StorieFilippo sceglie con cura quale verdura usare tra quelle prese dal fruttivendolo del paese, di cui si fida.
È da diversi giorni che non si stacca dai fornelli a parte qualche sporadico momento che si concede all’aria aperta. Sta provando diversi piatti, i pizzoccheri gli riescono particolarmente bene. Anche con le costine al forno si difende egregiamente. Ci mette passione in ciò che fa, con grande attenzione ai dettagli, alle materie prime che usa in cucina; «o così o niente» si ripete tra sé e sé. Laura è indaffarata nella sistemazione delle stanze del primo piano in attesa dei primi escursionisti che verranno ospitati nel loro rifugio, capaci di adattarsi a un posto di per sé spartano, dove comunque ciò che è importante non manca. Con un velo di trepidazione porta avanti le incombenze; l’idea di un nuovo inizio non si allontana dai suoi pensieri. Entrambi, sul far della sera escono dalla struttura, scrutano l’orizzonte. I loro occhi non riescono a staccarsi dai colori che certi tramonti tardo primaverili sanno donargli. Quella natura che lassù mostra tutta la sua bellezza, li ricompensa delle fatiche che la vita tra i monti richiede. Laura Professione ha trent’anni, è vicentina e ha un passato legato al lavoro in alcune malghe delle Prealpi venete. Filippo Beccacini, classe 1976, milanese d’origine, ha svolto diversi lavori, soprattutto nella ristorazione ma non solo: è passato dal coltivare la vigna alla gestione di un castello. Li accomuna l’amore per la natura e per un’esistenza più a misura d’uomo, alle sue dinamiche più sane, lontana dal frastuono e dal ritmo caotico che la vita, soprattutto nelle città, perlopiù impone. «Dopo tante esperienze lavorative, è sorto in me il desiderio di entrare di più in contatto con la natura, seguirne i tempi osservandone le evoluzioni», spiega con voce pacata Filippo. Per lui, dopo l’incontro con Laura lo scorso anno, c’è stato un «susseguirsi di situazioni inaspettate, ma concatenate allo stesso tempo». La svolta per i due è avvenuta quando, a metà gennaio di quest’anno, sono saliti per la prima volta al rifugio Alpe Madre, a una altitudine di 1.270 metri, sotto il Comune di Solagna sul massiccio del Grappa: «Un sentimento di piacere e di pace ci hanno pervaso. Abbiamo percepito delle “vibrazioni” positive. Ci ha affascinato l’ambiente che abbiamo visto intorno a noi e il rifugio che abbiamo visitato. Ne siamo stati infatuati». La situazione si è evoluta positivamente con la possibilità di prendere in gestione quella realtà. E così è stato. «Abbiamo accettato di assumerci questa responsabilità, di accogliere una bellissima occasione. Siamo entusiasti di iniziare. Un po’ abbiamo chiuso gli occhi alla razionalità e seguito il cuore, l’istinto». Oggi stanno organizzandosi per dare l’avvio alla stagione estiva del rifugio Alpe Madre, che sarà ufficialmente il 29 giugno. «Intendiamo offrire noi stessi a chi ci farà visita – racconta Filippo – con la mia cucina e con le capacità di accoglienza di Laura. Desideriamo dare tutto il nostro amore e passione per la riuscita del nostro progetto, dare il meglio di noi stessi. Vorremmo vivere quest’avventura con leggerezza, che non va a scapito della serietà del nostro lavoro quassù. È il primo rifugio che gestiamo, rappresenta una bella sfida. Ci auguriamo che il visitatore che verrà abbia consapevolezza del luogo in cui si trova, rispettando le persone e la natura che incontrerà, con lo spirito di adattamento legato al fatto che siamo in montagna. Saremo felici di accogliere chiunque e ci auguriamo che tutti si sentano bene, come in famiglia».
Per quanto riguarda i progetti futuri inerenti ad Alpe Madre e Alpenise (una struttura legata ad Alpe Madre, collocata a 300 metri dal rifugio stesso), Laura e Filippo non nascondono di essere galvanizzati nell’attesa di realizzarne. «Diverse iniziative partiranno già quest’estate; desidereremmo che il rifugio diventasse un punto di aggregazione culturale e sociale. Abbiamo già preso contatti con diverse realtà e associazioni, per organizzare serate musicali, incontri legati alla poesia, al teatro, a percorsi per il riconoscimento delle piante spontanee, a mercatini artigianali. Ci piacerebbe organizzare attività dove gli ospiti possano imparare l’arte del macramè (un tipo di merletto, ndr), laboratori di falegnameria, di ceramica e di danze popolari. Inoltre vorremmo che il rifugio diventasse un luogo attrattivo per tutte quelle persone che vivono lo sport, dal nordic walking, alla mountain bike, alle attività invernali come le ciaspolate e altro». Considerando che la zona dove sorge Alpe Madre è il monte Grappa, Laura e Filippo vorrebbero organizzare attività riferite alla storia del territorio, con la Grande guerra sullo sfondo: «Ci sono delle testimonianze legate a questa terra di un’importanza inestimabile, a cui dar voce – riflette Laura – Desidereremmo che i saperi possano tramandarsi da persona a persona, magari anche con uno scambio intergenerazionale». Per la realtà di Alpenise, «mi piacerebbe sviluppare dei percorsi di crescita personale con la mindfulness, attraverso pratiche orientali di meditazione che nel tempo ho avuto modo di conoscere». Dal rifugio Alpe Madre si può vedere Cima d’asta (a nord) «quasi sempre innevata»; verso sud-est c’è Bassano con tutta la val Brenta e la pianura. A nord la Valsugana, ad ovest c’è l’Altopiano di Asiago. Per i meno allenati si può raggiungere la struttura in auto, con la strada più veloce da Romano d’Ezzelino in poco più di 35 minuti, solo nell’ultima parte sterrata. Per i camminatori, la “classica” è partendo da Campo Solagna. Spiega Filippo che «ci sono una quindicina di percorsi che portano al rifugio, ognuno è libero di spostarsi come meglio crede. Qui salgano a cavallo, in bicicletta, a piedi, in auto, con il quad. Vorremmo che la nostra zona fosse motorizzata il meno possibile».
Alpe Madre per gli escursionisti offre il servizio di ristoro a pranzo durante l’anno (escluso il lunedì e con la cena da prenotare), tre camere più un piccolo appartamento. Poi Alpenise può ospitare una quarantina di persone in autogestione. Sono tre le persone che aiutano i due rifugisti nei lavori inerenti alle strutture. La proprietà del rifugio Alpe Madre e Alpenise è della Fondazione Pirani Cremona di Bassano del Grappa che si occupa di progetti in ambito sociale, come, tra le altre cose, l’accoglienza di minorenni in difficoltà. «Condividiamo le finalità della Fondazione», asseriscono i due, mentre il sole cala all’orizzonte e un altro giorno giunge al termine. La quiete e il silenzio avvolgono le cime e le valli circostanti.
Il rifugio Alpe Madre si trova a una altitudine di 1.270 metri, sul massiccio del Grappa. Per i meno allenati si può raggiungerlo in auto con la strada più veloce da Romano d’Ezzelino. Per i camminatori la “classica” è partendo da Campo Solagna. Il rifugio offre per gli escursionisti il servizio di ristoro durante l’anno (escluso il lunedì e con la cena da prenotare), tre camere a disposizione, più un piccolo appartamento. Poi c’è Alpenise, una struttura legata ad Alpe Madre, collocata a 300 metri dal rifugio stesso, che può ospitare una quarantina di persone in autogestione.
Laura Professione e Filippo Beccacini sono una coppia e sono i nuovi gestori del rifugio Alpe Madre e della adiacente struttura Alpenise. Laura ha trent’anni ed è vicentina; Filippo classe 1976, è milanese d’origine. Li accomuna l’amore per la natura e per un’esistenza più a misura d’uomo, lontana dal frastuono e dal ritmo caotico che la vita perlopiù impone.
