Idee
Cammini e pellegrinaggi. Luoghi di Vangelo
Esperienze che consentono di camminare insieme come comunità e di riscoprire come singoli, tornando a se stessi, un’essenzialità di vita aperta alla trascendenza
IdeeEsperienze che consentono di camminare insieme come comunità e di riscoprire come singoli, tornando a se stessi, un’essenzialità di vita aperta alla trascendenza
L’esperienza del cammino e dei pellegrinaggi rappresenta un luogo antropologico fondamentale per capire l’età secolare in cui siamo immersi. La fine delle grandi narrazioni ideologiche del secolo scorso non ha impedito agli uomini e alle donne di tante culture nel mondo di sperimentare una dimensione nuova e insieme così radicata nella storia delle religioni. Così il successo di cammini e pellegrinaggi, in particolare con il caso paradigmatico, cioè quello di Santiago de Compostela, non deve sorprendere ma semmai interrogare sulla ricerca di senso, religiosamente esplicita o meno, che attraversa larga parte della cultura di massa. Dunque, rispetto alla secolarizzazione come ultima parola e alla definitiva scomparsa del religioso come esito del mondo moderno, il nuovo millennio si apre con un’ipotesi di età secolare in cui il religioso non è prevalente nelle società, specie occidentali, ma non è destinato a una scontata estinzione. Sul piano cristiano, e specificamente cattolico, la lunga tradizione dei pellegrinaggi dai primi secoli dopo Cristo passando per il Medioevo con l’esperienza dei Giubilei e nonostante l’arretramento moderno di tale esperienza, si trova oggi incarnata in una nuova dimensione. I cammini e i pellegrinaggi sono luoghi privilegiati non tanto di evangelizzazione, come se ci fosse un soggetto sicuro nei propri princìpi e un oggetto che deve essere formato in modo standard, ma piuttosto luoghi privilegiati di Vangelo, perché rappresentano esperienze integrali sul piano corporeo, ecologico, relazionale che consentono di camminare insieme come comunità e di riscoprire come singoli, tornando a se stessi, un’essenzialità di vita aperta alla trascendenza. In particolare l’esperienza del cammino si pone in grado di intercettare fasce di età, per esempio i giovani, oggi tendenzialmente lontane dal sentire religioso, ma anche segmenti di popolazione che, per varie ragioni contestuali e relazionali, si sono negli ultimi decenni ritirati dall’appartenenza comunitaria sul piano civile ed ecclesiale. Anche sul piano concreto i nostri territori, attraversati da molti cammini antichi oggi riscoperti e nuovamente tracciati, possono trovare in questa esperienza un luogo pastorale privilegiato, sia per rinsaldare i legami nelle proprie comunità e famiglie, come testimoniato per esempio dalla tradizione popolare di cammini giornalieri verso santuari cari al popolo di Dio, sia per accogliere lungo gli itinerari europei pellegrini che attraversano le nostre città e i nostri paesi, con una possibilità non insignificante di riutilizzo di beni altrimenti abbandonati. Per raggiungere questi obiettivi è senz’altro urgente un’integrazione strategica tra i tanti cammini sparsi nei nostri territori. Tornare alla memoria di chi ci ha preceduto, significa camminare in modo aperto verso un futuro fecondo sul piano ecclesiale e civile. Come affermato da un padre della cultura laica europea quale Goethe: «L’Europa è nata pellegrinando e la sua lingua è il cristianesimo».
Leopoldo Sandonà Docente Stabile Ordinario e Direttore Istituto di Scienze religiose di Vicenza – Facoltà Teologica del Triveneto