Il pontificato di Papa Leone XIV inizia con l’annuncio della pace del Risorto: un richiamo profondo all’hesed, l’amore misericordioso che rigenera e unisce, superando ogni barriera. Un cammino di riconciliazione che parte dalle parole e si estende ai cuori
Nel tempo sospeso che precede il Conclave, le consacrate oranti affidano i cardinali al respiro trinitario e custodiscono nella preghiera la missione della Chiesa. “Fatevi capacità”, dicevano a santa Caterina: lo Spirito è torrente che rigenera e illumina il discernimento
Gisèle è stata privata della sua libertà. Non ha vissuto una donazione piena ed ilare, è diventata oggetto di spreco, donna da usare e ri-usare, demolendo così la Bellezza della berachà e l’inno di gioia e di gratitudine al Creatore. Non una volta, e sarebbe già uno sfacelo vergognoso, ma per anni e anni. Su di lei ricadeva la viltà, l’inganno e la sporcizia. L’uomo e la donna possono dirsi tali quando affondano in una simile melma?
Chi varca la soglia del monastero entra in un’aerea protetta, ben diversa da quel quotidiano che si lascia alle spalle. La monaca comprende e apprende, in quella splendida catena di trasmissione che germina dai monaci e dalle monache dei primi secoli di vita della Chiesa, il punto principale: Egli, l’Altissimo, nel Suo Amore Trinitario, è sempre presente e attende che lo si accolga adorandoLo. Non dice altro la vita monastica, non conosce proclami, opere costruttive, dice solo che Egli è presente alla storia e da Lui ogni vita trae la linfa.
Le dimensioni di spazio e tempo sono state fecondate diversamente, non dalla scienza, non dalla filosofia e neppure dalla teologia (che è nata dopo!) ma dal mistero di un’energia che nasce dall’esperienza della Passione e morte del Redentore per risplendere sul Volto del Risorto, con piena e totale potenza risanatrice. L’energia che sprigiona dal Risorto non si tocca con mano, non la si vede, non la si può, peggio ancora, computare o monetizzare. Eppure pervade l’universo, si irradia dovunque e su tutti. Si chiama misericordia
L’intento è quello di farci scoprire oggi, nel nostro quotidiano pluri-sfaccettato e quindi ricco di stimoli, ma anche contaminato dalla terribile esperienza della velocità, di quell’aspetto del vivere definito… mordi e fuggi…, della reale, almeno possibilità se non concreta esperienza, della Presenza in noi del nostro Creatore che, non solo ci ha immessi nella storia - non “gettati” e poi scordati - ma che pulsa in noi e muove i nostri passi simultaneamente con i Suoi, mentre continua a creare questo mondo che vuole sfuggirGli, darsi traguardi propri: guadagni, benessere, conquiste. Accogliere quindi l’invito non a catalogare le preghiere ma a diventare oranti. Persone che, nel loro vivere e respirare, hanno coscienza di non essere sole ma abitate dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo. Ascoltare, rispondere, dialogare, fare proprio l’amore trinitario che fluisce sempre
Una riflessione a partire dal volume "L'analfabetismo biblico e religioso. Una questione sociale" (Edb) a cura di Brunetto Salvarani con i contributi di Francesca Cadeddu, Franco Ferrarotti e Marco Ventura
I nostri doni possono essere come l’oro, quando tutto il nostro essere si lascia trapassare dalla luce ed adora, come l’incenso quando il nostro agire quotidiano profuma di gesti di altruismo e di carità, come mirra preziosa che stendiamo sui dolori e sulle sofferenze dei nostri fratelli e sorelle. Allora sarà nostra la gioia dei Magi quando videro la stella!