Idee
Black Friday. L’alternativa al venerdì nero. Come aziende responsabili e oggetti anti-spreco
Black Friday. Ci serve davvero quell’oggetto? Se la risposta è sì si possono scegliere aziende responsabili e oggetti anti-spreco
Black Friday. Ci serve davvero quell’oggetto? Se la risposta è sì si possono scegliere aziende responsabili e oggetti anti-spreco
«Non comprare questa giacca» recitava una réclame del marchio Patagonia, invitando paradossalmente i clienti a non acquistare il suo capo d’abbigliamento più iconico nel giorno del Black Friday. Una scelta di marketing destinata a fare scuola e a influenzare tutta la strategia aziendale che da allora lega definitivamente il marchio di moda sportiva ai valori del riuso, riciclo e soprattutto dell’acquisto consapevole. In principio era stato proprio il Black Friday, il venerdì dopo il giorno del Ringraziamento e che segnava l’inizio degli acquisti natalizi per i clienti americani; poi è arrivato il Cyber Monday, il lunedì dopo e dedicato agli acquisti tecnologici ed è finita con una settimana dedicata agli sconti, capace di contagiare mercati e consumatori di tutto il mondo. «Il passaggio da un’economia analogica a una digitale si vede anche da come siamo passati da avere delle settimane ben precise di sconti dopo l’Epifania, i saldi, ad avere tanti momenti nel corso dell’anno in cui si verificano i cosiddetti prezzi “pazzi”– spiega Gianluca Diegoli, esperto di marketing, docente e autore della popolare newsletter minimarketing.it – Una moda che è partita da Amazon e ha coinvolto tutti i commercianti legati al mondo digitale ma non un fenomeno isolato: quest’anno ho visto per la prima volta anche in Italia alcune iniziative collegate al Single Day: una festa che gioca sul numero 1, diciamo, perché cade il giorno 11 del mese 11, che è invece una tradizione prettamente cinese di festeggiare una sorta di Black Friday». Un’altra ricorrenza resa popolare o addirittura inventata da Alibaba, l’Amazon locale cinese, che da anni misura la temperatura all’economia asiatica e quest’anno ne certifica, pare, la possibile crisi. Una fiera del consumismo contro cui le armi sono spuntate: «Molto spesso chi decide di rinunciare è chi gode di una posizione forte sul mercato – continua Diegoli – È rimasta famosa la pubblicità di Patagonia però se lo possono permettere solo marchi molto forti, brand che non possono giocare sul prezzo o che hanno un’etica collegata davvero alla sostenibilità degli acquisti. Gli altri non possono fare a meno del Black Friday, soprattutto nel campo tecnologico perché arriva in un momento cruciale dell’anno». Ed è proprio sulla sostenibilità che si gioca la partita più importante su cui anche i colossi cercano di farsi sentire, magari promuovendo logiche di acquisto responsabile. «L’e-commerce per eccellenza, Amazon, ci dà una mano – spiegava in un articolo recente il Sole 24 Ore – Etichetta i prodotti più sostenibili con la voce “Climate pledge friendly” (a favore dell’impegno climatico, ndr) e ci aiuta a trovarli con filtri di ricerca. Quelli a emissione zero inoltre rientrano nel più ristretto programma Aware (“consapevole” in inglese, ndr)». Consigli pratici seguiti, però, da uno forse ancora più sostenibile: «Se si vuole comprare in modo sostenibile, al Black Friday (e magari anche dopo), non limitiamoci a considerare questi parametri. Un altro può essere quello dei nostri antenati. Ossia: ci serve davvero comprarlo?». Forse un po’ radicale. E poi c’è chi tenta di seguire la scia proponendo direttamente il Green Friday, iniziativa nata nel 2017 in Francia per diffondere una maggiore consapevolezza nell’acquisto e promuovere una cultura anti-spreco e attenta ai danni ambientali e sociali provocati dall’industria, a cominciare da quella della moda. «Si può provare a tirar fuori una popolarità di riflesso però secondo me diventa molto complesso andare a mani nude contro un fenomeno di massa com’è il Black Friday – conclude Gianluca Diegoli – Negli ultimi tempi abbiamo visto comunque il nascere o l’affermarsi di fenomeni come l’acquisto dell’usato e le riparazioni di oggetti. C’è, insomma, al di là del Friday una sensibilità che sta crescendo e che passa dal piccolo mercatino dell’usato fino ai grandi colossi finanziari quotati in borsa che vendono abiti e oggetti firmati ma usati e certificati. C’è fermento su questa cosa ed è probabilmente, dopo il non comprare niente, la cosa migliore che si possa fare». Un compromesso, insomma, come lo è non cedere a quella parte irrazionale di noi consumatori che si lascia sedurre dal prezzo basso a discapito della necessità ricordandoci, però, che proprio a tutto non si può e non è giusto rinunciare.
Sul calendario, la data cerchiata in rosso è venerdì 24 novembre, ma negozi fisici e online hanno iniziato a proporre sconti già in anticipo. La compagnia Idealo afferma che tra gli italiani intervistati, il 68 per cento farà un acquisto.