IdeeAttento all’interruttore! Spegni quella luce! Il terrore oggi arriva con il postino che porta le bollette. In poche parole, ecco tutto il senso e l’impotenza di questo momento storico, tanto travagliato.
Non avremmo immaginato di passare dalla modernità cui ci sentivamo ancorati, all’austerità che ci sta spiazzando!Eppure, eccoci qua: disarmati e disorientati. Con i rincari dell’elettricità che è una sorta di tortura personale e sociale.Con l’Europa sempre disposta a litigare nel fornire soluzioni comuni, mentre i nostri politici vecchi e nuovi, come stilitisono a caccia d’improbabili soluzioni a colpi di bonus (ormai finiti). L’elettricità che significa energia, elemento di vita intutto il cosmo, in terra è invece storico strumento di battaglie umane. La storia ce lo dice con le infinite guerre condotte per l’energia diretta o indiretta. Questo perché possedere l’energia, vale più di un bene materiale. C’è quindi un cerchio, di cui noi credevamo di essere esclusi. Invece, eccoci qua, dentro la filiera energetica di sempre, dove oggi il semplice gesto dell’interruttore ci avvicina al valore stesso della sopravvivenza. Vallo a pensare che sarebbe finita così!? Il film della storia sembra averci riportato indietro di decenni fino a giungere in tempi di cambiamenti climatici, a rispolverare le energie fossili, facendoci compiere un balzo indietro di decenni, che ci chiederà il costo sotto forma di altre energie devastanti. Sapevamo da sempre che senza energia non vi è progresso, e noi homini abili abbiamo intrapreso quell’ascesa che oggi ci vede come “energivori”.
Ci mancava pure questo: dopo l’accusa di essere consumatori seriali, eccoci ritrovati a essere affamati di energia. Senza possibilità di smentita! C’è però un luogo, il cielo, dal quale si capisce cosa siamo e quanto paghiamo per ciò che siamo diventati. Un mio rientro notturno con un aereo di linea da Sud a Nord di qualche giorno fa, mi ha mostrato la verità. Sotto di me lo stivale da costa a costa, visto da ottomila metri è un’unica grande ragnatela luminosa, a maglie strette e strettissime quando si sorvolano città come Napoli, Roma, Firenze e Padova. Più rada nelle periferie, ma pur sempre un infinito budello illuminato. Neppure gli Appennini si mostrano spenti. Abbiamo illuminato ogni angolo di questo stretto e lungo nostro Paese, senza però avere un piano energetico nazionale.
Senza una qualche risorsa energetica di scorta. Senza ricambio, ma sempre con maggiore dipendenza. E non parlo solo della dipendenza da quei paesi confinanti che producono nucleare per poi rivendercelo. Non discuto su ipotetiche soluzioni che comunque avrebbero tempi decennali per essere praticate. Parlo di futuro! Di visioni e visionari che usando le più moderne tecnologie potrebbero averci fornito soluzioni e garanzie, che abbiamo invece lasciato emigrare. Stolti siamo stati noi a pretendere l’eccesso di energia di cui non siamo capaci di fare a meno ora. Ma ancora di più chi ci ha governato, che ha sempre guardato al passato e scarsamente al futuro nostro.
Incapaci, per non dire inetti di prevedere. E parlo proprio di coloro che sono avvezzi a salire e scendere dagli aerei di Stato. Loro che dall’oblò avranno guardato chissà quante volte il Paese dall’alto, chiamati poi ad amministrarlo una volta scesi a terra. Chissà se si saranno mai accorti che l’Italia sembra un esteso luna park, cui oggi è stato presentato il conto energetico, scoprendo che non ci resta altro che spegnere le luci. Potevamo anzi dovevamo farlo prima, evitando inutili sprechi ed eccessi che oggi paghiamo tanto caramente. Troppo per pensare al futuro, come volevamo.
«La Chiesa è missionaria. E se non lo siamo tutti, vuol dire che c’è qualcosa che non funziona». Lo ha affermato il card. Matteo Zuppi, presidente della Cei, al festival della Missione che si è tenuto a Milano al 29 settembre al 2 ottobre. La Chiesa è una «comunità affettiva», perché, afferma Zuppi, «volersi bene non è un teorema, è la vita».Come mettere i poveri al centro dell’attenzione della città e della Chiesa? «Pensandosi insieme e pensando che il povero è mio fratello». Il presidente Cei osserva ancora: «La Chiesa non potrà mai diventare un club. È sempre inclusiva perché ha un amore verso tutti».
Il Terra di Siena film festival ha premiato come miglior documentario Tutto il mondo fuori, girato all’interno del carcere Due Palazzi di Padova dal regista Ignazio Oliva insieme a don Marco Pozza e alla cappellania
