MosaicoL'esposizione all'inquinamento attiva nel cervello le cellule microgliali, responsabili della risposta immunitaria, e innesca una cascata di eventi infiammatori che può compromettere il funzionamento cerebrale
L’inquinamento atmosferico non danneggia solo polmoni e cuore: sempre più evidenze scientifiche mostrano effetti preoccupanti anche sul cervello. Questa scoperta, inizialmente inaspettata, sta emergendo come una delle frontiere più interessanti della ricerca ambientale e neurologica.
Tutto è iniziato nel 2012, quando Deborah Cory-Slechta dell’Università di Rochester esaminò i cervelli di alcuni topi esposti all’inquinamento urbano. I risultati furono talmente sorprendenti da spingerla a reindirizzare completamente i suoi studi. Da allora, numerose ricerche hanno evidenziato collegamenti tra l’esposizione all’inquinamento atmosferico e un aumentato rischio di disturbi neurologici, dalla demenza alla depressione, dall’ansia ai deficit cognitivi nei bambini.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che il 99% della popolazione mondiale sia esposta a livelli di inquinamento superiori a quelli raccomandati. Il problema non riguarda solo le megalopoli come Delhi o Città del Messico: anche bassi livelli di inquinamento, considerati relativamente sicuri, possono avere effetti sul cervello.
Ma come fa l’inquinamento a danneggiare il nostro sistema nervoso? Gli studi hanno identificato diversi possibili meccanismi. Le particelle più piccole (ultrafini, con dimensioni inferiori a 100 nanometri) possono raggiungere il cervello attraverso due vie principali: dal sangue, superando la barriera emato-encefalica, oppure direttamente attraverso i nervi olfattivi nel naso. Inoltre, l’infiammazione causata nei polmoni può innescare una reazione a catena che finisce per coinvolgere anche il tessuto cerebrale.
Le neuroimmagini hanno rivelato che le persone esposte a elevati livelli di inquinamento mostrano più frequentemente lesioni nella materia bianca cerebrale e alterazioni nella comunicazione tra diverse regioni del cervello. Nei bambini, la corteccia prefrontale sembra particolarmente vulnerabile, con possibili conseguenze sullo sviluppo cognitivo.
Gli studi di laboratorio su animali hanno confermato questi effetti: i topi esposti a particelle ultrafini durante lo sviluppo presentano alterazioni cerebrali e deficit comportamentali. Negli animali anziani, l’inquinamento sembra accelerare l’accumulo delle proteine associate all’Alzheimer.
Un elemento comune emerge da tutte queste ricerche: l’infiammazione. L’esposizione all’inquinamento attiva nel cervello le cellule microgliali, responsabili della risposta immunitaria, e innesca una cascata di eventi infiammatori che può compromettere il funzionamento cerebrale.
Nonostante questi progressi, molto resta da scoprire. Non è ancora chiaro quali componenti specifici dell’inquinamento siano più dannosi per il cervello, né come l’interazione tra diversi inquinanti possa amplificare gli effetti negativi. Inoltre, la suscettibilità individuale può variare significativamente: alcuni studi suggeriscono che fattori genetici, come la variante APOE4 legata all’Alzheimer, potrebbero aumentare la vulnerabilità agli effetti neurotossici dell’inquinamento.
La comunità scientifica chiede più ricerca in questo campo, ancora relativamente poco esplorato. Come sottolinea David Jett del National Institute of Neurological Disorders and Stroke, sono necessari più neuroscienziati che si dedichino a questo tema. Comprendere meglio i meccanismi attraverso cui l’inquinamento danneggia il cervello è fondamentale per sviluppare strategie di prevenzione efficaci e stabilire standard di qualità dell’aria più protettivi per la salute neurologica. Un motivo in più per affrettare gli sforzi comuni, ad ogni livello, nell’azione di contrasto all’inquinamento globale.
