Idee
Essere genitori, che delicata responsabilità
La sentenza sul caso Eleonora Bottaro aiuta a riflettere sul delicato equilibrio fra libertà e doveri verso i figli
IdeeLa sentenza sul caso Eleonora Bottaro aiuta a riflettere sul delicato equilibrio fra libertà e doveri verso i figli
Nelle scorse settimane è stato dato ampio risalto dai media alla sentenza del Tribunale di Padova relativa al caso di Eleonora Bottaro. Non si vuole in questa occasione entrare nel merito di una vicenda caratterizzata da un percorso lungo, complesso e doloroso e neppure approfondire un’analisi giuridica della sentenza del magistrato. Mi permetto invece di proporre a lei e ai suoi lettori una riflessione che il testo suscita in tema di rapporto genitori-figli.
Sin dall’inizio il giudice pone il fondamento della sua analisi: «Quello che viene richiesto dall’ordinamento a chi, com’è per il genitore, si trova in posizione di garanzia rispetto a qualcuno, ed è gravato da precisi obblighi di fare quanto gli sia possibile per garantirgli i diritti primari, quali il diritto alle cure, alla propria integrità psico-fisica».
I termini “richiesto” e “garanzia” indicano in maniera inequivocabile come esista un obbligo per il genitore nei confronti dei figli e quest’ultimo si concretizzi in una tutela delle loro esigenze.
Non si tratta di una “facoltà” che la norma concede. Vi è invece un “dovere” a cui il genitore deve rispondere di fronte alla collettività. Da questo discende come non possa essere invocato il diritto all’esercizio della libertà nella relazione con i figli.
«La salute di un figlio non può essere lasciata al mero arbitrio del genitore, che senza alcun vincolo, possa adottare qualunque scelta a suo piacimento – come se il figlio fosse una sua mera estensione, secondo una prospettiva che, dietro a un’apparente modernità, al dichiarato rispetto e parificazione di qualunque opinione, finisce in realtà per negare al figlio la sua natura di soggetto autonomo, portatore di propri diritti».
Questa sentenza fa quindi chiarezza su un equivoco che manifestazioni di piazza e cortei hanno alimentato, distorcendo il profondo significato dell’art. 32 della Costituzione che sottolinea come «nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana».
È la libertà dell’individuo che viene tutelata dalla Carta e non l’arbitrio dell’esercizio delle proprie convinzioni nei confronti dei figli. Su questo la sentenza è inequivocabile: «l’Ordinamento non pone il diritto di vita e di morte dei figli nelle mani dei genitori. Al contrario i genitori sono custodi della vita dei figli, che hanno l’obbligo di proteggere». All’invocazione di una distorta idea di “libertà” si deve invece opporre il principio di “responsabilità”.
E in una “logica della responsabilità” la sentenza del magistrato compie un ulteriore passo delineando un importante dovere che il genitore deve sapere esercitare nei confronti dei figli: «È proprio del ruolo del genitore scegliere per il figlio, tenendo conto certo della sua volontà, soprattutto in rapporto a età e ambito di scelta, ma imponendosi quando necessario anche contro la sua volontà».
Si tratta forse della scelta più ardua che il compito genitoriale richiede. Ed è proprio perché così difficile, ma dalla quale non si può abdicare, che essa richiede attenzione, delicatezza, valutazione delle circostanze e dei bisogni, rispetto delle inclinazioni per non sconfinare nell’autoritarismo o ancor peggio nel sopruso. Sapere imporre il bene. Un compito non facile nel mestiere più difficile del mondo: essere madre, essere padre.
Alberto Raimondo