Storie
Lilliput, la fattoria di Loretta
Sedici anni fa, per il compleanno aveva chiesto un paio di occhiali da sole e le è arrivato in dono Billi.
Sedici anni fa, per il compleanno aveva chiesto un paio di occhiali da sole e le è arrivato in dono Billi.
Oggi, nonostante l’età avanzata e il caldo insopportabile, il maialino tra un grugnito e l’altro continua a gironzolare indisturbato per il cortile della fattoria Lilliput, in compagnia di una gallina alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti. «Dai, vecchio Billi, resisti che tra un po’ facciamo il bagnetto e ti rinfreschi» e via che scappa una carezza tra i crini ingrigiti. Loretta Scaldaferro parla con i suoi animali, come con amici di lunga data a cui riservare qualche attenzione in più, anche attraverso le parole. E loro rispondono, con versi, sguardi e coccole, sfoderando tutto ciò di cui sono capaci per restare in sintonia con la padrona. «Emile non fare il difficile, vieni qui a salutare la mia nuova amica!», il cavallino Falabella al terzo richiamo si avvicina e si lascia accarezzare dall’estranea. «Ai bambini dico sempre di fare attenzione, di non toccarlo perché non si può mai sapere quando non si conosce un animale, ma loro proprio non resistono ed Emi è così bravo… sembra capire che hanno davvero bisogno di quella carezza, perché magari non hanno mai toccato un cavallino». Loretta capisce bene quell’istinto: fin da bambina era la disperazione della sua mamma. «Mi trovava sempre in tasca orbettini, lumache, formiche… Abitavo in appartamento, ma quando uscivo mi intrufolavo dappertutto a cercare insetti e bestioline». Il casolare azzurro di Lilliput, il paese degli animali da cortile e da compagnia che vengono dal mondo, si nota subito in via Bainsizza al Basso Isonzo, alle porte della città, e ha un retro invidiabile: un giardino verde, la pergola dove stare al fresco e oltre quella il cortile con decine e decine di animali, di ogni genere, razza e sorta, che condividono le giornate di Loretta e qualche amica che si unisce a lei per darle una mano lì dove il lavoro non manca mai. Loretta aveva poco più di trent’anni quando all’improvviso rimase vedova con due bambini da crescere: «Celeste aveva quattro anni e mezzo e Mauro due. Ne ho fatto di sacrifici; il primo è stato regalare tutti i gatti persiani che allevavo perché non avevo più tempo per loro, ma appena i miei figli sono stati un po’ più grandicelli ho ricominciato con gli animali che hanno sempre fatto parte di me. Mi sono promessa: mai più un fidanzato, ma animali sì, tanti!». E così la famiglia ha iniziato ad allargarsi, anche un po’ per strani giri della vita. «Ero a un camposcuola con la mia parrocchia dell’Incoronata a cucinare, quando mi chiama il mio amico Luigi dell’Enpa e mi propone di adottare un cavallino brutto e vecchio: “Ma sì!” dico e tutto è cominciato così. Gisella è stata la seconda ad arrivare e se n’è andata qualche settimana fa, si è spenta da sola, da parte per non disturbare. L’avevamo salvata dal tetano e ha vissuto 14 anni e mezzo, sebbene fosse consumata, ma qui ha vissuto di più come gli altri suoi compagni Falabella che sono rimasti: Alice ha 22 anni, Felicia 16 ed Emile 15. Perdere Gisella, come qualsiasi altro animale qui dentro, è come perdere un pezzo della mia vita…». Colori, striature e forme sono ciò che rendono privilegiato questo rapporto con una dozzina di pecore nane d’Ouessant, le più piccole al mondo, e i loro agnellini, con decine di pavoni albini, pesca e arlecchino, per non parlare delle galline ornamentali dalle uova color cioccolata della francese marans oppure quelle azzurre dell’araucana di origine cileno-peruviana. E poi ci sono la combattente, l’olandesina, la padovana tricolore, la nana ricciata… «Da anni partecipo alle fiere avicole, mi piace scoprire piumaggi e forme che non conosco. Gli animali per me non devono essere solo utili, ma anche belli perché resto incantata di fronte alla fantasia che la natura sprigiona». Le pecora nane vengono allevate perché sono molto richieste in ogni parte d’Italia per tenere puliti giardini e uliveti, anche se per Loretta possono diventare senza problemi anche animali da compagnia: «Sono piccole, molto gestibili e socievoli, e vengono preferite alle capre perché non devastano tutto. Partoriscono un agnellino all’anno e vederli nascere è favoloso: le mamme fanno tutto da sole». A Lilliput ci sono anche gatti, cani e una magnifica oca da guardia cereopside dalle piume grigio perla e il becco verde fluo che, quando meno te l’aspetti, viene a prendersi una carezza cercando di non spaventarti. Viene detta volgarmente anche oca maiale perché il verso assomiglia a un grugnito. «Il papà di Valentina era un’oca australiana dalla Sicilia che si portava la compagna dovunque: bisognava vedere come i ruoli erano ben distinti! Era lui a comandare senza dubbio. La Vale, l’ho avvertita, resterà zitella ormai: non trova nessuno che la voglia purtroppo». Eppure è davvero una bellissima e dolcissima oca. Intanto Blu, incantevole pastore australiano femmina, si accovaccia tra le gambe e prova con qualche leccatina ad attirare l’attenzione. «Credo di aver fatto un grande regalo ai miei figli, crescendoli tra gli animali. Si capiscono anche di più gli uomini e come siamo fatti senza troppe domande. I bambini hanno ancora bisogno di questo e spero che la mia fattoria possa proprio insegnare qualcosa di più per far sentire quanto gli animali siano indispensabili con tutto l’amore che riescono a darci». Sette anni fa è iniziato l’allevamento dei pavoni che richiedono cure infinite nel corso del primo anno di vita perché la mortalità è molto alta. «Caldo, freddo, sole, gelo… temono tutto fino al primo anno di vita. Me ne furono regalati due comuni da una vicina e da lì ho iniziato a informarmi e via via ad ampliare le specie: ora ne ho di bianchi, arlecchino, rosa… e loro, come le pecore e le galline, mi danno la possibilità di fare incontri incredibili. Gli animali fanno nascere amicizie. Grazie al web le persone mi contattano e cedo loro l’animale solo dopo aver visto dove andranno a stare. C’è gente generosa che ti colpisce: un anziano torinese noleggiò un’auto con conducente per venire a prendersi tre galline combattenti: mi portò un salame e un cotechino. Durante il lockdown quando non si potevano attraversare le regioni, con un medico iraniano ci trovammo al confine tra Ferrara e Rovigo perché voleva assolutamente due pavoni pesca. Ora siamo rimasti amici e ho conosciuto anche la moglie ». Non chiede niente di più alla vita Loretta. Le basta svegliarsi la mattina e andare dai suoi animali, occuparsi di loro e capirli. «Mi danno amore in tutte le sue forme, a partire da quello materno che sprigionano i cuccioli. Io ci parlo, ci conosciamo e se hanno la luna storta me ne accorgo. Posso essere triste, arrabbiata… ma con loro mi passa tutto. Ho un solo desiderio: quando sarò vecchia, ho chiesto ai miei figli di portarmi ogni giorno sotto il bagolaro e continuare a guardare il mio cortile, avere gli animali intorno e lasciarmi accarezzare da loro».
Non è facile gestire una fattoria e allevare dentro alla “tempesta perfetta” tra guerra in Ucraina e siccità. Costi dell’energia alle stelle, prezzo del mangime raddoppiato e Loretta Scaldaferro ammette: «Lo scorso anno sono stati prenotati 40 pulcini di pavone. Forse quest’anno riusciremo ad arrivare a una quindicina di nuove nascite. L’ambiente ci sta dando troppe lezioni e noi continuiamo a non capire e a fare le scelte sbagliate. Dove vogliamo andare?».
La fattoria Lilliput è stata da poco accreditata come didattica dalla Regione Veneto. È dunque possibile prenotare visite e laboratori con la lana per raccontare tutta la filiera produttiva dal pelo della pecora fino al maglione. «Tanti amici mi hanno spinto negli anni ad aprire le porte di casa mia. Alla fine ho ascoltato Daniele; ho fatto il corso per l’accreditamento e ora sono pronta per questa nuova pagina di vita per avvicinare i bambini agli animali e a conoscere la natura». Pagina Facebook “Fattoria Lilliput”.