È l’appello lanciato, ieri, da Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, nella conferenza stampa “Tra caldo e solitudine, consigli per un’estate sicura”. Un’occasione per presentare dati aggiornati sull’isolamento e le condizioni di vita degli anziani, particolarmente di quelli che vivono negli istituti, e proporre alternative concrete, già sperimentate con successo, per una società più attenta e solidale.
“La Comunità di Sant’Egidio fa appello alle istituzioni e ai cittadini italiani di ricordarsi degli anziani particolarmente in questo periodo particolarmente caldo”, ha detto Impagliazzo, osservando che “per molti anni abbiamo pensato che caldo e solitudine fossero emergenze temporanee. Ma oggi non è più così: nei prossimi anni non farà meno caldo, e la solitudine aumenterà, viste le tendenze demografiche. Ondate di calore, isolamento e invecchiamento della popolazione sono ormai realtà strutturali”. “Serve un cambiamento di mentalità – ha detto Impagliazzo -, una società ricentrata sugli anziani, capace di proteggerli, valorizzarli, ascoltarli”. Non si tratta, dunque, solo di fronteggiare le ondate di calore, che purtroppo aumentano con il cambiamento climatico, ma di ripensare in profondità le politiche e i modelli di assistenza. “Nel nostro Paese – ha ricordato il presidente di Sant’Egidio – ci sono 9,3 milioni di persone che vivono sole. Di queste, 4,4 milioni hanno più di 65 anni. Il dato più allarmante riguarda le donne: dopo i 75 anni, una su due vive completamente sola. È una solitudine che fa male, che mina la salute fisica e mentale, che rende ogni difficoltà – dal caldo alla malattia – un ostacolo insormontabile”.
Di fronte a questo quadro il ricorso al ricovero in istituti e Rsa non è una “risposta adeguata alle esigenze degli anziani, soprattutto dei più fragili”, ha proseguito Impagliazzo. “Nessuna struttura può sostituire la cura, la vicinanza, la relazione e nemmeno la protezione della propria casa: che non è non solo il tetto ma i legami affettivi, la propria storia. Molte, peraltro, sono inadeguate ad affrontare le ondate di calore: una recente rilevazione a campione ha evidenziato che a Roma solo il 15% delle strutture fa un uso appropriato dell’aria condizionata. In alcune di esse, viene accesa solo nei saloni comuni. Nelle stanze, dove gli anziani vivono e dormono, fa spesso un caldo insopportabile”. Al contrario, ha sottolineato il presidente di Sant’Egidio, “la casa è un luogo insostituibile. Non solo un tetto, ma memoria, relazioni, affetti, identità. Anche nella fragilità, la casa protegge più di ogni altra cosa. Dobbiamo investire in modelli che aiutino gli anziani a restare a casa propria”.
Durante la conferenza stampa, sono stati illustrati il modello alternativo dei cohousing e i risultati raggiunti dal Programma “Viva gli Anziani!”, che offre monitoraggio attivo, assistenza domiciliare leggera e soprattutto una rete umana che si prende cura di chi è solo. A Roma, il programma coinvolge 15mila anziani. Nelle altre città (Napoli, Catania, Brindisi, Sassari, Novara, Genova, Parma, Pavia e Padova), oltre 30mila persone tra volontari, portieri, commercianti, medici, assistenti familiari sono coinvolte in una rete solidale. A questi si aggiungono 4.400 anziani che, pur fragili, offrono a loro volta un servizio: telefonano, visitano, accompagnano altri anziani. “Sono una risorsa. Ciascuno infatti può fare qualcosa. È un cambiamento culturale che deve partire dal basso, dal quartiere, dal condominio”, ha osservato Impagliazzo, che ha anche invitato tutti i cittadini a mettere in pratica un “decalogo” di consigli pratici: suonare al campanello di un vicino anziano, ricordargli di bere, offrirsi per la spesa, segnalare situazioni di rischio, “piccoli gesti che possono salvare vite. La società cambia anche così, con attenzione e prossimità”.
Alle istituzioni il presidente di Sant’Egidio ha chiesto di implementare la legge 33/2023 sulla riforma dell’assistenza agli anziani, bloccata dall’assenza dei decreti attuativi, per potenziare l’assistenza domiciliare integrata, che unisce cioè sanitario e sociale; di semplificare l’accesso alle badanti, aumentando le quote previste dal decreto flussi “inadeguate e sottostimate al bisogno delle famiglie italiane” e rimuovendo gli ostacoli burocratici per l’ingresso di lavoratrici straniere; infine di sviluppare il cohousing e le convivenze solidali, che “non solo fanno bene agli anziani, ma ridanno anima ai quartieri”. Infine Impagliazzo ha annunciato l’avvio della prima sperimentazione della legge 33 nel Municipio 6 di Roma, con il sostegno della Regione Lazio e della Asl Rm1: “un progetto pilota che potrà mostrare quanto sia efficace un modello basato su prossimità, reti umane e domiciliarità”.