Chiesa | Diocesi
Crocifisso. Tempo della fraternità. In ascolto attento dei nostri ragazzi
I preadolescenti chiedono alla comunità degli adulti e a Dio: non lasciateci soli nel “mare” della nostra adolescenza
Chiesa | DiocesiI preadolescenti chiedono alla comunità degli adulti e a Dio: non lasciateci soli nel “mare” della nostra adolescenza
Fraternità: un termine che oggi più che mai evoca incontro, accoglienza e comunione. A vedere ragazzi di prima e seconda media che si incontrano in patronato come gruppo, una volta la settimana, verrebbe da dire che la fraternità impegna l’“infinita pazienza” e tolleranza degli animatori. Ma in fondo i nostri preadolescenti presentano questo “volto” rumorosamente visibile e attraverso la loro vivacità nascondono un bisogno di socializzazione estremo. “Fare gruppo” diventa così la sfida del Tempo della fraternità che la nostra Diocesi ci propone da alcuni anni.
Ogni tanto sento animatori che “urlano”: silenzio! E i ragazzi che “urlano” ancora di più in quel bisogno spontaneo di esprimersi in modo non politicamente corretto. Due “urli” diversi che denotano due esigenze diverse, che alla lunga dovrebbero incontrarsi: un “urlo” degli animatori che intende raggiungere lo scopo di offrire una bussola per i ragazzi e un “urlo” dei preadolescenti che intendono comunicare il loro esserci, anche in modo incontrollato e senza seguire le regole della buona educazione.
Mi viene alla mente un programma televisivo di qualche anno fa che faceva salire alcuni studenti sul balcone della loro scuola per “urlare” forte al cielo i loro desideri e le loro speranze, mentre i loro compagni erano sotto, nel cortile, ad ascoltarli, per poi applaudirli. In quel loro “grido” si leggeva la voglia dei preadolescenti di condividere il loro bisogno di libertà, andando fuori dal coro, immaginando un interlocutore astratto che li potesse ascoltare a forza di urlare. In quell’urlo è sommersa una forte richiesta di essere ascoltati, anche se a volte sono proprio i ragazzi che non si ascoltano… chiudendosi nel mondo dei social… e preferendo l’ideale al reale, i sogni alla realtà, gli amori sognati agli amori vissuti.
In questo panorama c’è posto per Dio e per la fede nel mondo dei nostri preadolescenti? Anche Gesù ha “gridato”, non dal balcone della scuola, ma dall’alto della croce: «Mio Dio, mio Dio perché mi hai abbandonato?». Sembra un grido di “abbandono” (sono solo!) quello che Gesù rivolge a Dio padre, mentre muore: in realtà è un “grido” di abbandono e di fiducia (io mi abbandono a te) senza tanti ma e perché.
Il Tempo della fraternità vuole essere un tempo di ascolto del “grido” (a volte strozzato) dei nostri adolescenti, pieno di rabbia o di fiducia che sia. Essi sostanzialmente chiedono alla comunità degli adulti e a Dio: non abbandonateci, non lasciateci soli nel nostro difficile percorso tra le tempeste del mare della nostra adolescenza. E anche se sembra che loro non abbiano più bisogno degli adulti, nel loro rifiuto c’è una richiesta implicita di accompagnamento. Ecco perché ancora di più le nostre comunità devono far sentire il calore dell’abbraccio di accoglienza e di tenerezza nei confronti dei ragazzi per dire loro che sulla “barca” della loro vita non sono soli: c’è un Dio padre che regge il timone (la bussola) e una ciurma (una comunità cristiana di adulti significativi) che è impegnata a farla navigare, condividendo le loro fatiche e le loro speranze. Sì, perché se c’è una parola che non deve mancare nel Tempo della fraternità: condivisione!
padre Mauro Pizzighiniparroco del crocifisso