Idee
Si chiude l’80° anniversario della Liberazione vissuto su tutto il territorio nazionale con un susseguirsi di appuntamenti che hanno coinvolto molte realtà sociali e culturali in un tempo di crisi per la partecipazione.
Un segno importante, anche se non ancora sufficiente, di una rinnovata attenzione alla storia intesa come ponte che unisce il passato al presente e al futuro.
Un ponte solido che poggia su valori e ideali che il tempo non consuma, che non si lasciano chiudere negli scaffali, che sono generativi di visioni e di impegni grandi.
Neppure gli storici vorrebbero che le loro ricerche, condotte con criteri scientifici, rimanessero solo negli atti dei convegni e dei seminari di studio. Anche gli storici vorrebbero che loro narrazioni offrissero spunti, stimoli e suggerissero direzioni per aprire nuove strade di crescita in umanità a fronte dell’inquietante teatro di disumanità.
Nella Resistenza, nella Liberazione e nella successiva stagione costituente la storia, rifiutando letture strumentali e parziali, conferma che grazie soprattutto ai cattolici in quella stagione prese forma e volto una rivolta popolare dello spirito, una ribellione popolare per amore della verità alle menzogne e alla sopraffazione del regime fascista, una risposta il più possibile disarmata alla brutale aggressione.
Scrive lo storico Roberto Roccucci in un contributo al libro “Fare storia nel mondo globale. Studio in onore di Agostino Giovagnoli”, di prossima pubblicazione da Il Mulino, che la storia è una bussola che indica la direzione verso il futuro. Senza questa bussola “si smarrisce la profondità del nostro tempo, non si capisce il mondo in cui si vive e si agisce. E come vivere e operare in paesi storici come il nostro senza la storia?”.
L’80° anniversario della Liberazione con i tempi che la precedettero e la seguirono è stato una straordinaria esperienza anche per cogliere, grazie alla storia, i segni di un percorso educativo che vale anche oggi.
La storia si è mossa con pazienza attendendo che il racconto dei fatti affiorasse anche a distanza di molti anni perché le sofferenze e le atrocità viste e subite stringevano come un nodo alla gola e c’è voluto molto tempo prima che il respiro potesse riprendere e diventasse possibile attraversare quella complessità senza smarrirsi.
Non solo, le narrazioni dei fatti, dei volti e dei pensieri della Resistenza sono diventate monito alla cultura, alla società e alla politica di oggi perché evitino la semplificazione della complessità che porta al disorientamento e si interroghino sulla loro volontà e sulla loro capacità di tutelare, difendere e promuovere la dignità umana.
Non a caso Agostino Giovagnoli afferma che “l’approccio storico è forse più attrezzato di altri ad affrontare la complessità” perché con il suo procedere paziente incoraggia e sostiene la fatica e la bellezza di un pensare generativo di speranza, di un futuro di pace e di giustizia.