Chiesa | DiocesiCome cambia la geografia dei vicariati della Diocesi di Padova? Ecco le scelte, le esperienze e i criteri di un processo ancora da completare ma già ben delineato che porterà i vicariati a scendere da 38 a 30.
Erano 38, ne rimarranno 30. La geografia vicariale, con l’elezione dei nuovi coordinamenti pastorali, sta per cambiare in maniera significativa e con essa è pronta a fare un salto di qualità anche la natura stessa di questo snodo essenziale per la vita pastorale della nostra chiesa negli ultimi anni.
La ridefinizione è in corso, e in diversi stadi nelle zone della Diocesi coinvolte. Tra le situazioni più avanzate ci sono i due vicariati di Monselice ed Este. «Abbiamo ascoltato un’esigenza che proveniva dalle stesse comunità – spiega mons. Sandro Panizzolo, vicario foraneo di Monselice – A noi si è unito il vecchio vicariato di Stanghella oltre a Granze e Sant’Elena, con Este invece vail vecchio vicariato di Villa Estense». Gli incontri tra i coordinamenti pastorali, le congreghe dei sacerdoti e i coordinamenti Caritas e catechesi sono iniziati negli scorsi mesi, per un 2017-18 vissuto come anno “di prova”. E i segnali sono incoraggianti. «Il vicariato funziona – conferma don Sandro – seppure ampio, da Arquà a Barbona. Il fatto che al suo interno convivano parrocchie singole, unità pastorali e aggregazioni, gli conferisce una natura policentrica. Occorre avere la capacità di tenere insieme questa diversità e sviluppare progetti a livello di gruppi omogenei di parrocchie, per esempio per quanto riguarda la formazione degli educatori e la Caritas»
La ridefinizione è ben avviata anche a Teolo e Lozzo Atestino. «Già nel corso della visita pastorale vicariale del vescovo Antonio si era ragionato di un vicariato dei Colli, ma l’idea non era decollata – spiega don Roberto Garavello, vicario di Lozzo – Tre anni fa, l’esigenza è riemersa dopo che siamo rimasti in tre sacerdoti in vicariato, con 11 parrocchie e 9.500 abitanti». Da quel momento le congreghe e i coordinamenti pastorali di Lozzo e Teolo hanno preso a incontrarsi. Il rinnovo degli organismi porterà a un coordinamento unico: «Sarà una nuova esperienza, con tutte le parrocchie rappresentate. La collaborazione tra parrocchie vicine, come già accade per esempio per la conclusione della Settimana della comunità, sarà vitale», conclude don Roberto.
La riflessione da qualche settimana è partita anche nel Veneziano. «Ad aprile, per la prima volta, si riunirà un’assemblea con i coordinamenti pastorali di Dolo, Vigonovo e Campagna Lupia – racconta il vicario don Massimo Draghi – e i consigli pastorali. L’idea di unirci non è nuova, ma a renderla possibile è la nuova ottica con cui sarà vissuto il vicariato: non più centro pastorale, data la soggettività della parrocchia, ma ampio aggregatore di realtà diverse». I tempi di realizzazione saranno dunque più lunghi che altrove, ma la direzione è tracciata.
«Il processo di ridefinizione sta compiendo passi importanti, ma ha bisogno di essere completato – commenta don Leopoldo Voltan, vicario episcopale per la pastorale – Andiamo verso vicariati molto ampi e altri di dimensioni ridotte, per quanto magari popolosi. L’operazione dunque continua, non è interamente compiuta, e si intreccia con la visione complessiva sulla centralità di ogni singola parrocchia e delle collaborazioni tra parrocchie vicine che stiamo sviluppando grazie allo strumento di consultazione La parrocchia».
I criteri che hanno portato a questo nuovo assetto tuttavia sono chiari: «Da un lato, abbiamo a cuore la soggettività di ogni parrocchia, chiamata a esprimere tutte le proprie energie e potenzialità in ordine all’evangelizzazione, in uno stile fraterno e comunitario. E poi la collaborazione con le altre comunità, a partire dai riferimenti amministrativi, scolastici, sociali. In secondo luogo, va considerata la disponibilità di sacerdoti da qui ai prossimi 15-20 anni».
È evidente quindi che il vescovo Claudio ha fatto propria la lunga riflessione sul territorio come “dono di Dio” (luogo teologale) e che “ci racconta Dio” (luogo teologico), che negli anni ha caratterizzato varie edizioni degli orientamenti pastorali e che aveva guidato la prima ridefinizione dei vicariati. In tutto questo processo, il vescovo ha innestato anche una forte componente pastorale.
Vicariati più grandi e complessi porteranno anche a una revisione di compiti e di ruoli. «Nel futuro, il vero snodo pastorale sarà appunto la singola parrocchia, chiamata a generare alla fede in un tempo in cui la fede non passa più per osmosi; invitata a accompagnare quasi singolarmente, a una a una, le persone adulte alla scoperta di Gesù; sollecitata a una pastorale non conservativa ma missionaria – conferma don Leopoldo – All’interno della Diocesi, convivranno entità diverse di vicariato. Prima di stabilire con certezza i nuovi compiti attendiamo i contributi che stiamo raccogliendo a partire dal cammino sulla comunità, anche se di certo andrà sempre garantita la relazione, lo scambio, la formazione tra le parrocchie e il collegamento con il livello diocesano».
Nell’infografica, gli otto nuovi vicariati che vanno formandosi. Vanno verso la fusione Piove di Sacco, Pontelongo e Arzergrande e Agna e Conselve. Villa Estense-Stanghella è già stato smembrato: il vecchio vicariato di Stanghella (con Granze e Sant’Elena) si unisce a Monselice, il vecchio vicariato di Villa Estense a Este. L’unione è nei fatti anche tra Lozzo Atestino e Teolo e da tempo collaborano San Giorgio delle Pertiche e Villanova di Camposampiero. Nel Veneziano, si stanno ampiamente orientando verso questa possibilità Dolo, Vigonovo e Campagna Lupia. Nel tempo, anche Thiene, Caltrano e Lusiana si uniranno. (Infografica di Jenny Bizzo)
