Idee
Con i piedi degli altri. Le vicende della scuola per adulti dell’Arcella
Il 7 agosto 2024 hanno voluto chiudere la scuola statale per adulti Cpia Arcella, anche se il Consiglio comunale la dispone ancora nel cuore del quartiere.
IdeeIl 7 agosto 2024 hanno voluto chiudere la scuola statale per adulti Cpia Arcella, anche se il Consiglio comunale la dispone ancora nel cuore del quartiere.
La scuola è stata spaccata in tre sedi e spostata: per raggiungerla, bisogna fare dei chilometri. Con i piedi degli altri, i chilometri sono facili da fare, anche con i bambini da prendere, con la notte appena finita. I piedi degli altri non fanno male. Ho il privilegio di essere insegnante di questa scuola, frequentata da immigrati, specialmente appena arrivati. A chi non sa la lingua del Paese dove vive, la scuola serve più del lavoro, serve più del pane. Storditi dalle parole sconosciute, si sta davvero come i più poveri dei poveri. Don Lorenzo Milani dice che solo la lingua ci “fa eguali”. Fa uscire dalle necessità. Rende liberi. È stato facile portare via la scuola a chi non sa ancora parlare. Non è servito nemmeno un atto formale, per questo altrui affanno: soltanto un comunicato, così come gli editti nel Medioevo. I legittimi proprietari sono stati privati della loro scuola, e mandati in esilio coi loro piedi. Ma le carte, fortunatamente, dicono che la scuola è ancora lì. Quindi, torneremo. Si piangono i naufraghi del mare, ma non ci si ricorda, che – giunti a Padova – i sopravvissuti hanno dei diritti. Il primo di tutti è la scuola. Si sovraespongono i morti, nei social, e ci si dimentica di rispettare i vivi venuti da lontano. Sono molte più di una, le donne che non ce l’hanno fatta coi loro piedi a raggiungerci. Si grida contro il femminicidio, e si impedisce alle donne di studiare, cioè si nega la libertà dal bisogno. Non importa se la violenza impera nelle case. Le botte prese dagli altri non fanno male. Il palazzo era destinato a svolgere anche un altro servizio a vantaggio delle associazioni, e quindi dei cittadini. Ma il bando pubblico, ancora vigente, è stato tradito per più cause, e dunque il palazzo è stato mercificato – venduto a ore – come un motel. Ha perso le due funzioni pubbliche, assegnate da chi governa la città. Nel frattempo, qualcuna o qualcuno cammina con i propri piedi verso la scuola statale per adulti. Ma i piedi degli altri – si sa – non fanno male. Nel silenzio di agosto, fra l’indifferenza e l’indifferentismo di alcuni, tanti cittadini hanno prestato la loro voce a coloro che non ne avevano. Hanno stretto un patto giurato, e sono ancora incatenati idealmente nel cortile della scuola, proprio vicino alla pietra dove sant’Antonio ha poggiato il capo, negli ultimi istanti di vita. Hanno ritenuto che fosse sbagliato cancellare una conquista, già così tardiva, per una città come Padova: la conquista di fare studiare tutti, nel cuore di dove si vive, appena usciti di casa, nell’orizzonte dello sguardo. È “giustizia”: questa parola dimenticata. Ci sono anch’io, signora di mezza età, fra gli incatenati, fra coloro che stanno nel cortile, dove i raggi del sole sfiorano i sacri profili del campanile più alto, dove la speranza non si arrende. Abbiamo innalzato nel cortile, per dignità, una pietra di inciampo della coscienza. L’abbiamo costruita con i macigni che piacciono a noi: le lettere, l’alfabeto, i numeri, i colori, le parole, i sogni. Crediamo che davvero un giorno diventerà fattivo quanto i popoli giurarono a Parigi nel 1952: “La scuola non si rifiuta a nessuno”.
Francesca Vian docente Cpia Padova