Storie
Ecosfide. Scommettiamo sulla natura? Ecco chi ci ha creduto
Christian Marcolin e Paolo Venturini, rispettivamente 36 e 52 anni, hanno scelto di agire – in modi diversi – per in bene del Creato
Christian Marcolin e Paolo Venturini, rispettivamente 36 e 52 anni, hanno scelto di agire – in modi diversi – per in bene del Creato
Pezzi di vita che sarebbe un peccato non conoscere. Se non altro per l’assoluta unicità che incarnano. E tutti dotati di gran spessore. Li ha raccolti e messi insieme Vittorio Pierobon nel libro Ecosfide. Venti storie di scelte alternative nel rispetto della natura (Ediciclo, pp. 172, euro 15). Marcolin e Venturini sono due padovani protagonisti, loro malgrado, in queste pagine. Vanno conosciuti.
«Ognuno nella vita deve fare qualcosa per migliorare questo mondo. Non possiamo comportarci come tanti Ponzio Pilato, lamentarci perché l’inquinamento ci soffoca, la plastica ci sommerge, le api muoiono…». Christian Marcolin, 36 anni di Polverara, fisioterapista di professione, fondatore di Spiritus Mundi, una piccola onlus con sede a Legnaro, balzata agli onori della cronaca per aver vinto nel 2019 il Premio “Jean Giono” promosso da Veneto Agricoltura, non è il solito visionario o fondamentalista dell’ambiente. Ha i piedi ben piantati per terra, un po’ come gli alberi che vorrebbe disseminare in tutta la provincia di Padova. «L’idea di piantare alberi l’avevo fin da ragazzino. I miei genitori mi hanno educato all’amore per la terra e posso dire con orgoglio: fin dalle elementari ho imparato a fare il contadino».
La rivoluzione di Marcolin, e dei suoi amici, è molto semplice: piantiamo alberi e vivremo tutti meglio. Lo hanno fatto in tanti comuni padovani a cominciare da Polverara e Legnaro. L’iniziativa è stata accolta con favore anche dal presidente della provincia di Padova Fabio Bui, che ha deciso di sostenere i Comuni che vorranno piantare alberi. Ben 37 i sindaci che hanno già aderito al progetto “Boscovivo”. I sindaci devono individuare l’area, alla piantumazione ci pensa Spiritus Mundi con il coinvolgimento della popolazione locale. Per i primi cinque anni le piante – tutte autoctone e provenienti da un vivaio di Montecchio Precalcino – sono seguite dall’associazione. «Abbiamo già prenotati 60 mila alberi da piantare, ma dobbiamo stare attenti di non fare il passo più lungo della gamba».
Marcolin vorrebbe salvare la pianura Padana: «È l’area più inquinata di Europa. Una volta era ricoperta da 70 mila ettari di bosco, scriveva Tito Livio, ora sono rimasti soltanto 50 ettari». Marcolin si è reso conto di non potercela fare da solo e nel 2016 ha dato vita all’associazione Spiritus Mundi (spiritusmundi.eu). Si finanzia con il 5 per mille ma anche con donazioni e bandi di finanziamento.
Paolo Venturini, padovano, 52 anni, abbiamo imparato a conoscerlo verso la fine di gennaio del 2019, nelle immagini incredibili mostrate dai telegiornali, sembrava uno yeti che correva in mezzo al ghiaccio sterminato della Siberia a meno 52 gradi sotto zero. È qui che ha corso la sua maratona di 39 chilometri impiegando 3 ore e 54 minuti. Ma questa è solo una delle sue tante imprese, così insolite da accendere la fantasia.
Nella vita fa il poliziotto e non è un caso che i suoi superiori lo designino per incarichi dove è richiesta molta resistenza. È considerato l’uomo dei record impossibili. Non un uomo che va in cerca dei record. Dietro ogni sfida c’è il desiderio di capire quali sono i limiti dell’uomo e accanto a lui c’è sempre un team di medici e tecnici che tengono controllato il suo organismo.
Ma Venturini è anche l’uomo che ha corso nel posto più caldo del mondo, il deserto del Dasht-e Lut in Iran, a 67 gradi sopra lo zero. Doveva percorrere i 42 chilometri di una maratona, ma visto che si sentiva bene ha proseguito fino a 75. Il suo sogno: correre in assenza di gravità. Sulla luna sarà difficile andarci, confessa, ma si sta progettando un ambiente che renda possibile farlo nelle stesse condizioni.
Nel leggere il libro di Vittorio Pierobon – Ecosfide. Venti storie di scelte alternative nel rispetto della natura – si rimane stupiti. C’è chi sfida gli animali, chi parla con gli alberi e chi è stato morso 23 volte dalle vipere. È un libro da godere appieno cercando là dove è possibile di imitare un poco i protagonisti, che davvero insegnano qualcosa. «Gli eroi di Ecosfide – scrive Mauro Corona nella prefazione – intraprendono azioni, realizzano sogni, sviluppano imprese nel rispetto di quel suolo e quell’aria che ci permettono di stare al mondo. Mi piacciono questi personaggi, che chiamerei più volentieri persone pazienti, geniali, accorte, che vedono lontano». A Pierobon non manca certo l’ironia. Volete un esempio? Di Tom Perry, dice che lui le scarpe le tiene appese al chiodo. Infatti, l’atleta corre e scala montagne a piedi scalzi. Più ecologico di così.
Vittorio Pierobon, giornalista e “cacciatore di storie”, ci fa conoscere una serie di personaggi del Nordest che riescono ad avere un rapporto armonico con l’ambiente. Vite green, scelte alternative, sfide estreme, ma sempre nel rispetto della natura e con la consapevolezza che l’uomo non è il più forte. La fatica di Pierobon, già vicedirettore del Gazzettino, con il piglio e l’arguzia dell’Indiana Jones, che sa far emergere l’eccentricità delle venti storie raccolte, «vuole accendere una fiammella di speranza. E le storie qui raccolte provano a offrire un segnale diverso: si può vivere in maniera più ecologica senza cadere nel fanatismo. Si può provare a cambiare qualcosa. Ognuno dei personaggi che racconto, lancia la sua personale ecosfida».
Come Pietro Maroè, il ragazzo che parla con gli alberi. Ha 27 anni, vive a San Daniele del Friuli e l’intervista per il libro di Pietrobon l’ha rilasciata sotto una quercia. Non una qualsiasi, però. Si tratta de La Vecia, una delle più longeve d’Italia che ha circa seicento anni. Pietro, infatti, non si arrampica sulle montagne ma scala tronchi. È uno dei più famosi tree-climbeer italiani, raggiunge le cime degli alberi solo con l’utilizzo delle funi per non danneggiare le piante.