Mosaico | Sagre e FesteDal 5 al 7 e dal 12 al 14 giugno arriva a quota venti edizioni la festa della rana e della rugiada a Carpanedo. Occasione per stare insieme, gustare piatti della tradizione contadina a base di rane e raccogliere fondi a sostegno delle numerose esigenze economiche della parrocchia.
Nella parrocchia di Santo Stefano, a Carpanedo di Albignasego, l’ormai tradizionale festa della rana e della rugiada arriva a cifra tonda. L’edizione in programma nei due fine settimana dal 5 al 7 e dal 12 al 14 giugno, infatti, è la numero 20. «Eravamo partiti un po’ in sordina, da inesperti – spiegano dal comitato organizzatore – all’inizio non sapevamo neppure dove si potessero trovare le rane, ma non ci siamo scoraggiati e siamo partiti».
La motivazione, nel lontano 1996, per affiancare alla storica festa patronale di settembre, dedicata alla Madonna addolorata, anche alcuni giorni di sagra nel mese di giugno era più che nobile. «All’epoca bisognava pagare i lavori di sistemazione della chiesa – racconta il parroco don Gianni Binotto – ma poi la tradizione è rimasta». Le necessità della parrocchia, infatti, continuano: «Da poco abbiamo inaugurato, alla presenza del vescovo Antonio, il nuovo centro per l’infanzia, che comprende la scuola dell’infanzia da 75 posti e un asilo nido da 30. È già il secondo anno che la scuola è attiva: il vecchio centro non era più a norma e il bisogno della collettività si faceva pressante».
Nonostante i contributi della fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo, del comune di Albignasego e della regione, la parrocchia ha ancora molto da pagare: «L’impegno della comunità continua: l’opera, infatti, è stata fin da subito voluta e aiutata da tutti». Il sostegno verso i bambini e le famiglie passa dunque anche per i piatti a base di questo gustoso anfibio: «Da qualche chilo di rane del primo anno – raccontano i volontari – ora siamo a centinaia. La gente viene anche da lontano per assaggiare i risotti di rane e le rane fritte: c’è un bel passaparola. La rana è, in effetti, un “piatto povero” che le nostre nonne sapevano bene come fare in casa. In primavera qualcuno, la sera, andava per fossi e portava a casa la “materia prima”: oggi è una rarità. E dunque, una prelibatezza».
La rana, più che del risotto, è però l’ingrediente principale di un’altra ricetta, molto più importante: il fare comunità. «La festa – racconta ancora il parroco – serve prima di tutto a mettere insieme un bel gruppo che lavora insieme e che sta bene insieme. A fare comunità si impara stando bene insieme». Confermano i volontari: «Si tratta di un bel momento di accoglienza per tante persone: è davvero meraviglioso vedere ragazzi, giovani, uomini, donne e pensionati lavorare così bene insieme in armonia». E sarà clima da ultimo giorno di scuola. «Siamo alla conclusione del cammino dell’iniziazione cristiana e dell’anno catechistico – conclude don Binotto – Presto partiranno i centri estivi e il camposcuola. Al di là della pastorale, però, quello che conta per questi giorni è vivere l’accoglienza con tutti coloro che ci verranno a trovare».
Ogni sera, nei due fine settimana, resterà aperto lo stand: per chi non fosse propenso a provare le leccornie saltellanti d’acqua dolce sarà possibile orientarsi verso menù più tradizionali, che comprendono una vasta gamma di primi e grigliate di carne. Cucina casalinga, che più “da sagra” non si può. Alle 21, per tutte le serate, esibizioni di orchestre di liscio: eccezione sabato 13 giugno, festa di Sant’Antonio, dedicata ai giovani. Si esibirà il gruppo D’istinti beat.
