Suicidio assistito. Don Angelelli (Cei): “Non è una scelta di libertà. Rafforzare la rete degli hospice e delle cure palliative”

“Se un malato terminale si sente amato e accompagnato non chiede di morire”, mentre privarlo di cure e sollievo dal dolore è come “condannarlo a morte”. Non usa mezzi termini il direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei a pochi giorni dalla pronuncia della Consulta in materia di suicidio assistito. E mette in guardia: “Insinuare l’idea di poter essere un costo e un peso per la propria famiglia e per la società è un’induzione a ritenere la morte la soluzione migliore”. Paradossalmente “un atto di altruismo e un sollievo per tutti”