Mosaico“Ascesa e declino del management classico” è il titolo del prossimo incontro promosso da Ucid Padova venerdì 6 aprile alle 21.15 nella sala convegni della fondazione Oic in via Nazareth. Interviene Alberto De Toni.
Qualcuno la definisce “l’azienda senza capi”. Alla Breton di Castello di Godego nel Trevigiano, specializzata nella produzione di macchinari per il taglio della pietra, la fase della gestione delle commesse è affidata di volta in volta a squadre di 10-15 persone con competenze diverse, chiamate a cooperare insieme senza gerarchie progettando strumenti specifici che rispondano alle diverse esigenze del cliente.
Alla base di questa organizzazione, adottata anche da numerose altre realtà che operano in settori diversi, c’è la scelta di affidarsi a un modello molto diverso da quello tradizionale. Il tema sarà al centro dell’incontro “Ascesa e declino del management classico”, promosso da Ucid Padova venerdì 6 aprile alle 21.15 nella sala convegni della fondazione Oic in via Nazareth. L’incontro gratuito e aperto a tutti è preceduto, per chi lo desidera, da una cena su prenotazione (inizio alle ore 19.45, per info e prenotazioni: ucidpadova@gmail.com).
A condurre la serata con i suoi stimoli e le sue riflessioni sarà Alberto De Toni, rettore dell’Università di Udine e docente di ingegneria economico gestionale. «Il management classico è strutturato in modo gerarchico. Semplificando, possiamo dire che all’interno dell’azienda vengono individuati dei capi e degli esecutori. È un modello più semplice da strutturare, che continua a dimostrarsi efficace in quei settori in cui si registra una scarsa concorrenza». In generale però la maggior parte delle aziende si trova oggi a fare i conti con una competizione sempre più spinta e in un simile contesto il tradizionale modello, secondo De Toni, ha già mostrato limiti evidenti. «I modelli partecipati-autorganizzati come quello della Breton sono più complessi, richiedono un maggior impegno in termini di capacità di gestione e forti investimenti, ma se ben organizzati producono grandi risultati. Se si riesce a costruire un contesto che stimola la partecipazione, la responsabilità individuale e l’intelligenza distribuita, in genere la produttività aumenta e il clima aziendale migliora».
Anche il modello produttivo della lean production o “produzione snella” oggi tanto in voga, mutuato dall’esperienza della giapponese Toyota, che punta all’individuazione e riduzione di tutte le forme di spreco in azienda, è basato proprio sull’auto-attivazione dal basso, ovvero sulla capacità degli operai di intervenire rapidamente in situazioni di anomalia: anche se non siamo di fronte a un modello “orizzontale”, figure che nella produzione di massa hanno un ruolo meramente esecutivo sono così continuamente chiamate a prendere delle decisioni in autonomia.
Se nel nostro Paese il modello di management prevalente è ancora quello classico, basato su gerarchie ben definite e con ridotti margini di partecipazione per i lavoratori, la Germania da tempo ha seguito una via diversa: i rappresentanti sindacali siedono nel cda delle aziende, partecipando di fatto alla gestione. «Quando il Governo ha introdotto questa novità in Germania, in un primo momento la “Confindustria” tedesca lo ha fortemente avversato, salvo poi doversi ricredere: negli anni della crisi questo modello ha scongiurato la delocalizzazione di molte imprese tedesche perché all’interno delle aziende c’era già una collaborazione consolidata tra sindacati e management che ha reso possibili accordi fra le parti per l’attivazione di contratti di solidarietà o di misure di altro tipo».
pagina a cura di Ucid Padova
