Mosaico | Sagre e FesteIn festa dal 25 giugno al 5 luglio per due fine settimana a partire dal giovedì. Il punto forte è lo stand gastronomico che in questa decima edizione vede anche l’esordio della carne di bufala a grandissima richiesta del pubblico. Le tradizioni culinarie in prima fila, ma è forte il legame col patrono san Tommaso
Il titolo è “Terrassa in festa”. Il sottotitolo è “Per san Tommaso”. L’uno, senza l’altro, non avrebbe alcun senso. «Il 3 luglio è san Tommaso, la festa del nostro patrono – spiega il presidente della pro loco del comune del Conselvano Giovanni Bertin – una festa che si era persa nel tempo». Bertin rammenta: «Mio papà, che oggi avrebbe 103 anni, se la ricordava molto bene. C’era la giostra che girava trainata da un asinello. O magari veniva spinta a mano. Sta di fatto che negli anni la parrocchia ha anticipato la festa di paese a cavallo tra i mesi di maggio e giugno, e così, una decina di anni fa, abbiamo pensato come pro loco di recuperarla per le nuove generazioni».
Terrassa sarà in festa dal 25 giugno al 5 luglio: due fine settimana, da giovedì a domenica. Tanto da mangiare, tanta gente da incontrare, balli, curiosità e persino l’annunciata invasione di figuranti, giocolieri intenti a dar sfoggio della loro destrezza e saltimbanchi capaci di grandi acrobazie. La decima edizione di “Terrassa in festa” sarà ricordata però per l’esordio di nuove prelibatezze nel già ricchissimo menù sagraiolo: la bufala, con la prima edizione della “Festa della bontà di bufala”. «È da anni che ce la chiedono perché è una carne magra, senza grassi e senza la benché minima traccia di colesterolo». Bertin certifica: «L’ho assaggiata. È sicuramente migliore del manzo, ma i gusti sono gusti».
Al di là del nobile parente della più prosaica vacca, “Terrassa in festa” è nota per la sua indole floreale: «Il fiore di zucca è la nostra specialità. Non è facile ottenerli. Ho piantato 400 piante per assicurarmi i fiori, ma se il tempo sarà inclemente dovremo trovarli sul mercato». Oltre alla classica impanatura, con l’insuperabile crostina di pane grattugiato a fare da scrigno al suo prezioso contenuto, quest’anno le esperte cuoche proporranno un’altra preparazione sinceramente più leggera. I più giovani – ma anche i meno giovani – potranno indirizzarsi verso la soluzione piadina: «La pasta è fatta sul posto e cucinata al momento».
Ma i grandi classici non resteranno in secondo piano: «Tra le grandi tradizioni resistono lo spezzatino di musso e la famosa straecca di cavallo». Bertin ammette che l’abbondanza, forse, è anche troppa: «Siamo “vecchi d’arte”, sappiamo fare tante cose e le sappiamo fare bene. Forse ci sono troppe cose: la gente ha tanta scelta e potrebbe addirittura fare un po’ di confusione».
La macchina della sagra è mossa da qualcosa come 120 volontari: «Sono separati su due turni, in modo che ci sia sempre qualcuno di pronto. Venti esperti cucinieri però saranno sempre presenti: loro sono i custodi di questa cultura culinaria e saranno circondati da giovani che impareranno l’antica arte della griglia».
La sagra di Terrassa ospiterà come ogni anno lo stand della pesca di beneficenza gestito dai genitori dei bambini della scuola dell’infanzia parrocchiale. Il ballo liscio, invece, rilascerà le atmosfere romagnoleggianti senza cui nessuna sagra è veramente sagra. Giovedì 2 luglio, in modo particolare, gran galà della musica: dalle 21 in poi si esibiranno più di dieci orchestre di liscio per festeggiare il compleanno di “Terrassa in festa”. Al termine della mega-serata di liscio la pro loco offrirà a tutti una fetta di una mega-torta.
L’ultimo giorno di festa, domenica 5 luglio, è pensato come un ponte verso il passato: la “Giornata del pane”. «Tra luglio e fine agosto – racconta Bertin – i poveri avevano finalmente l’occasione di mangiare un po’ di pane. Il grano era finalmente pronto, dopo essere stato tagliato a mano nei giorni del Santo, poi messo nei covoni o battuto nei cortili a mano o calpestato dai buoi, in tempi in cui la mietitrebbia doveva ancora nascere e in cui fittavoli e mezzadri lavoravano un anno per far venire su quelle spighe di frumento, ricche di preziosissima farina bianca. Per rievocare questo mondo che non c’è di più e che i più vecchi di noi ancora ricordano, domenica 5 giugno avremo laboratori, attività e momenti per vedere come veniva fatto il pane dei poveri».
