MosaicoLa scarsità e la disomogeneità delle precipitazioni, legate ai cambiamenti climatici, ma soprattutto l’alto livello di inquinamento rendono l'acqua un bene sempre più prezioso e il 22 marzo, Giornata mondiale dell'acqua, vuole essere un appuntamento di sensibilizzazione.
Piove, ma non basta. Piove e nevica, ma fino a metà inverno gran poca acqua è scesa. A inizio settembre la sorgente del Po è scomparsa, l’estate scorsa i laghi del Nord hanno subito cali considerevoli: il lago Maggiore ha diminuito la propria capacità del 25 per cento, il Garda del 21, il lago di Como del 20. Il lago di Bracciano è stato prosciugato per rifornire Roma, il Trasimeno sotto di 75 centimetri, negli invasi di Calabria e Basilicata le scorte idriche sono calate del 40 per cento. Il 2017, secondo il Cnr, è stato l’anno più secco degli ultimi due secoli con precipitazioni inferiori del 30 per cento rispetto alla media. Una ricerca Fao afferma che ciascuno di noi ha bisogno di bere dai 2 ai 4 litri di acqua al giorno ma che ne occorrono dai 2 mila ai 5 mila litri per produrre l’alimentazione giornaliera di una persona. L’emergenza siccità può essere insomma allentata solo da un cambio drastico dei nostri comportamenti.
«La disponibilità di acqua è un diritto di tutti – ha ribadito Giuseppe Romano, presidente dell’Unione veneta bonifiche, alla prima audizione pubblica sulle risorse idriche promossa dalla Regione Veneto nel 2017 – ed è importante che cresca una cultura civica sul tema della risorsa idrica come bene comune e patrimonio dell’umanità. La maggior parte viene prelevata per l’agricoltura, ma se è vero che produrre cibo necessita di notevoli quantità di acqua, è altrettanto vero che l’agricoltura usa la risorsa e la restituisce al territorio, migliorandola qualitativamente, generando ambiente ed energia pulita, oltre a produrre eccellenze agroalimentari uniche nel mondo. Ciò che merita grande attenzione è la forte spinta dell’Europa verso la politica dei prezzi come unico elemento per controllare i consumi idrici. Non può essere così. Lo dimostra il fatto che in paesi dove l’acqua costa meno, si consuma meno».
Il Wwf spiega che oggi «oltre un miliardo di persone non possono fare affidamento su di una fornitura continua di acqua potabile, mentre 2,4 miliardi di persone (più di un terzo della popolazione mondiale) non hanno a disposizione impianti fognari adeguati. Le cause sono la scarsità e la disomogeneità delle precipitazioni, legate ai cambiamenti climatici, ma soprattutto l’alto livello di inquinamento: nei paesi in via di sviluppo il 90 per cento dell’acqua di scarico viene riversata direttamente nei fiumi, provocando ogni anno 250 milioni di malati».
La salute è direttamente correlata alla qualità dell’acqua e anche la produzione di cibo dipende dall’acqua sana. Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite per la salute, 844 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile e almeno due miliardi di persone utilizzano acqua contaminata da liquami domestici che può trasmettere malattie come diarrea, colera, dissenteria, tifoide e poliomielite. La stima è che l’acqua potabile contaminata causi 502 mila morti per la sola diarrea all’anno.
Il fatto è che solo il 2,5 per cento dell’acqua dolce presente sulla terra è potabile e il 99 per cento di questa è racchiusa nei ghiacciai o sotto terra in profondità. Lo 0,3 per cento che rimane forma il ciclo dell’acqua: «È stato stimato che il consumo mondiale annuo di acqua è vicino ai 4 mila miliardi di metri cubi, pari a circa 755 metri cubi per abitante della terra – afferma il Wwf – Il problema, come sempre, è la distribuzione condizionata soprattutto dalla disponibilità di infrastrutture che ne agevolino l’utilizzo: uno statunitense, ad esempio, consuma 2.150 metri cubi l’anno, mentre un nigeriano ne consuma 45. L’Italia è ricca di risorse idriche, con un volume pro capite di 2.700 metri cubi che scende a 2 mila per la natura irregolare dei deflussi, ma precipita a 928 metri cubi a causa del cattivo stato dell’allacciamento idrico che favorisce le perdite».
