IdeeDisturbi alimentari Il 15 marzo è la Giornata del Fiocchetto lilla per accrescere consapevolezza soprattutto nelle famiglie, su quella che oggi è la terza causa di morte tra gli adolescenti
Il disturbo alimentare è un disagio psichico che colpisce in particolare giovani e giovanissimi e, per prenderne coscienza, dal 2012 il 15 marzo ricorre la giornata nazionale del Fiocchetto lilla, dedicata alla sensibilizzazione nei confronti di queste patologie. «La situazione degli adolescenti in generale è difficile e i disturbi alimentari sono una delle loro manifestazioni di somatizzazione che esprime la difficoltà stessa – spiega la psicologa Michela Pepe che da 25 anni si occupa di questa tematica – Sempre di più gli adolescenti esprimono la sofferenza e la manifestano in modo anche molto violento attraverso il corpo. I disturbi alimentari hanno le caratteristiche delle cosiddette sirene di Ulisse: una volta che si abbassa il peso e si innescano certi meccanismi psico-fisiologici è difficile che la persona che ne soffre se ne renda conto, quindi è difficile per i genitori intervenire perché si dovrebbe andare allo scontro e si cercano vie alternative alla psichiatria, ma questa è una malattia psichiatrica e solo lì si può curare. E questa è la fatica dei genitori. Il genitore che non vede è perché fa fatica ad accettare quello che accade: il mio compito spesso è accogliere la difficoltà dell’adolescente e poi insieme comunicarla al genitore con la cura già pronta, allora sì che il genitore accetta la situazione». I protagonisti sono ovviamente ragazze e ragazzi, ma il disorientamento dei genitori nell’affrontare questo tsunami è davvero enorme: sono loro, infatti, che fondano associazioni, creano e sostengono gruppi di auto-mutuo-aiuto, testimoniano la vita dei figli (la stessa giornata nazionale nasce dal percorso intrapreso da Stefano Tavilla, in onore della figlia Giulia). «Oggi c’è un centro a Marghera, ma quando mia figlia Chiara si è ammalata non c’era niente – racconta Annalisa Pampagnin – Questa è una malattia tremenda, è una volontà malata, ingabbiata, subdola, e chi ne soffre non è consapevole di cosa sta facendo. Chiara, sconfitta dall’anoressia a 33 anni, era una ragazza gioiosa con una gran voglia di vivere, sempre con la battuta pronta, tanti progetti, un percorso di studi brillante e poi un lavoro in Lussemburgo. In sottofondo però c’era questa malattia che abbiamo colto, ma non capito quanto fosse grave. A 20 anni si è manifestato il disagio alimentare come un punto debole ed è stata seguita, ma il problema è stato sottovalutato anche dai medici; gli ultimi cinque anni sono stati terribili». Un’esperienza devastante per dei genitori che si trovano privi di strumenti: «Oggi a un genitore che vive questo dramma dico che non bisogna vergognarsi di questa malattia – aggiunge Annalisa – Io sono stata giudicata, ma non bisogna ascoltare, e soprattutto non bisogna fermarsi al primo ambulatorio: è una malattia molto grave, anche a chi la supera rimane il segno. Occorre chiedere aiuto il prima possibile».
L’aiuto, il primo, quello che viene dal disorientamento, arriva da associazioni come Ali di Vita che sino a oggi ha aiutato un centinaio di genitori: «Le persone si vergognano dei disturbi alimentari perché stigmi e pregiudizi spesso resistono» spiega Loredana Borgato, presidente di Ali di Vita, con sede a Selvazzano Dentro, che ha fondato l’associazione proprio perché ha vissuto la malattia della figlia che «ne è uscita, ma è stata salvata per un pelo e restano conseguenze anche a livello psicologico. Però oggi ha gli strumenti per riconoscere i segnali e la consapevolezza che deve essere seguita. Sono passati quasi vent’anni, ci sono state ricadute, ma si è tirata su rispetto alla problematica anche se è un’esperienza troppo forte, indimenticabile. Il disturbo alimentare non passa, ci sono quasi sempre ricadute e bisogna stare costantemente attenti, seguire percorsi psicoterapeutici». Ali di Vita, secondo la fondatrice, è nata per dare speranza e perché è importante la prevenzione: «Puntiamo al recupero della fiducia negli adulti e alla possibilità di mantenere un dialogo aperto con loro da parte degli adolescenti – continua Loredana – Abbiamo scelto di lavorare sulle psicopatologie degli adolescenti e di dare loro degli strumenti, una sorta di “manuale” utile per affrontare problemi come il bullismo, i disturbi alimentari, il dialogo con i genitori». Il lavoro con gli adolescenti è prezioso e necessario: «Perché i ragazzi sono bombardati dai social, strumenti che fanno crescere in anticipo. Il disturbo alimentare nasce in adolescenza dalla difficoltà di accettare il corpo che cambia, la mente che cambia, dal cercare l’identità e far fatica a trovarla – sottolinea Michela Pepe che realizza interventi nelle scuole – È una fragilità molto legata all’adolescenza e il sintomo è un modo di comunicarci un disagio. Per questo io dico ai ragazzi dateci un libretto di istruzioni». Quella per i disturbi alimentari è la terza causa di morte dopo gli incidenti stradali e i suicidi nella fascia d’età 12-24 anni e «ci chiediamo perché con dati così alti non si faccia abbastanza».
Anche i genitori vanno seguiti e a loro viene indicato il Centro regionale di Padova o un gruppo auto-mutuo-aiuto come quelli proposti in tutto il Veneto dall’associazione Fenice che ha sede a Portogruaro. A Padova il gruppo, che lavora dal 2018 e ha coinvolto 38 famiglie, si incontra ogni 15 giorni, con la presenza di una psicologa che fa da facilitatrice e a volte anche di una dietista che dà consigli su come affrontare i pasti: «Ci sono persone che hanno passato o stanno vivendo una situazione simile – racconta Marco Centanini, consigliere di Fenice e referente del gruppo di Padova – Ogni caso è diverso certo, ma sono simili e una testimonianza positiva molto importante può dare speranza. All’inizio c’è disorientamento, nessuno pensa a una patologia del genere, e durante gli incontri ci supportiamo a vicenda. Non sono serate tematiche, ma dal dialogo scaturisce il tema. L’ultima volta abbiamo discusso dei fratelli che si sentono abbandonati perché inevitabilmente un genitore mette le sue risorse su chi sta male. Noi diamo questo supporto e si vede il cambiamento nei genitori man mano che riescono a reggere questo sconvolgimento che avviene in famiglia. Nei percorsi di cura la famiglia è considerata curante».
C’è tempo fino al 31 marzo per partecipare all’azione di crowdfunding proposta dall’associazione Ali di Vita a sostegno del progetto “Essere adolescenti oggi”, che vede come protagonisti gli studenti e le studentesse delle seconde classi delle medie inferiori, i loro insegnanti e i genitori. Il progetto è nel sito sostieni. csvopadovarovigo.org
Sabato 15 marzo, l’equipe di Ananke Veneto organizza un banchetto dalle 10 alle 20, davanti a palazzo Moroni, a Padova, per rispondere a domande ed è a disposizione per qualsiasi informazione. In collaborazione con il Cif di Padova. Info chiamando il 347-1314679.
