Delle Foglie Domenico Delle Foglie

Delle Foglie Domenico Delle Foglie

Cambio di paradigma: i giovani europei vanno a destra

Secondo l’indagine condotta da Fondapol (Fondation pour l’innovation politique) sull’auto posizionamento politico degli elettori, condotta in quattro grandi Paesi del Continente a maggiore connotazione occidentale (Germania, Regno Unito, Francia e Italia), si è evidenziato lo scivolamento a destra dell’opinione pubblica, ma soprattutto la variazione delle scelte giovanili nella fascia fra i 18 e i 34 anni. Nell’insieme dei quattro Paesi esaminati, i destrorsi tra i 18 e i 34 anni rappresentano il 41% dell’elettorato, poco più degli over 65 al 40%. Sul fronte opposto il 24% dei giovani si associa alla sinistra, mentre gli ultra 65enni sono fermi al 31%

I muri e la paura di una parte dell’Europa, un terribile errore prospettico

L’Europa ha paura, una maledetta paura di essere invasa dai migranti. E quando si ha paura, la ragione si annebbia e si sceglie la via più semplice e forse pericolosa: costruiamo un muro. Così, dopo aver abbattuto 32 anni fa (il 9 novembre 1989) il Muro berlinese della vergogna, ecco che 12 Paesi sui 27 dell’Unione europea lanciano la proposta di alzarne un altro per “proteggere le frontiere esterne dell'Ue di fronte ai flussi migratori”. E per essere sicuri di realizzarlo, con una lettera dei loro ministri dell’Interno hanno chiesto alla Commissione europea e alla presidenza di turno del Consiglio Ue un apposito finanziamento con il quale erigere recinzioni e muri

Le guerre dei poveri e quelle dei ricchi: un futuro che possiamo evitare?

Il segretario dell’Onu esorta a “scegliere la pace come unica opzione per riparare il nostro mondo distrutto”. Prima che sia troppo tardi e la natura, con la sua forza distruttrice, si schieri definitivamente contro l’umanità. Perché se c’è una guerra non dichiarata, ma quanto mai pericolosa e distruttiva, è quella delle forze naturali che si ribellano all’impatto scellerato dell’uomo sugli equilibri naturali. È quello che spinge Guterres ad affermare che “è tempo di ricostruire il nostro mondo e di fare la pace con la natura”. In fondo è esattamente quello che Papa Francesco chiede al mondo intero quando sostiene che “tutto è connesso” e che l’umanità si trova ad un bivio: scegliere la pace e lo sviluppo sanando le ferite dell’ambiente, oppure condannarsi allo spegnimento lento e inesorabile del pianeta, cioè dell’unico luogo in cui ci è dato di vivere

“Buono senza Dio”, il credo agnostico del cappellano ateo di Harvard. Ma davvero Gesù Cristo non ha nulla da dire all’uomo moderno?

“Non cerchiamo risposte in un dio. Siamo le risposte l’uno dell’altro”. Con questa dichiarazione al Times, il 44enne Greg Epstein, dichiaratamente ateo, ha illustrato il suo programma come cappellano capo di Harvard, la prestigiosa università bostoniana che aveva per motto “Verità per Cristo e per la Chiesa” e come missione la formazione dei sacerdoti che avrebbero dovuto seguire i primi coloni puritani del New England. Epstein è stato scelto all’unanimità dai cappellani delle diverse fedi religiose presenti nell’ateneo: cristiana, musulmana, ebraica, buddista, indù e di altre confessioni minori. Ma la particolarità sta nel fatto che è noto a tutti il suo ateismo. Il cuore del suo messaggio? “Buono senza Dio”

La “meglio gioventù” di cui c’è tanto bisogno in Italia

Ne vorremmo tanti, donne e uomini coraggiosi, capaci di fare le scelte giuste per tutti noi e anche di chiederci i sacrifici necessari per costruire un mondo più giusto e più sano. Giovani in grado di costruire una politica post ideologica, ma ricca di valori. Personali e comunitari. Soprattutto armati di una dote necessaria per un tempo complesso come il nostro: un sano realismo. Li aspettiamo con ansia. È questo il loro momento

Chiude “Apple Daily”: Hong Kong sarà pure lontana ma la Cina è vicina

La vicenda di "Apple Daily" è una lezione per l’Occidente e per i suoi popoli. Una lezione per le democrazie che a volte si fanno ammaliare dai leader forti e accettano gli sbreghi delle cosiddette democrature. Una lezione per le élites occidentali e per le loro posture nei confronti dei regimi autoritari, spesso condizionate da inconfessabili interessi economici. Per le opinioni pubbliche del mondo libero oramai assuefatte alla libertà assoluta e inclini a pensare che la libertà di pensiero sia riconosciuta in ogni angolo del globo. Per quanti guardano alla carta stampata con quel tanto di superiorità digitale che ne preconizza un tramonto sempre più vicino, ma che ci auguriamo tardi il più a lungo possibile. Per quelli che leggono poco e si informano meno

Dalla Cronaca alla Vita. Il filo tenace della responsabilità

C’è un filo sottile e tenace che lega alcuni eventi della cronaca italiana: la responsabilità. Intesa non solo come il dovere di rispondere delle conseguenze dei propri gesti e delle proprie scelte, ma anche come consapevolezza dei propri atti nell’esercizio di una funzione pubblica e non solo. Dunque, in una chiave proattiva. In questi giorni alcuni fatti ci hanno toccato per la loro drammaticità, per la loro esposizione mediatica, per la loro portata simbolica. Tre vicende diversissime nelle quali il tema della responsabilità personale emerge in tutta la sua evidenza

Il contributo dei cattolici al processo di rigenerazione collettiva

Nell’arco di una sola generazione – tra il 1964 e il 1995 – l’Italia è scesa da un tasso di fertilità del 2,65 a 1,19. E la pandemia sta facendo il resto del lavoro sporco. Al punto da far dire a Giancarlo Blangiardo, presidente dell’Istat, che “si sta spegnendo il motore della società”. E che è assolutamente opportuno riportare al centro del dibattito pubblico la situazione demografica del Paese. È quanto certamente accadrà nel corso degli Stati generali della natalità promossi dal Forum delle associazioni familiari che si terranno a Roma il 14 maggio e che si apriranno con l’intervento inaugurale di papa Francesco. Un’occasione imperdibile per individuare le vie di fuga dall’inverno demografico che sembra condannare l’Italia a una desertificazione che mal si concilia con il desiderio di risalire la china, dopo i colpi durissimi inferti dalla pandemia sia al sistema produttivo sia alla relazionalità sociale

Paradosso eutanasia. Chiedere la morte mentre l’umanità lotta per la vita

Sarà tutta colpa della tempistica, ma il via libera all’eutanasia da parte del Parlamento spagnolo suona sinistro. Sì, perché mentre l’umanità intera affronta la prova più drammatica per la propria sopravvivenza, mentre nelle corsie di ospedale si lotta senza tregua per strappare alla morte anche il più anziano e malato fra noi, i parlamentari di un altro Paese occidentale danno il via libera alla pratica estrema dell’eutanasia di Stato. Quindi legalizzata e garantita dal servizio sanitario nazionale.