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«Personalmente mi vedo qui un piccolo uomo davanti a uno scenario che mi impressiona e mi riempie di confusione. Io non sono un grande dell’arte, della cultura, della scienza, non sono un maestro in diritti umani per dare lezioni, posso portare la testimonianza di una storia che mi ha coinvolto profondamente». Erano parole sue. Parole di un uomo che amava definirsi “piccolo”, ma che ha lasciato un vuoto enorme. Oggi, 26 novembre, cade il decimo anniversario della morte di don Luigi Mazzucato.
Nato a Saccolongo nel 1927, profondamente radicato nella sua terra veneta, don Luigi ha saputo guardare ben oltre i confini di casa per prendersi a cuore i più poveri e i più lontani. Per 53 anni, dal 1955 al 2008, è stato direttore di Medici con l’Africa Cuamm, intrecciando la sua vita con la storia della cooperazione italiana. Sotto la sua guida sono partiti migliaia di medici e sono stati ospitati innumerevoli studenti nel collegio; con la sua presenza silenziosa ha accompagnato il lavoro dell’organismo fino agli ultimi istanti.
È stato guida, amico, maestro ed esempio. La sua figura è stata rievocata con commozione durante il recente Annual Meeting del Cuamm a Padova. In quell’occasione, il giornalista e scrittore Paolo Rumiz gli ha dedicato un ricordo intenso, quasi una poesia, che restituisce la caratura umana e spirituale di don Luigi.
La storia di questa straordinaria avventura missionaria approderà anche in televisione. Venerdì 5 dicembre, alle ore 23.00, l’emittente Tv2000 trasmetterà il documentario «Africa, la mia vita. Don Luigi Mazzucato e l’avventura del Cuamm», per la regia di Nicola Berti. Un viaggio per immagini che ripercorre le tappe di una vita spesa “con” l’Africa.
A dieci anni dalla sua salita al cielo, l’eredità morale di don Luigi è raccolta anche nel nuovo volume di Francesco Jori, «Nulla da lasciare. L’eredità di don Luigi per il futuro del Cuamm». «Queste pagine – scrive l’autore – vogliono semplicemente essere un modesto tentativo di proporre alla riflessione comune una figura di uomo e di sacerdote capace di tradurre in scelta di vita un’idea di fondo che da sempre attraversa la storia dell’umanità: obbedire a una chiamata interiore, senza se e senza ma, e rimanerle fedeli fino in fondo». Un testo che racconta come don Luigi abbia cambiato la vita alla maggior parte di quelli che lo hanno incontrato. Come ha scritto Gian Antonio Stella: «Non aveva niente di niente. Eppure pochi hanno lasciato un vuoto e un’eredità più grandi».
Al centro di tutte le iniziative resta però la preghiera. Il momento centrale per la comunità diocesana sarà sabato 29 novembre, alle ore 11, in Cattedrale a Padova. La Santa Messa in suffragio sarà presieduta dal vescovo Claudio Cipolla. Un’occasione per stringersi ancora una volta attorno al ricordo di un sacerdote che ha vissuto una «straordinaria avventura» lunga sessant’anni.