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Distillazione. La grappa italiana ha ancora futuro? La risposta è sì
Che cos’è la grappa? È un superalcolico che si ricava dalla distillazione delle vinacce.
MosaicoChe cos’è la grappa? È un superalcolico che si ricava dalla distillazione delle vinacce.
Ovvero, tutto ciò che viene distillato a partire da altri prodotti, non si può chiamare grappa, ma ad esempio acquavite. Brandy e cognac sono distillati di vino. Inoltre, la parola grappa è protetta e contraddistingue la produzione solo italiana. La distillazione delle vinacce può procedere solo con una materia prima in cui gli zuccheri si siano già trasformati in alcol, come nel caso delle bucce dei vini rossi, altrimenti devono essere fatte fermentare, come per i bianchi e i rosati. Per il mondo contadino la grappa era un prodotto importante, con usi anche di tipo sanitario: molte sono le distillerie storiche ancora attive. Oggi, tra distillati internazionali di ogni tipo e cocktail, c’è ancora posto per la grappa nel mondo? «La grappa non è mai scomparsa dai consumi degli italiani, ha superato tutte le tendenze e le mode e rappresenta un territorio, una storia e una tradizione», racconta Paolo Brunello, titolare assieme a Giovanni e Stefano della storica distilleria Brunello 1840 di Montegalda, fondata 184 anni fa. Oggi la grappa, spiega Brunello, è un prodotto migliore non solo grazie alle nuove tecnologie, ma anche perché il mondo del vino sfrutta le vinacce in maniera meno intensa, privilegiando pigiature soffici. «Oggi, poi, il prodotto vinaccia arriva bello, pulito, già separato dai raspi legnosi», spiega. Convinti che la grappa abbia un futuro, i Brunello ne producono tre linee: una per i meno esperti, una classica e una con le uve più blasonate, Fior d’Arancio e Amarone. «È un distillato unico – conclude Brunello – perché prodotto da materia prima solida e diversa a seconda del territorio, delle uve e del tipo di alambicco».