Nella Repubblica democratica del Congo almeno 170.000 civili sono fuggiti da novembre 2021 ad oggi, soprattutto nelle regioni orientali del Nord Kivu e dell'Ituri. Gli effetti della pandemia e ora l’impatto della guerra in Ucraina sui prezzi del cibo hanno fatto salire a 27 milioni le persone in stato di bisogno in tutto il Paese, 7 milioni e mezzo in più rispetto al 2021. Recenti scontri tra i ribelli del Movimento del 23 marzo (M23) e l’esercito congolese rendono questo momento davvero critico per la sicurezza del Paese: il conflitto rischia di evolvere verso una crisi regionale più ampia
In Etiopia circa 400.000 persone nella regione del Tigray rischiano la fame e la morte e anche nel resto del Paese la popolazione inizia a fare scorte di grano, a causa della siccità, della carestia e della crisi ucraina. Il racconto di Laura Arici, appena tornata da una missione nel Paese africano, dove opera da 50 anni l'associazione padovana Gruppo missioni Africa (Gma)
"Siamo veramente inorriditi e profondamente rattristati per quanto accaduto nella diocesi di Ondo. Stiamo tutti soffrendo. Siamo inorriditi dal livello di violenza raggiunto, non si era ancora arrivati fino a questo punto". A parlare al Sir è monsignor Ignatius Ayau Kaigama, arcivescovo di Abuja e presidente della Conferenza episcopale regionale dell'Africa Occidentale, all’indomani dell’attacco alla chiesa di San Francesco Saverio a Owo, nello Stato di Ondo, nella Nigeria sudoccidentale. Secondo l'arcivescovo il numero delle vittime potrebbe salire, i media nigeriani parlano di 50/100 persone.
Parla al Sir padre Aurelio Gazzera, missionario carmelitano che vive nella Repubblica Centrafricana da quasi vent'anni. Descrive una situazione molto instabile che rischia di peggiorare, tra violenze, problemi politici ed economici e risvolti geopolitici. Il 60% della popolazione ha bisogno di assistenza umanitaria. La percentuale di sfollati interni va dal 20 al 30% a seconda delle zone
Mons. Jude Ayodeji Arogundade, vescovo di Ondo, la diocesi nigeriana dove è stato compiuto ieri l’attacco a colpi di armi da fuoco ed esplosivi alla chiesa cattolica di San Francesco Xavier a Owo, invita a “mantenere la calma, a rispettare la legge e a pregare affinché la pace e la normalità tornino nella nostra comunità, Stato e Paese”.
Ad investire di più in armamenti nel 2021 sono Stati Uniti, Cina, India, Regno Unito e Russia, che insieme rappresentano il 62% della spesa globale. I principali esportatori di armi nel mondo sono invece, nell'ordine, Stati Uniti, Russia, Francia, Cina e Germania. Sono aumentate le esportazioni di Stati Uniti e Francia e le importazioni verso Europa (+19%), Asia orientale (+20%) e Oceania (+59%). La crescita maggiore delle importazioni è in Europa
Parla al Sir mons. Christian Carlassare, vescovo di Rumbek e missionario comboniano: ad un anno dall'agguato che lo ferì gravemente alle gambe a marzo è tornato nella sua diocesi e aspetta insieme a tutta la popolazione sudsudanese la visita di Papa Francesco dal 5 al 7 luglio. La grande speranza di tutti è la pace, la riconciliazione l'unità. Mons. Carlassare camminerà insieme a un centinaio di giovani 40 chilometri al giorno per 8 giorni fino a Juba, per incontrare il Papa
Thomas Courbillon, capo missione di Medici senza frontiere in Yemen, descrive al Sir la situazione nello Yemen, uno dei conflitti più dimenticati che dura da 7 anni. Ad inizio aprile è scattata una tregua di due mesi e sono in corso negoziati ma la crisi umanitaria è gravissima. I due terzi della popolazione (20 milioni di persone) dipendono dagli aiuti, 3 milioni sono sfollati interni. Sanità, scuola ed economia in generale sono in condizioni disastrose ma mancano i fondi per i progetti di sviluppo