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Anche l’applicazione dell’IA alla medicina pone una serie di problemi nuovi da affrontare e risolvere insieme
IdeeAnche l’applicazione dell’IA alla medicina pone una serie di problemi nuovi da affrontare e risolvere insieme
Tutti noi abbiamo conosciuto e iniziato ad usare l’intelligenza artificiale (IA) in occasione del lancio di ChatGPT, probabilmente l’applicazione a oggi più famosa.
In realtà, gli utilizzi dei sistemi di IA sono molto più vasti e diffusi di quello che comunemente si conosce. Gli ambiti di utilizzo di queste tecnologie sono i più diversi, dall’agricoltura alle traduzioni in diverse lingue, dagli usi militari (ahimè) alla chimica. Ma se c’è un campo dove i risultati sono particolarmente sorprendenti e utili, questo è la medicina.
Oggi usiamo l’IA in almeno cinque ambiti sanitari. Anzitutto nella diagnostica: un sistema di IA è capace di riconoscere in un referto medico tracce di patologie che il più esperto medico del settore sa notare solo molto tempo dopo. Questo permette diagnosi più accurate e in largo anticipo, cosa fondamentale quando è necessario affrontare una malattia al suo insorgere.
La capacità predittiva di questi sistemi, frutto dell’analisi di una miriade di dati, è poi efficacissima in medicina: questi sistemi possono prevedere l’insorgenza di malattie, o la predisposizione di un soggetto a una particolare patologia.
Connessa a questa abilità, l’IA viene utilizzata per produrre farmaci personalizzati, che tengono conto del patrimonio genetico e delle specifiche condizioni del singolo paziente. Questo permette cure estremamente più efficaci e attente a ogni specifica persona, soprattutto se affetta da malattie croniche.
Più complessivamente, tutta la chimica farmaceutica ha subito uno sviluppo incredibile: molecole che venivano sintetizzate in diversi anni, oggi sono prodotte in qualche minuto.
Infine, si stanno studiando degli chabot specificatamente legati al mondo sanitario: strumenti automatici che possono fornire informazioni e notizie molto accurate a chiunque ne faccia richiesta.
Per dirla con un amico medico: stiamo salvando migliaia di vite che fino a qualche anno fa erano condannate. Stiamo studiando come ridare la vista ai ciechi e l’udito ai sordi. Sì, un miracolo!
Come ogni cosa meravigliosa realizzata dall’uomo, anche l’applicazione dell’IA alla medicina pone una serie di problemi nuovi da affrontare e risolvere insieme. Come cambia il rapporto tra medico e tecnologie a sua disposizione? Chi ha la parola finale? Come custodire la privacy delle persone e dei loro dati sensibili quali quelli sanitari? Di chi è la responsabilità giuridica delle scelte compiute da un sistema di IA? Come tale utilizzo deve entrare nella già chilometrica lista del consenso informato che tutti noi firmiamo regolarmente senza leggere? Il paziente deve sapere che sarà utilizzata l’IA nella diagnosi della sua malattia? Come correggere le storture che possono nascere da un addestramento anche solo parziale di questi sistemi, ad esempio mediante l’utilizzo di cartelle cliniche di persone solo occidentali? E poi, quanto costa tutto questo in termini economici?
Le questioni sono tante e complesse; coinvolgono tutti i soggetti che ruotano attorno al mondo sanitario (medici, amministratori, legali, economisti, eticisti) e ci impegneranno in faticose riflessioni per i prossimi anni. Ma ne vale incredibilmente la pena.
Perché salviamo vite, perché qualche persona con deficit visivi o acustici inizia a intravvedere qualcosa, a udire una voce. Perché facciamo miracoli.
Andrea Ciucci