Il Papa ha scritto per la prima volta i testi delle meditazioni e delle preghiere della Via Crucis al Colosseo, che ha poi seguito da Casa Santa Marta. "Viviamo in un tempo spietato e abbiamo bisogno di compassione", scrive a proposito dei "tanti crocifissi" del mondo e della storia. "Come reagisco alla follia della guerra?"
Dopo una breve omelia, pronunciata a braccio, il Papa ha lavato i piedi a 12 detenute della Casa circondariale femminile di Rebibbia, dove si è recato in forma privata per la Messa in Coena Domini.
“Gesù, portiamo anche noi delle croci, a volte molto pesanti: una malattia, un incidente, la morte di una persona cara, una delusione affettiva, un figlio che si è perso, il lavoro che manca, una ferita interiore che non guarisce, il fallimento di un progetto, l’ennesima attesa andata a vuoto…”.
“Un cuore docile, affrancato dallo spirito delle Beatitudini, diventa naturalmente incline a fare compunzione per gli altri: anziché adirarsi e scandalizzarsi per il male compiuto dai fratelli, piange per i loro peccati”.
Il Papa è tornato a leggere il testo della catechesi, dedicata alla virtù della pazienza, e ha citato la testimonianza di due papà, uno israeliano e l'altro arabo, che hanno perso le loro figlie in guerra. Al termine, un nuovo appello per la pace
“Non siete soli e non vi lasceremo soli, ma rimarremo solidali con voi attraverso la preghiera e la carità operosa, sperando di poter tornare presto da voi come pellegrini, per guardarvi negli occhi e abbracciarvi, per spezzare il pane della fraternità e contemplare quei virgulti di speranza cresciuti dai vostri semi, sparsi nel dolore e coltivati con pazienza”.
Sarà il Papa, per la prima volta dall’inizio del pontificato, l’autore dei testi delle meditazioni della Via Crucis di venerdì prossimo, 29 marzo, al Colosseo.
"Ancora non posso leggere". Con queste parole il Pontefice ha affidato la lettura del testo dell'udienza di oggi, dedicata alla virtù della prudenza, a padre Pierluigi Giroli. Al termine ha ripreso la parola per un appello a fermare la guerra, che "sempre è una sconfitta"