MosaicoAssociazioni e coordinamenti per piantumare nuove aree stanno sorgendo un po’ dovunque: l’obiettivo condiviso è la tutela dell’ambiente, della qualità dell’aria e della vita delle persone. Una nuova sensibilità dal basso prova così a ridonare alberi a quel territorio padano che Plinio il vecchio, nei primi decenni dopo Cristo, definiva una infinita selva, di cui oggi resta ben poco.
San Giorgio in Bosco, Bosco di Rubano, Villa del Bosco, Conselve, Selvazzano Dentro, Ronchi, Roncaglia, Roncajette… Sono solo alcuni dei comuni della provincia di Padova che chiaramente portano traccia nel proprio nome del passato forestale del nostro territorio. Un passato a dir poco travagliato, che vede passare dalla “infinita selva” descritta da Plinio il vecchio, nei primi decenni dopo Cristo, ai poco più di 50 ettari degli anni Settanta, tra disboscamenti in periodo romano, riforestazioni da parte della Repubblica della Serenissima – anche per la necessità di legname per gli scafi delle imbarcazioni – e successive nuove depredazioni di aree boschive a favore dell’agricoltura e della cementificazione.
Una nuova ondata di consapevolezza sull’importanza di mantenere un patrimonio boschivo adeguato per la tutela ambientale e della salute umana si è però sviluppata a partire dagli anni Ottanta e sta vedendo, in questi ultimi anni, una forte accelerazione, grazie soprattutto al movimento dal basso di cittadini e associazioni. In forma individuale o organizzata, si è iniziato a rivendicare spazi verdi e aree boschive di pianura come bene comune da tutelare e valorizzare.
Ciò che emerge è una notevole ricchezza di iniziative, di soggetti coinvolti e di riflessioni. È considerazione comune tra chi è impegnato in quest’ambito che gli alberi hanno molteplici vantaggi, non tutti scontati. Le radici aiutano a compattare il suolo e riducono la fragilità idro-geologica del territorio. L’assorbimento di anidride carbonica riduce l’inquinamento, notevole soprattutto nei centri urbani maggiori (e Padova, purtroppo, è spesso tra le ultime città in classifica per qualità dell’aria). Le aree boschive aiutano, inoltre, a mitigare le ondate di calore e attutiscono l’inquinamento sonoro. Continuando, le zone forestali migliorano la situazione idrica di un territorio e aumentano la biodiversità sia della flora che della fauna. Tutto questo porta, in maniera diretta e tangibile, a un miglioramento della qualità di vita delle persone.
È dimostrato scientificamente che molte malattie, soprattutto quelle delle vie respiratorie, e alcune forme tumorali sono riconducibili all’inquinamento. Tutte le realtà tengono a sottolineare che i progetti di piantumazione di riforestazione sono fatti con un unico obiettivo: migliorare le condizioni ambientali per favorire una maggiore salute dell’uomo.
Il primo a esserne convinto è Christian Marcolin, presidente dell’associazione Spiritus mundi con sede a Legnaro (Padova) e fisioterapista di professione, arboricoltore per passione. L’associazione è nata nel 2016 da un gruppo di giovani appassionati, tutti sotto i 30 anni di età, e a meno di due anni dalla costituzione possono già festeggiare la realizzazione del primo bosco di pianura a Polverara e la disponibilità di altri sei comuni a iniziative simili. «Il bosco di pianura di Polverara sorgerà su un terreno di un ettaro e mezzo messo a disposizione dall’amministrazione comunale. Nel giro di due anni termineremo le piantumazioni delle piante, provenienti da un vivaio di Veneto agricoltura che garantisce piante autoctone. Le alberature saranno giovani, in modo da permettere una crescita più robusta e con meno necessità di acqua. Ovviamente lo sviluppo iniziale è molto lento. Potremo vedere il bosco tra almeno cinque, dieci anni». Questo aspetto però non preoccupa i ragazzi di Spiritus mundi, anzi: «Seminiamo oggi, rispettando la lenta crescita della natura, come eredità per i cittadini di domani». L’idea di bosco dei giovani volontari è di un luogo vissuto e partecipato: «Stiamo coinvolgendo i cittadini che vivono nelle vicinanze del futuro bosco e i bambini delle scuole del paese, perché crediamo che sia necessario che la gestione e la cura sia condivisa e sentita da parte di tutti. Il bosco di Polverara avrà anche una radura per pic-nic, eventi e laboratori in modo che diventi davvero bene comune».
Sulla stessa lunghezza d’onda lavora l’Associazione forestali di pianura, la prima realtà condivisa tra proprietari pubblici e privati creata nel 2002 per la gestione efficiente, responsabile e sostenibile delle risorse forestali di pianura che collabora strettamente con Etifor, spin-off dell’Università degli studi di Padova. Anche per Afp il bosco di pianura deve offrire diversi servizi, non ultimi la valorizzazione del turismo green e l’aggregazione. Arianna Ruberto, referente di Etifor e Afp, spiega che nel territorio padovano l’associazione collabora con il comune di Carmignano di Brenta per il progetto Boscolimite e con il comune di Limena, per una nuova area boschiva che sorgerà lungo via Rossi. «L’associazione ha lo scopo di offrire assistenza tecnica ai proprietari dei boschi di pianura e fare da ponte tra pubblico e privato. Purtroppo la realizzazione di un nuovo bosco e la gestione degli esistenti ha dei costi notevoli che non sono coperti da finanziamenti pubblici. Etifor e Afp cercano pertanto di mettere in comunicazione i privati – spesso aziende – interessati a investire in tali attività per incrementare la responsabilità sociale d’impresa, le amministrazioni proprietarie di aree idonee e il privato sociale che può prendere in gestione gli spazi».
Un’altra interessante esperienza di coinvolgimento diretto da parte di cittadini e aziende è quella che si sta sviluppando in zona Basso Isonzo, a Padova. Due aziende agricole, due privati e un’associazione culturale hanno avviato una forte sinergia per creare un polmone verde a ridosso del centro della città del Santo. «Il progetto è nato lo scorso anno – racconta Moreno Feltresi dell’azienda agricola biologica “Terre del fiume” – con una raccolta fondi dal basso, grazie anche al web, e una prima piantumazione di siepi campestri per il ripopolamento faunistico. Da questa prima esperienza abbiamo capito che l’interesse da parte dei privati è alto e, coinvolgendo altre realtà tra le quali l’associazione Ca’ Sana, abbiamo deciso di sviluppare la proposta allargando l’area boschiva. Abbiamo capito che l’unico modo per fermare la speculazione edilizia poteva essere l’impegno in prima persona, creando un’area “protetta” per la cittadinanza. Piantumeremo siepi campestri, le cui bacche autunnali saranno utili per gli uccelli, olmi che crescono bene anche in presenza di ristagno d’acqua e poi tigli e frassini, piante mellifere che speriamo aiutino anche le api, messe a dura prova negli ultimi anni dallo smog». La speranza di Moreno Feltresi e amici è che il loro modello di impegno civile sia da stimolo per altri quartieri di Padova o altre zone della provincia.
A queste realtà si aggiunge l’impegno, specialmente in città, del Comitato difesa alberi e territorio (Cat) che potrebbe divenire anche luogo di coordinamento e condivisione di esperienze per la tutela del nostro territorio. E di fronte a questo tenace impegno di molti non può che venire alla memoria Elzeard Bouffier, il mite pastore raccontato da Jean Giono in L’uomo che piantava gli alberi che, con costanza e pazienza, si dedicava tenacemente a piantar querce in una landa desolata, fino a trasformarla quasi per magia in un paese abitato e rigoglioso.
