Fatti
Il disagio mentale aumenta. I dati padovani
Gli accessi all’Ulss 6 sono cresciuti del 25 per cento al periodo pre-Covid. Dall’abbandono scolastico all’ansia, a risentirne sono soprattutto i giovani
FattiGli accessi all’Ulss 6 sono cresciuti del 25 per cento al periodo pre-Covid. Dall’abbandono scolastico all’ansia, a risentirne sono soprattutto i giovani
I disturbi psichiatrici tra i giovani adulti di età compresa tra i 18 e i 25 anni sono in aumento, anche negli oltre cento Comuni del Padovano. A testimoniarlo sono gli accessi all’Unità operativa complessa psichiatria 1 dell’Ulss 6 Euganea diretta dal primo febbraio 2023 e per i prossimi tre anni dal dott. Roberto Lezzi, psichiatra, che spiega come «l’incremento dei casi si è verificato dopo la pandemia. Ciò è abbastanza normale perché in una prima fase della pandemia si è reagito in modo propositivo, poi c’è stato un momento viranno a rendere più stabile l’edificio e a migliorare l’efficienza energetica che oggi è classificata come D, molto al di sotto dei nuovi standard. Altro progetto finanziato sarà la riqualificazione della scuola media Don Milani di Codiverno, frazione del comune di Vigonza, alle porte di Padova. In questo caso il costo previsto è di oltre 4 milioni di euro di cui 3.365.000 arriveranno dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, mentre il Comune contribuirà con un milione e 200 mila euro (ma di questi 950 mila euro proverranno dal fondo statale di efficientamento energetico). Anche in questo caso è necessaria una riqualificazione statica delle strutture portanti per rendere la struttura antisismica. I lavori procederanno poi con una ristrutturazione dei locali interni rendendoli più funzionali. Il complesso accoglie oggi 150 studenti, provenienti sia dalla frazione di Codiverno sia da quella di Pionca, che dovranno essere spostati per circa un anno, il tempo necessario al completamento degli interventi edilizi. L’amministrazione è già all’opera per trovare una soluzione temporanea: un piccolo sacrifico per avere domani una scuola bella e moderna. Spostandoci nel Veneziano, il Comune di Pianiga ha ottenuto la copertura al cento per cento dei costi per la messa in sicurezza e la ristrutturazione energetica della scuola primaria Leonardo quasi di anestesia alla situazione e infine sono emersi gli effetti dei traumi con un incremento degli accessi nella nostra Unità operativa di circa il 25 per cento rispetto agli anni precedenti. Siamo così passati da circa 12 mila casi, prima del Covid-19, a 15 mila dopo la pandemia». Durante la pandemia i giovani hanno visto venir meno tutta una serie di esperienze necessarie per un loro passaggio equilibrato all’età adulta: sono stati privati dei contesti di relazione, primo fra tutti quello scolastico che, per esempio, svolge una funzione nei processi di sviluppo delle capacità di autoregolazione. E le privazioni dovute al lockdown hanno innescato dei disturbi post-traumatici. «Ad aumentare – spiega lo psichiatra – non sono state le gravi patologie psichiatriche ma le manifestazioni comportamentali del disagio: dall’abbandono scolastico, agli attacchi d’ansia o di panico, fino alle dipendenze. Tutto questo ci dice che ad aver reso vulnerabili i ragazzi è stata la mancanza di quegli strumenti necessari per il loro passaggio all’età adulta». L’Unità operativa complessa psichiatria 1, a cui si accede con impegnativa del medico di base, garantisce la continuità del trattamento, la progettualità personalizzata, l’integrazione fra gli interventi ospedalieri e quelli territoriali. Le prestazioni vengono erogate nel Centro di salute mentale – sede organizzativa dell’equipe, degli operatori e punto di coordinamento dell’attività sul territorio – ma anche nei Centri diurni e nel Day hospital psichiatrico territoriale di via Sant’Eufemia a Padova. «Negli anni – prosegue Lezzi – sono notevolmente aumentate le segnalazioni che arrivano dalle forze dell’ordine. Inoltre le modalità con cui il disagio è espresso dalle giovani ragazze sono diverse da quelle dei ragazzi: le prime presentano soprattutto disturbi d’ansia e depressivi, i secondi presentano manifestazioni del comportamento e utilizzo di sostanze stupefacenti. Diciamo che i due sessi hanno diverse modalità di reagire alla situazione di sofferenza, o meglio di incertezza, in cui non si sa trovare un proprio orientamento». L’equipe del prof. Roberto Lezzi svolge il suo lavoro sempre in connessione con il contesto e la rete sociale del giovane paziente: dalla sua famiglia alla scuola, fino al gruppo dei suoi pari in modo da aiutarlo a non isolarsi. Ma il lavoro è svolto, anche, in sinergia con una rete di servizi sul territorio che coinvolge i servizi delle dipendenze e quelli degli assistenti sociali: «Dal disagio non grave se ne esce – conclude il direttore Lezzi – Lo dimostra il fatto che abbiamo un avvicendamento dei nostri pazienti pari a circa il 20 per cento. I ragazzi dopo il percorso hanno gli strumenti idonei per ricostruire la propria vita personale e la loro maggiore plasticità sia neurologica che psicologica facilita il superamento del disagio. Per questo è importante focalizzare la nostra attenzione su questa fascia d’età ed evitare così eventuali evoluzioni verso vere e proprie patologie».