della monografia Giuseppe Tartini. Genio dell’arco. Una biografia critica (Zecchini Editore), presentata il 18 novembre scorso alla Sala dello Studio teologico della basilica del Santo, luogo tartiniano per eccellenza: un corposo volume («arrivati a 500 pagine mi sono detto: basta, fermiamoci», ha commentato) che è oggi il primo lavoro completo e approfondito sul musicista originario di Pirano, coprendo un buco editoriale di almeno 80 anni dal libro di Antonio Capri del 1945.
«Mancava un testo organico che raccogliesse tutte le informazioni emerse dall’ultima pubblicazione ad oggi – spiega Schipilliti – era importante dare una struttura rigorosa dal punto di vista scientifico, basandola su documenti: il sottotitolo è “biografia critica”, proprio perché confronta tutti i materiali, le fonti, gli studi che si sono succeduti nel tempo, concatenati tra loro, portando nuove deduzioni, osservazioni e anche nuovi quesiti su Tartini». Lo studio ricostruisce inoltre l’ambiente storico in cui si trova a operare Tartini, emergono notizie, di difficile reperibilità, su come era strutturata la vita musicale padovana nel 1700, quali erano i teatri, l’organizzazione della cappella musicale al Santo, ciò che accadeva a Venezia e le molte connessioni con la cultura musicale europea, francese e tedesca. Ci sono riflessioni che gettano nuova luce sulla storia e sulla vita del compositore, come il fatto che spostarsi lungo lo Stivale o attraversare le Alpi fossero viaggi lunghi, impegnativi, rischiosi e che dovessero sottendere una progettualità assai diversa rispetto a quella finora osservata.
«Il concetto di “buon gusto” che Tartini scrive e illustra nel suo trattato Regole per arrivare a saper ben sonar il violino – osserva ancora lo scrittore – in realtà lo ritroviamo negli stessi anni, o poco prima, in Winckelmann, famoso studioso dell’arte classica, il quale lo fa risalire agli antichi, esattamente come sosteneva il musicista di Pirano. Non è mai stato approfondito a dovere il rapporto tra l’estetica di Tartini e quella europea. Il libro cerca di aprire un po’ di porte e di strade per andare a reinserire la figura di Tartini sia in Italia che in Europa». Ulteriore nota di interesse è la prefazione a firma di Andrea Marcon, direttore della Venice Baroque Orchestra, uno dei massimi interpreti della musica del Settecento in ambito internazionale (a lui si deve il disco Tartini – Violin Concertos).
Il testo è stato realizzato col sostegno del Comune di Pirano, della Comunità degli italiani di Pirano e della Comunità autogestita della nazionalità italiana di Pirano, Slovenia, e la collaborazione del Comune di Padova e degli Amici della Musica di Padova, le due città in cui Tartini nacque, visse e lavorò.