MosaicoIn Takeaway Renzo Carbonera usa la metafora dello sport per aprirsi a un’ampia riflessione sull’ansia per i risultati, subito e a ogni costo, da cui non si salva nessuno
«Girando per i cinema in questo periodo per la promozione del film, noto la grande difficoltà delle sale e tutte, dal multisala fino al piccolo spazio parrocchiale, stentano a sopravvivere. Ma come nel mio film, come nello sport, riesce a farcela chi, esercitando resilienza e determinazione, tiene duro; chi dimostra al pubblico il proprio amore per il cinema, perché lo trasmette con originalità e convinzione».
Il regista Renzo Carbonera parte da qui, dall’amara constatazione che il cinema, come qualsiasi altra arte, sia ancora in ginocchio dopo la pandemia e che, a fare la differenza, saranno quegli esercenti capaci di coltivare una relazione profonda con il loro pubblico, nonostante le restrizioni e l’imperversare delle comode piattaforme digitali. Sabato 26 febbraio Carbonera, che è cresciuto tra Lignano e la Baviera, ha studiato a Padova e oggi risiede con la famiglia a Vicenza, è all’Esperia di Chiesanuova per presentare il suo ultimo film Takeaway. Ambientato nel 2008 sul Terminillo, in un albergo che la famiglia di Maria, la protagonista, non gestisce più a causa della crisi finanziaria che ha desertificato presenze e guadagni. Maria è una giovane marciatrice e, pur di raggiungere risultati migliori in pochissimo tempo, scende a facili compromessi con il doping, procurato con estrema facilità da Johnny, il suo allenatore. E la famiglia diventa complice silenziosa per una sorta di rivendicazione sociale dopo il proprio fallimento personale. A cambiare registro alla storia arriva Tom che costringe tutti, lui compreso, a una profonda resa dei conti.
La scelta di ambientare il film nel 2008, quando la bolla dei titoli tossici iniziava a scoppiare, è legata al fatto che il doping sportivo non è poi così lontano da quello immobiliare e finanziario: «All’epoca tutto si gonfiava a dismisura senza controllo, tutti volevano guadagnarci il più possibile, perdendo il senso della realtà» racconta Renzo Carbonera, che firma regia e sceneggiatura. La riflessione contenuta nel film, dunque, non è da poco: «È un’ampia metafora del nostro modo di essere che ci porta ad affrontare la vita in maniera sempre più competitiva. Mi sono ispirato per la scrittura ad articoli di giornale che avevo letto sul doping professionale e, intervistando medici e sportivi, ho scoperto che è una pratica diffusa fin dal livello amatoriale. Questo è sconcertante perché lo sport in questo modo non vale niente». Takeaway, che già nel titolo contiene il riflesso dei nostri tempi, vuole essere una denuncia sul “gioco facile” sul “tutto e subito” che svuota di senso lo sport quanto l’uomo. «Siamo dentro ormai a una forma mentis che ci rende disposti a tutto, pur di vincere in ogni situazione. Vorrei che questo film lo vedessero soprattutto i ragazzi perché capissero che truccando le carte fai tutto per niente. E ti fai solo del male».
Come ogni ultima domenica del mese, il 27 febbraio alle 14 gli operatori museali dell’associazione culturale Murabilia accompagnano i visitatori alla scoperta del mastio di Ezzelino, la torre più alta e antica della città murata di Montagnana. Gradino dopo gradino si raggiunge il punto più alto della città con vista sui tetti e i campanili. Prenotazione consigliata: 331-9080142.
Al cinema Esperia di Chiesanuova Takeaway è in sala sabato 26 alle 21, con la presenza del regista, e domenica 27 febbraio alle 18.30 (biglietto intero: 6 euro; ridotto: 5 euro). Il film è il secondo di Carbonera, che ha esordito alla regia con Resina nel 2018 ambientato a Luserna sull’Altopiano di Lavarone. Takeaway è stato l’ultimo interpretato da Libero de Rienzo, l’attore romano prematuramente scomparso a luglio 2021 a soli 44 anni e a poche settimane dalla fine delle riprese.
