Nella giornata del 7 novembre 1993 il mondo sportivo e del volley italiano era ignaro che da lì a qualche ora, con la maglia di Carrara, in un match di A-1 femminile contro la Teodora Ravenna, avrebbe debuttato una giovanissima pallavolista che avrebbe fatto la storia tricolore di questa disciplina.
Al punto da essere inserita nella hall of fame del volley italiano. Francesca Piccinini aveva solamente 14 anni, un record. E come tutti i record prima o poi arriva qualcuno a frantumarlo, ad aggiornarlo. In termini di precocità c’ha “pensato” Antonella Paternoster il 9 ottobre 2011, con il suo esordio a 13 anni, 10 mesi e 10 giorni nella sfida tra la sua Matera contro San Severino. La cosa più sbagliata in queste circostanze è accostare nomi, fare parallelismi. Qui registriamo solo un dato da almanacco, un evento, qualcosa che si ripete quasi 14 anni dopo: Arianna Manfredini, classe 2011 e ruolo libero di Casalmaggiore, ha esordito, lo scorso sabato 30 marzo, in Serie A all’età di soli 13 anni, 4 mesi e 28 giorni, durante la sfida valida per la pool salvezza di A2 vinta 3-0 contro Concorezzo. Entrata in campo sul 24-16 del terzo set, Manfredini ha giocato solo pochi minuti, o meglio “pochi” solo per noi, non di certo per lei che fa la terza media (ah!), è alta 152 centimetri e una volta alla settimana si aggrega alla prima squadra, allenandosi con compagne che sfiorano i due metri di altezza. «Non mi aspettavo di giocare e quando l’allenatore mi ha detto che mi avrebbe mandato in campo, mi tremavano un po’ le gambe – ha confessato l’atleta – Poi, però, le compagne mi hanno subito tranquillizzata e la tensione è svanita». Arianna gioca a pallavolo da quando aveva sei anni, ma nel suo prossimo futuro non c’è solo lo sport: vorrebbe frequentare il liceo scientifico e, successivamente, la facoltà di medicina per specializzarsi in chirurgia, un desiderio che coltiva fin dall’infanzia. Però, con la palla in mano, si dimostra già matura: «Il mio ruolo è in difesa, e la mia filosofia è: finché non è a terra, non esiste una palla irrecuperabile, bisogna sempre crederci».
