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Acqua e siccità. 11° comandamento: non sprecare. La Lettera d. Daniele Zovi, naturalista e scrittore
11° comandamento. 330 litri al giorno. È il dato impressionante del consumo di acqua per ogni cittadino italiano
Idee11° comandamento. 330 litri al giorno. È il dato impressionante del consumo di acqua per ogni cittadino italiano
Quella che riguarda il cambiamento climatico è una questione fondamentale che non viene più negata da chi è dotato di ragione. Ed è anche una questione che nessuno può ignorare, perché decide del nostro benessere e della nostra vita quotidiana. I singoli eventi meteorici non si possono giudicare come prove di un cambiamento climatico, ma il loro insieme considerato in una serie temporale significativa fa orientare i ricercatori a considerare quello che stiamo vivendo come un mutamento significativo e preoccupante. In questi giorni non si può non pensare all’acqua.
L’introduzione dell’acqua potabile è stata la maggiore rivoluzione sanitaria in termini di vite umane salvate di tutta la storia dell’uomo, più rilevante della scoperta dei vaccini e perfino più importante di quella degli antibiotici. E dunque la sua scarsità porta con sé, per questo e per molti altri motivi, molte preoccupazioni. È noto che l’acqua costituisce gran parte del pianeta e di ogni corpo vivente, ma l’acqua dolce in realtà è una minima parte, solo il 3 per cento, e quella potabile ancora meno. Ne consegue che le cifre che vengono riferite su come la consumiamo vanno lette con molta attenzione. Ognuno di noi utilizza in media 330 litri di acqua al giorno, un dato a cui si fa fatica a credere ma che è stato misurato, calcolato esattamente spalmando i consumi totali su tutti gli abitanti del nostro Paese. Guardando i rilievi si scopre che le reti che distribuiscono l’acqua sono un colabrodo: la perdita media è del 40 per cento. Ne deriva che il periodo siccitoso che stiamo vivendo assume un significato decisamente allarmante. In gennaio c’è stata una sola giornata piovosa, in febbraio mezza e marzo si sta avviando a stabilire un record di siccità. Nell’arco alpino solo il 1864 è stato più secco di questo. Mancano all’appello almeno 200 millimetri di pioggia, rispetto alla media stagionale, e le montagne sono quasi senza neve, il che preoccupa non poco pensando alle prossime stagioni. Si impone la salvaguardia attenta, quotidiana e strenua delle risorse idriche, che parta dal comandamento “non sprecare”. Si deve partire con il tappare i buchi degli impianti di distribuzione e con l’accontentarsi di docce rapide. Si osserva che è spreco usare l’acqua potabile per lavare l’auto, per lo sciacquone del bagno, per l’agricoltura e per gli allevamenti. Per queste funzioni basterebbe l’acqua raccolta sommariamente e l’acqua che esce dai depuratori efficienti. Bisognerebbe dunque realizzare, come in altri stati si sta facendo, delle reti duali: una con l’acqua potabile e l’altra con l’acqua non potabile.
In realtà tutto il territorio concorre a regimare le acque e quindi la cura delle colline e delle montagne serve a non far disperdere in fretta questo bene prezioso. Quando cammino in montagna so che sotto i miei piedi c’è una continua attività nascosta dell’acqua piovana. Silenziosa e paziente scava, crea cunicoli, caverne, tane nel sottosuolo il cui soffitto ogni tanto cade lasciando alla luce del sole una conca che con il tempo si copre di vegetazione.
Mi piacerebbe per qualche ora essere una goccia d’acqua, penetrare nel terreno, entrare in qualche stanza gigantesca e segreta ricca di stalattiti e stalagmiti, infilarmi in un colatoio e continuare a scorrere dentro altri cunicoli nel cuore della montagna giù fino ad antichi laghi profondi e quindi al Brenta e fino al mare. Oppure, scivolando negli abissi e nelle cavità del massiccio carsico, sbucare da qualche parte in piccole sorgenti o correre nei torrenti che spuntano ai piedi del massiccio e vanno a ingrossare l’Astico a oriente. O ancora serpeggiare nel sottosuolo, mescolarmi con altre acque che arrivano dalle Pale di San Martino, molti chilometri più in là, attraversare materassi di sabbia e ghiaia ed emergere in una linea di risorgive nel bel mezzo della campagna e lasciarmi catturare dagli acquedotti di Vicenza e Padova.
Siamo un’area geografica particolarmente ricca di acque, ma questo dono del cielo lo dobbiamo preservare per noi e per chi ne ha bisogno per vivere.
Daniele ZoviNaturalista e Scrittore