Idee
Cooperativa energetica. La vera svolta: l’autoconsumo collettivo condominiale
La cooperativa energetica È nostra produce, consuma e rivende energia rinnovabile, sostenibile ed etica, rendendo i cittadini consumatori più attenti
La cooperativa energetica È nostra produce, consuma e rivende energia rinnovabile, sostenibile ed etica, rendendo i cittadini consumatori più attenti
La cooperativa energetica È nostra, che ha sede a Milano ma che rifornisce gran parte del territorio nazionale, è nata in Italia insieme alla “sorella” portoghese nel 2014 attuando un progetto europeo che favorisse la diffusione delle energie pulite, sensibilizzasse i cittadini nei confronti dell’approvvigionamento da fonti alternative per acquistare principalmente un’elettricità non solo rinnovabile, ma anche sostenibile ed etica.
«All’inizio eravamo in grado di valutare questi tre parametri soltanto su una piccola quota di energia che acquistavamo da terzi – spiega la padovana Sara Capuzzo, presidente della coop È nostra – E così abbiamo deciso di fonderci con Rete energie, già nostra socia e che realizzava impianti sostenibili per iniziare a produrre noi stessi e aumentare la disponibilità di energia sostenibile ed etica». L’energia elettrica fornita ai soci è perciò al 100 per cento rinnovabile e proviene in parte da produttori selezionati, in parte dalla borsa elettrica certificata attraverso la Garanzia d’origine e in parte viene prodotta dagli impianti collettivi della cooperativa. Entrare a far parte di È nostra, poi, ha un ulteriore valore aggiunto legato alla partecipazione: i soci possono aderire ai gruppi territoriali per realizzare iniziative locali che promuovano una sensibilità verso la transizione energetica dalle fossili alle rinnovabili. A oggi sono poco meno di 10 mila i soci cooperatori che scelgono di acquistare l’energia di questo innovativo fornitore elettrico, mentre un migliaio di soci sovventori partecipano con il proprio capitale anche alla realizzazione di impianti collettivi di produzione, ottenendo una tariffa sull’energia più vantaggiosa a prezzo fisso. «Un atteso traguardo che raggiungeremo a breve sarà l’inaugurazione a Gubbio della prima turbina da 200 kilowattora – continua Capuzzo – Oltre alla fornitura e alla produzione, affianchiamo i nostri soci per raggiungere l’efficienza energetica degli edifici e affinché riescano a razionalizzare i consumi domestici per un maggiore risparmio in bolletta. Ci occupiamo anche di formazione contro la povertà energetica e, al momento, stiamo accompagnando 15 comuni italiani per costituire le comunità energetiche previste dalla direttiva europea sulle rinnovabili del 2018».
E intanto a Schio sta nascendo il primo ecovillaggio d’Italia completamente alimentato con l’energia di È nostra, nel Padovano alcuni comuni si stanno facendo avanti, interessati a far nascere comunità energetiche, anche perché la nuova legge, entrata in vigore a dicembre 2021, ora prevede impianti locali che possono produrre fino a un megawatt, mentre prima si poteva arrivare fino a 200 kilowatt. Nell’anno successivo all’emanazione della direttiva, l’Italia in un primo momento aveva recepito solo l’articolo 2 nel decreto Milleproroghe del gennaio 2019, in cui riconosceva le comunità energetiche come soggetto giuridico formato da famiglie, enti locali e imprese per produrre, accumulare, condividere e vendere energia rinnovabile. Solo a dicembre 2021 la direttiva è stata recepita integralmente dalla nostra legislazione. Nel frattempo, e a fatica, hanno mosso i primi passi le prime esperienze di quartiere agganciate a 3-4 cabine secondarie di distribuzione. Purtroppo non è stato facile perché i distributori tradizionali di energia rallentavano i passaggi per non rivelare le mappe delle forniture in partenza dalle cabine secondarie. Ma ora la legge li obbliga a farlo e prevede che possano essere usate anche le cabine primarie (o dell’alta tensione, ndr) che forniscono territori ben più ampi.
«La vera svolta – spiega Sara Capuzzo – arriverà con l’autoconsumo collettivo condominiale: impianti sul tetto capaci di alimentare tutti i contatori per poi immettere nella rete generale e vendere la quota di energia prodotta e non utilizzata». Intanto, si attendono i decreti attuativi che dovrebbero essere emanati a giugno. «Sarà una vera e propria rivoluzione che decentrerà la produzione e responsabilizzerà direttamente i cittadini non solo sulla sostenibilità ambientale, ma anche sull’attenzione ai consumi per combattere la povertà energetica».
All’Università di Padova ha sede l’Osservatorio italiano sulla povertà energetica (Oipe) network di ricercatori, enti e istituti pubblici e privati per monitorare la povertà energetica e a condividere buone pratiche per contribuire a contrastarla.
La proposta delle comunità energetiche è stata al centro anche della 49a Settimana sociale dei cattolici di Taranto che si è conclusa con un appello a creare una Cer in ognuna delle 25.600 parrocchie presenti in Italia che porterebbe, con impianti da 200 kw, a una potenza addizionale di 5,2 gigawatt. Per la Chiesa italiana le comunità energetiche rispondono pienamente alla prospettiva dell’ecologia integrale proposta da papa Francesco con l’enciclica Laudato si’.