Gli Ordinari cattolici di Terra Santa “accolgono con favore l’annuncio del cessate il fuoco a Gaza, che mira a porre fine alle ostilità a Gaza, alla restituzione degli ostaggi israeliani e alla liberazione dei prigionieri palestinesi”.
“All’ufficializzazione segua, adesso, anche la realizzazione. Voglio sperare che da domenica si comincino realmente a liberare ostaggi e prigionieri e che, da qui, prenda avvio un percorso, sicuramente lungo, di stabilizzazione per rendere Gaza nuovamente vivibile e, al tempo stesso, governabile”.
Diffusa a Roma la World Watch List 2025 (Wwl), la classifica di Open Doors/Porte Aperte sui 50 Paesi dove i cristiani subiscono più persecuzioni. I dati mostrano oltre 380 milioni di cristiani esposti a forme elevate di discriminazione o violenza, pari a uno su sette. Il direttore di Open Doors Italia, Cristian Nani, invita a rimettere la libertà religiosa al centro del dibattito pubblico
Si è concluso ieri, 10 gennaio (dal 28 dicembre scorso), il viaggio di studio solidale che ha portato in diversi punti del Benin e del Togo un piccolo gruppo di appartenenti al gruppo scout Agesci Merano 1, alcuni di loro membri attivi del Pozzo di Giacobbe (Jakobsbrunnen).
Ieri sera, il neo presidente della Repubblica libanese, Joseph Aoun, si è recato a Bkerke, presso la sede del Patriarcato di Antiochia dei Maroniti, dove è stato ricevuto dal patriarca, il card. Bechara Boutros Raï.
Il 29 dicembre scorso, Suleman Masih, cristiano di 24 anni, è stato aggredito a Kot Saadullah, Rahawali, Gujranwala, in Pakistan, e, a causa delle ferite riportate, è morto il 1° gennaio.
Dieci anni fa, il 7 gennaio 2015, l’attacco alla sede parigina del settimanale satirico Charlie Hebdo, noto per aver pubblicato vignette satiriche sull’Islam e sul profeta Maometto, sconvolse il mondo. Due terroristi islamici uccisero 12 persone, aprendo la strada, negli anni seguenti, ad altre stragi. "Non hanno ucciso Charlie Hebdo", è il messaggio lanciato dal settimanale nell’edizione speciale di 32 pagine, in edicola per due settimane a partire da martedì 7 gennaio. Dell’attacco e delle sue conseguenze abbiamo parlato con l’esperto di terrorismo Claudio Bertolotti
Non sono solo le bombe a uccidere a Gaza ma anche il freddo e l’ipotermia. Notizie di questi ultimissimi giorni parlano di ben sei neonati morti in una settimana a causa delle basse temperature e delle condizioni atmosferiche difficili per le piogge e gli allagamenti. Di oggi la notizia del settimo bimbo morto per il freddo. Fatale, anche in questo caso, la combinazione di condizioni meteorologiche e malnutrizione. Della situazione dei bambini di Gaza ne abbiamo parlato con Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia.