Dal confine ucraino-slovacco. Mons. Cyril Vasil’: “Ho visto una bimba con una gabbietta tra le braccia, era tutta la sua casa”

Una Chiesa in prima linea negli aiuti umanitari e nella accoglienza dei profughi in fuga dalla guerra. Siamo a Košice, città della Slovacchia orientale, a pochi chilometri dall’Ucraina. Dall’inizio del conflitto, sono arrivati in Slovacchia 260mila persone, con una media di 15mila al giorno. La curia si è dovuta organizzare per gestire le prime fasi dell’emergenza. La macchina umanitaria si è costruita cosi, strada facendo e cambiando secondo le nuove esigenze pratiche che emergevano: dalle coperte all’acqua calda per il latte in polvere dei bambini. “Se non fosse una tragedia – dice il vescovo mons. Cyril Vasiľ -, dovrei essere grato per quello che è successo. Perché questa crisi mi ha fatto vedere il lato più bello della mia chiesa, dei miei sacerdoti, dei seminaristi, della gente”