Chiesa | DiocesiAvvento È cominciato da Caltrano, domenica scorsa, il “viaggio” del vescovo Claudio in alcune comunità della Diocesi con l’obiettivo di evidenziare sfide cruciali di questo tempo. Come i cambiamenti climatici
È cominciato da Caltrano – domenica 27 novembre – il “viaggio” con cui il vescovo Claudio, lungo tutto il tempo forte dell’Avvento, intende visitare alcune comunità della Diocesi e porre l’attenzione su temi che interpellano tutta l’umanità. La tappa di Caltrano ha permesso, in particolare, di “sollecitare” la comunità parrocchiale – che a fine settembre ha accolto la Giornata diocesana per la custodia del Creato – ma non solo, sui cambiamenti climatici. «Educare alla scoperta della bellezza – ha sottolineato il vescovo nell’omelia – è la via per educare alla custodia della Creazione e per evitare di restare intrappolati dall’abitudinarietà che è dominata da logiche di sopravvivenza e sopraffazione piuttosto che di vita e di condivisione. Per questo sono contento di aver inaugurato la scorsa primavera, nei Colli Euganei, il primo cammino Laudato sì e di sapere che a Caltrano c’è un cammino di catechesi sull’acqua». Riferendosi al Vangelo – in cui Matteo racconta dei giorni che precedettero il diluvio, in cui «mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito… e non si accorsero di nulla» – ha sottolineato come «ci sia la propensione, nell’umanità, a procedere per inerzia e questo ci rende ciechi. Viviamo il quotidiano come un’abitudine. Facciamo tutto questo, ciclicamente. È come se fossimo assuefatti, talmente abituati a queste cose e non ci facciamo domande». Don Claudio ha sottolineato che «come sembriamo sordi agli allarmi lanciati dagli scienziati legati ai cambiamenti climatici e alla loro interdipendenza con la biodiversità, così può avvenire anche nel campo della nostra fede. Anche qui si rischia di proseguire con forza d’inerzia. La liturgia della prima domenica di Avvento ci invita a essere svegli. Così dovremmo fare nei confronti della vita della nostra terra. Dobbiamo vegliare sulla terra e veglia sullo spirito, perché restino vivi». E ancora: «La nostra sensibilità verso la terra assomiglia alla sensibilità verso la persona; quando perdiamo delicatezza nei confronti ti della terra è un segno che stiamo perdendo delicatezza anche nei confronti delle persone. Dobbiamo scuoterci! Dobbiamo tornare a essere propositivi, attivi, creativi, responsabili della vita della terra e della vita spirituale di noi cristiani, di noi uomini. Vediamo i danni causati da ondate di calore, siccità, inondazioni… Sono gli eventi meteorologici estremi che stanno causando impatti a cascata sempre più difficili da gestire. Pensiamo a ciò che è successo a Ischia… Gli eventi estremi hanno esposto migliaia di persone a gravi insicurezza alimentari e idriche, soprattutto in Africa, Asia, America Latina, nelle piccole isole…». Per il vescovo «fatichiamo a tradurre ciò che sappiamo in comportamenti virtuosi conseguenti, a livello globale e locale, che pure non mancano: economia circolare, rifiuti differenziati, agricoltura biologica… Dobbiamo scuoterci! L’attesa del Signore ci educa ad avere uno sguardo lungo e ad avere sogni di bene e di pace. Non possiamo smettere di custodire questi sogni che riguardano la pace, un rapporto armonico con il creato, relazioni di fraternità… Aiutiamo i nostri ragazzi ad avere uno sguardo lungo, non addormentiamoli dando tutto… Restiamo svegli per avere visioni, sogni, ideali, progetti…». Nelle sfide poste dalla crisi ambientale siamo coinvolti tutti: governi, cittadini, società civile… «ma noi cristiani siamo i primi custodi e annunciatori di Dio, che è il Dio della Creazione. Noi siamo chiamati per primi a lavorare, mettendoci in prima fila, sollecitando iniziative e sensibilità. Sappiamo di essere figli a cui il Padre ha affidato non soltanto gli uomini, ma anche la Creazione: “Del Signore è la terra e quanto contiene, l’universo e i suoi abitanti”. Per noi la cura della casa comune è scelta di responsabilità. Accogliamo la chiamata ad attivarci sempre di più nel rispettare e far rispettare l’ambiente, nel non inquinare, nel ripristinare la biodiversità, nell’accogliere chi migra perché non ha pane… così da sanare la sofferenza della Madre Terra». Dopo la messa, accompagnato dal parroco di Caltrano don Lauderio Dal Bianco e da suor Francesca Fiorese, direttore dell’ufficio di Pastorale sociale e del lavoro, il vescovo ha visitato la stazione di monitoraggio dei cambiamento climatico nella frazione di Tezze. Il particolare progetto di interazione tra pianta, suolo e acqua è stato illustrato dal dott. Enrico Vidale, docente dell’Università di Padova. È la prima stazione al mondo di monitoraggio a bassa quota sulle latifoglie. Si tratta di una stazione finalizzata allo studio dell’effetto del cambiamento climatico sui flussi di zucchero che scendono dalle foglie verso le radici. È stato sviluppato un sistema di monitoraggio a basso costo per capire come e quanto le piante reagiscono ai cambiamenti climatici tramite bio-indicatori, uno dei quali è il tartufo.
Dopo l’appuntamento a Caltrano, il vescovo Claudio si reca questa domenica, seconda di Avvento, a celebrare l’eucaristia delle 10 a Cartura. Qui è previsto l’incontro con i giovani e i loro educatori, con un pensiero alle tante situazioni di fatica, disagio, solitudine e anche difficoltà a trovare motivazione di senso di tanti ragazzi e ragazze. Domenica 11 sarà a San Bonaventura di Cadoneghe (messa alle 10); il focus sarà sul tema della povertà con un’attenzione all’emergenza abitativa e alla crisi energetica. Domenica 18, quarta di Avvento, si recherà ad Asiago: celebrerà la messa alle 11 nel Duomo di San Matteo e metterà al centro della sua visita gli anziani che vivono la fragilità e la solitudine.
