Storie
Sostegno senza distanze. In Kenya, a Nyahururu, l’impegno di Albino Valente e Doriana Benetello dell’Onlus Sosteniamo insegnando
«Risale al 1996 la nostra prima visita alla missione diocesana di Nyahururu in Kenya».
Storie«Risale al 1996 la nostra prima visita alla missione diocesana di Nyahururu in Kenya».
Iniziano così il loro racconto i coniugi Albino Valente e Doriana Benetello, Dori per tutti, fondatori e attivi soci della onlus Sosteniamo insegnando con sede a Brugine. «L’iniziativa era gestita dalla Diocesi di Padova e a capo della missione di Nyahururu c’era un prete di nome don Luigi Pajaro, che abbiamo avuto la fortuna di conoscere quandoveniva in Italia, essendo padovano – racconta Albino, il cui fratello don Pierangelo è stato per 44 anni, fino al 2017, parroco di Voltabarozzo – La voglia di poter aiutare il prossimo l’abbiamo sempre avuta, anche per gli insegnamenti che abbiamo ricevuto. Ci siamo impegnati assieme a mio fratello, don Piero, a pagare le spese per la costruzione di un pozzo nella terra di don Luigi, per l’appunto in Kenya». E prosegue il racconto dei coniugi Valente: «Passato qualche mese da questo fatto, siamo stati insistentemente invitati all’inaugurazione del pozzo che era stato già costruito. Da allora, anno per anno abbiamo frequentato la missione di don Luigi in Kenya». Lo stesso mons. Pajaro, nel 2003 è diventato primo vescovo della nuova Diocesi di Nyahururu. «Successivamente abbiamo costruito altri due pozzi d’acqua, aiutando anche i bambini con adozioni a distanza, come pure gli anziani con viveri, medicinali e beni di prima necessità» ricorda Dori. Negli anni Novanta, Albino e Dori sono stati molto vicini anche alle Dimesse che vivevano nel centro abitato della contea di Laikipia e gestivano il dispensario locale: «Qui, abbiamo conosciuto molte suore, ma ci siamo soprattutto affezionati a una di loro, suor Tiziana Ferraresso. Abbiamo avuto la fortuna di conoscere questo angelo, che ci ha aiutato ad avvicinarci ai poveri in un modo meraviglioso e naturale. E parlando di adozioni una volta ci disse: “Certo, è un peccato crescere ed educare questi bambini per molti anni e poi, quando sono alla fine della scuola e li devi lasciare, li ritrovi in mezzo alla strada, e non hanno alcuna prospettiva, né lavoro”». È così che nel 2013 hanno fondato una piccola associazione che promuove e realizza progetti in paesi poveri in Africa, per insegnare un lavoro a ragazzi di età superiore a 18 anni, da qui il nome evocativo Sosteniamo insegnando.
Perché promuovete e realizzate questi progetti?
«Maturando negli anni questa esperienza, abbiamo capito che se vogliamo davvero aiutare, dobbiamo rivolgere i nostri aiuti soprattutto a coloro che possono cambiare le cose, cioè i giovani. È infatti basato su di loro il futuro di un paese».
Come vi proponete dunque verso i giovani kenyoti?
«Realizzando progetti che li aiutino a crescere, insegnando loro un lavoro e donando gli attrezzi, che non potrebbero acquistare per mancanza di denaro. Verifichiamo costantemente lo sviluppo di progetti e i risultati ottenuti».
Dove avete operato fino a oggi?
«I progetti che abbiamo realizzato finora, sono tutti nella Diocesi di Nyahururu, dove siamo collegati ai preti locali, al vescovo emerito mons. Luigi Pajaro, che ha scelto di restare là anche dopo il termine del suo episcopato, e ai responsabili delle gioventù locali».
Come si articola la vostra attività sul campo?
«Tutti i progetti hanno la durata di sei mesi e dunque ogni semestre in gennaio e in giugno, siamo a Nyahururu per più di 30 giorni per volta, per chiudere i progetti precedenti e aprirne di nuovi. Dal lontano 2013, i progetti di avviamento al lavoro, sono stati 70, coinvolgendo più di 400 ragazzi e ragazze. E spesso si tratta di ragazze madri».
In quali settori vengono avviati i vostri progetti?
«Parliamo di attività diversificate e volte a formare elettricisti, agricoltori, falegnami, sarti, ma siamo attivi anche sul versante alimentare. Nessun tipo di spesa è a carico dei partecipanti, l’associazione provvede a tutto: insegnanti, affitti e attrezzature. Alla fine dei corsi della durata di sei mesi, tutti i partecipanti si portano materiali e attrezzature a casa per i loro progetti personali. Quando si vive per mesi a stretto contatto con questo popolo, è difficile “non vedere”, e quando hai visto diventa impossibile non fare qualcosa».
Una delle attività che vi sta più a cuore?
«Proprio dopo aver visto, visitando Silale, una delle scuole primarie di Nyahururu con circa 430 bambini, abbiamo deciso di sostenere un progetto non di lavoro, ma di sostentamento alimentare, facendo portare mais e fagioli ogni mese scolastico per tutti quei bambini. E questo è il sesto anno».
Che tipo di collegamento avete con la Chiesa di Padova?
«Quando torniamo in Italia, a Brugine, dove viviamo, siamo molto attivi a far conoscere la realtà che sta crescendo in Africa e la risposta che otteniamo è sempre forte. Gli aiuti non mancano da parte di molte persone comuni, aziende della zona, il Comune di Brugine, la parrocchia di Voltabarozzo e la Caritas e tante altri ami ci che credono in quello che facciamo. È solo con l’aiuto di tutti che si potranno aiutare i giovani a crescere quel tanto da poter mantenere una famiglia unita: la povertà oltre un determinato limite, purtroppo, divide le famiglie».
Qual è la situazione attuale, dato che siete in Kenya da quasi un mese?«Anche qui la situazione economica non è delle migliori: il prezzo del cibo di prima necessità come grano, fagioli, farina è raddoppiato. Quello del carburante è schizzato alle stelle e ha inciso moltissimo sui trasporti e di conseguenza su tutta l’economia. Sosteniamo insegnando onlus con i propri progetti vuol dare una speranza ai giovani e cerca di dare un po’ di sollievo a famiglie portando un po’ di cibo. La crisi ha inciso molto anche sui costi della nostra associazione, pensiamo solamente agli otto quintali di grano e fagioli che ogni mese doniamo alla scuola di Silale per gli oltre 400 bambini. La crisi colpisce soprattutto i poveri: da quel poco che avevano si trovano il nulla, e inoltre è più di due mesi che non piove, nonostante questo dovrebbe essere il periodo delle piogge».
Sono 70 i progetti realizzati finora. Ogni contribuente può destinare il 5×1000, apponendo la firma nell’apposito riquadro dei modelli cud, 730 e unico, indicando il codice fiscale dell’associazione 92255100288
Dall’indipendenza del 1963, il Kenya nel corso degli anni è diventato punto di riferimento economico e commerciale nel Corno d’Africa. Il prossimo 9 agosto il Paese è chiamato al voto per eleggere il nuovo presidente al posto dell’uscente Uhuru Kenyatta, che dopo due mandati non si può ricandidare. Quali saranno le prossime sfide? Accorciare le disuguaglianze; fronteggiare corruzione e clientelismo; un piano per il sostentamento alimentare aggravato dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina e la relativa condizione di fame: secondo l’ultimo rapporto di Save the Children e Oxfam, quest’ultima colpisce oggi 3,5 milioni di persone in Kenya.