A Sacro Cuore, solidarietà anche sotto il tendone

Dal 18 al 22 settembre la comunità cittadina di Sacro Cuore chiude il periodo estivo in allegria e nel nome di Maria Addolorata. Sabato 19, infatti, si tiene la Festa della speranza dedicata ai malati e agli infermi che vengono affidati con la preghiera alla madre di Cristo. E la festa della comunità serve anche per chiudere con un bilancio più che positivo il grest, che quest’anno ha coinvolto oltre 200 ragazzi.

Redazione

Dal 18 al 22 settembre, nella parrocchia del Sacro Cuore a Padova, si tiene la festa di comunità dedica alla compatrona Beata Vergine Maria addolorata. Un momento per stare insieme e per ripartire dopo il periodo estivo: «Si tratta di un’occasione importante per riannodare le relazioni – spiega il parroco don Daniele Marangon – ma soprattutto per rilanciare la pastorale, tramite il richiamo alla figura di Maria. Anche per questo la messa solenne di domenica 20 viene preceduta, il pomeriggio di sabato 19, da quella che chiamiamo la Festa della speranza: un momento particolare dedicato soprattutto agli infermi, che vengono affidati nella preghiera al cuore immacolato della Vergine».

Ovviamente non mancheranno neppure le occasioni per divertirsi e mangiare in compagnia. Giancarlo Zella è presidente dell’associazione Noi e coordina i vari gruppi coinvolti nell’organizzazione della sagra: «Anche quest’anno prepareremo i nostri famosi gnocchi freschi fatti in casa, a cui si aggiungono altri piatti tra cui il pesce fritto, anche questo fresco di giornata». Pietanze semplici ma genuine, molto apprezzate non solo dagli abitanti del quartiere, preparate e servite da un manipolo di parrocchiani che va dai 18 a 70 anni e oltre. Cibo buono e in più solidale: «Al reparto gastronomia ogni anno è collegata anche una raccolta fondi, a cui va parte dell’incasso: l’anno scorso ad esempio abbiamo aiutati i bambini del Caritas baby hospital di Betlemme».

Anche quest’anno ci sarà, inoltre, la sezione dei “panini onti”: «In realtà sono pulitissimi – scherza Zella – abbiamo solo cercato di creare all’interno della sagra uno spazio che attiri anche i più giovani». Chi deciderà di assaggiarli troverà alle piastre anche Matteo Vania, 23 anni e laureando all’università di Padova. Attivo nell’Azione cattolica, Matteo assieme ai suoi compagni è anche animatore del grest, che si è svolto proprio questi giorni: «Si tratta del decimo anno che lo faccio, sapendo che è l’ultimo perché il prossimo spero di iniziare a lavorare, se Dio vuole».

L’edizione di quest’anno è stata molto particolare: «Noi “anziani” abbiamo cercato di trasferire tutte le nostre conoscenze ai ragazzi che l’anno prossimo prenderanno in mano l’organizzazione. Per questo abbiamo iniziato a incontrarci mesi fa per decidere il programma e per formare i più giovani». Un’organizzazione che ha coinvolto decine di animatori: «Vedo bene le nuove leve: hanno voglia di impegnarsi e di crederci. A loro cerchiamo di far capire anche la differenza tra un centro estivo e il grest: per noi stare con i bambini non è lavoro; a spingerci dev’essere innanzitutto la fede in Dio e la voglia di aiutare la comunità». E i risultati si sono visti: «Quando abbiamo iniziato anni fa venivano circa 150 bambini, poi negli ultimi anni c’era stato un calo fino a un centinaio. Quest’anno con gli altri animatori abbiamo deciso tutti insieme di metterci d’impegno e abbiamo raggiunto quasi 200 iscrizioni. E il 90 per cento dei ragazzi, che si erano iscritti per una sola settimana, poi ha deciso di fermarsi anche nella seconda». Un’attività che dà molte soddisfazioni: «La cosa bella è mandarli la sera a casa stanchi e felici, e poi vederli ritornare volentieri il giorno dopo. Inoltre, si fa del bene alla comunità, la si aiuta a crescere e ai ragazzi a far gruppo insieme in modo positivo. Se un ragazzo non trova questo rischia di allontanarsi dalla comunità parrocchiale: dare delle risposte è una responsabilità per tutti».

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