Il teologo Piero Coda analizza le prime parole pronunciate da Leone XIV, affacciandosi su piazza San Pietro. “L’esercizio del ministero di Pietro così come lo vuole realizzare Papa Leone XIV si presenta già come un esercizio collegiale”. “Chiama tutti a cooperare, ciascuno secondo il proprio ministero e carisma a questo grande slancio di annuncio e di testimonianza di Gesù in un mondo ferito come il nostro”. Non “un assolo”, ma “un direttore di orchestra che aiuta a fare sinfonia, a realizzare quella armonia che è il frutto dello Spirito Santo capace di costruire in Gesù la pace, la giustizia e la fraternità tra tutti”.
Massimo Faggioli è ferrarese ma insegna Teologia e Studi religiosi alla Villanova University in Pennsylvania. Sul rapporto che si prefigura tra il primo Pontefice statunitense e il Paese a stelle e strisce nell’era Trump, dice: “Il cattolicesimo sociale che ha in mente Vance non è quello che ha in mente Leone. Sarà anche un rapporto diverso da quello di Papa Francesco, che era spesso apertamente conflittuale. Prevost ha la possibilità di impostarlo in modo diverso”
Le parole di “pace” del Papa hanno raggiunto anche la città di Kryvyi Rih, nell’estremo est dell'Ucraina dove la gente vive costantemente sotto la pressione dei bombardamenti e dove si è inaugurata una “scuola-rifugio” sotto la parrocchia greco-cattolica di San Nicola. Il vescovo: “L’appello del Papa per l'Ucraina e Gaza ci fa capire che non siamo stati dimenticati”
Mons. Oleksandr Yazlovetskiy, vescovo ausiliare di Kyiv-Zhytomyr, spiega il significato del Giorno della vittoria in Ucraina: sopravvivere, resistere e sperare nella pace, nonostante le tregue violate e i bombardamenti continui. "La pace è un dono di Dio, arriverà con il peso del dolore"
Un legame speciale e profondo lega Fatima ai Papi di Roma. Il santuario ha dato continuità alla preghiera della piccola veggente per il “Vescovo vestito di bianco". E i Papi hanno sempre manifestato grande vicinanza a Fatima. In questi giorni, in ogni messa e in ogni momento di preghiera si sta pregando affinché “lo Spirito Santo ispiri e guidi i cardinali elettori”. Il rettore al Sir: “Come abbiamo suonato le campane con il rintocco funebre per la morte di Papa Francesco, così suoneremo a festa quando avremo la notizia dell’elezione del nuovo Papa”
Clero riunito nella Regione di Dnipro, a pochi chilometri dal fronte nell’estremo est dell’Ucraina, per seguire le prime parole pronunciate da Papa Leone XVI. “In un momento in cui tutti ci domandiamo se sia ancora possibile uscire da un mondo in conflitto – dice al Sir mons. Ryabukha- credo che il nome di Leone scelto da questo Papa sia un messaggio chiaro che dice e ripete all’umanità di oggi: i nostri occhi vedranno la pace vera!”.
Anche in Ucraina, l’attesa per le elezioni del nuovo Papa è grande. Molte comunità parrocchiali stanno organizzando momenti di preghiera. Ci sono inviti affinchè si preghi anche nelle case. La testimonianza da Donetsk del vescovo greco-cattolico, mons. Ryabukha: “La preghiera è fatta nella quotidianità di tutti i giorni e purtroppo la nostra quotidianità è spesso accompagnata dal suono dell'esplodere le bombe, dagli allarmi che suonano sui cellulari e dagli altoparlanti nelle strade”.
Un algoritmo in grado di consegnare a richiesta il nominativo di un cardinale per cui pregare in questi giorni di Conclave. E’ “Missionconclave.com”, una piattaforma creata in Francia e sponsorizzata dalla Conferenza episcopale francese. Una volta compilata una scheda – in cui vengono richiesti nome e cognome, indirizzo mail, città e paese di residenza – si può ricevere automaticamente e in maniera del tutto causale il nome di uno dei 133 cardinali per pregare per lui durante il conclave. L’iniziativa ha riscosso un enorme successo. Sono arrivate fino ad oggi 26mila richieste di partecipazione.
La visita apostolica in Armenia nel 2016, gli appelli alla pace nella Regione del Caucaso meridionale, la tragedia umanitaria degli oltre 100mila sfollati dal Nagorno-Karabash. Ma soprattutto il coraggio di definire il massacro degli armeni “il primo genocidio del XX secolo”. “Papa Francesco per gli armeni è più che un Santo”, dice al Sir Sua Beatitudine Minassian Patriarca di Cilicia degli Armeni. “E’ un padre che si è speso e sacrificato per i suoi figli. Ieri la messa di Requiem in Vaticano cui abbiamo partecipato portando con noi questa intenzione di gratitudine a nome del popolo armeno”.