Fatti
“Il presidente Mattarella ha offerto una radiografia puntuale di tutto il sistema penitenziario italiano”. A evidenziarlo, in un’intervista al Sir, è don Raffaele Grimaldi, ispettore generale dei cappellani nelle carceri italiane. L’occasione c’è stata quando il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto, lunedì 30 giugno, al Quirinale una rappresentanza del Corpo di Polizia penitenziaria, in occasione del 208° anniversario della sua costituzione. All’incontro ha partecipato anche don Grimaldi, che ricorda alcuni passaggi chiave del discorso del capo dello Stato sulle “preoccupanti condizioni del sistema carcerario, contrassegnato da una grave – e ormai insostenibile – condizione di sovraffollamento nonché dalle condizioni strutturali inadeguate di molti Istituti”; sulla necessità di concepire lo spazio penitenziario non unicamente” come luogo di custodia”, ma come “ambienti destinati alla socialità, all’affettività, alla progettualità del trattamento”; sulla “grave insufficienza del numero degli educatori”; sul “difficile accesso alle cure sanitarie dentro gli Istituti, specialmente per i detenuti affetti da problemi di salute mentale”; sul dramma dei “suicidi nelle carceri”. La fotografia offerta da Mattarella è aggravata ulteriormente dal periodo estivo, quando il caldo e la mancanza di attività rendono la detenzione ancora più pesante.
Don Raffaele, come si vive l’estate in carcere?
Mi sono sentito con alcuni responsabili del sistema penitenziario e ho evidenziato proprio il problema dei mesi di luglio ed agosto, quando, in modo particolare, molte attività purtroppo sono ridotte o addirittura sono sospese in tutti gli istituti. Questo è un grosso problema, perché se i detenuti non fanno attività rimangono chiusi in cella. Su questo argomento occorre insistere perché
è soprattutto auspicabile un prolungamento dei tempi di apertura delle celle, lo ritengo fondamentale.
Ma non è solo il caldo e il restare in cella il problema dell’estate.
Ci racconti…
Soprattutto per le persone più fragili che vivono certi momenti difficili in questo tempo, ma anche per gli altri, i mesi estivi sono molto pesanti in questo tempo di solitudine, perché non essendoci tante attività i detenuti si sentono un po’ più abbandonati e soli, molti avvertono ancora di più le loro fragilità. Per questo, abbiamo chiesto soprattutto che venissero concesse più telefonate a queste persone che hanno maggiore fragilità e che preoccupano di più. Sarebbe necessario anche rivedere l’orario dei passeggi, oramai il sistema penitenziario prevede un certo numero di ore di passeggio, ma senza diversificare tra inverno e estate, quindi molti detenuti rinunciano al passeggio perché sarebbe nelle ore più calde della giornata. Quindi, è stato chiesto anche che venisse cambiato l’orario dei passeggi per evitare che l’uscita dei detenuti nelle ore più calde della giornata in estate.
Legata al discorso della mancanza di personale e alla conseguente sospensione di molte attività è la richiesta di facilitare l’ingresso negli istituti del mondo del volontariato e delle associazioni esterne che possono promuovere delle iniziative estive proprio per coinvolgere i detenuti.
Purtroppo tante di queste proposte non vengono prese in considerazione, proprio perché per mancanza di personale non possono essere organizzate all’interno degli istituti secondo gli standard di sicurezza richiesti. Così tutto viene un po’ congelato a tal punto che nei mesi di luglio e di agosto nei nostri istituti si soffrono la solitudine e la mancanza di attività e di rapporti umani.
Nella vita ordinaria delle carceri, a suo avviso quali sono i problemi più gravi tra quelli citati da Mattarella?
Il sovraffollamento sicuramente è un problema annoso, ma grave è anche la mancanza di organico e di educatori, che hanno il compito di stare accanto ai detenuti per aiutarli.
Il problema più grosso è soprattutto la difficoltà di accesso alle cure sanitarie, soprattutto per coloro che hanno problemi di salute mentale.
Tutto questo favorisce in modo particolare anche le tante violenze che ci sono all’interno degli istituti, le proteste, molte volte causate proprio da detenuti con problemi mentali. Il sistema penitenziario non riesce a reggere questa complessità, per mancanza di personale, ma anche di professionisti medici che possono in modo particolare stare accanto a queste persone che sono le più fragili all’interno dei nostri istituti penitenziari.
Come si può superare quest’impasse?
Prima di tutto sono persone che non dovrebbero stare in un regime penitenziario, che è soprattutto chiusura, ristrettezza: sono soggetti che in carcere non dovrebbero stare, chi ha problemi di salute mentale avrebbe bisogno di ambienti diversi, delle Rems dove potrebbero curarsi e che hanno un regime diverso rispetto al regime penitenziario.
Purtroppo le Rems sono poche in Italia, i malati mentali sono molti di più e quindi per questo motivo rimangono in carcere dove risentono del sistema penitenziario che è soprattutto chiusura e non apertura.
Questo si lega anche al dramma dei suicidi in carcere di cui parlava anche Mattarella?
Certamente, la maggior parte dei suicidi avvengono soprattutto tra queste persone che hanno problemi di salute mentale. Mattarella ci ha detto una cosa molto bella:
le carceri devono essere luoghi di speranza, devono essere soprattutto luoghi per il recupero di chi ha sbagliato,
ma nelle condizioni in cui noi viviamo, soprattutto per il sovraffollamento e per la mancanza di personale, non riusciamo a raggiungere questi obiettivi. Così le carceri diventano soltanto un luogo di chiusura, un luogo per custodire la sicurezza della società.
Le carceri minorili vivono lo stesso disagio per strutture sovraffollate, fatiscenti, mancanza di educatori e di personale?
Sì, il mondo del carcere minorile riflette gli stessi problemi che troviamo nel carcere degli adulti. Un aspetto che a mio avviso è molto preoccupante è che i giovani adulti lasciano i minorili per entrare nelle strutture penitenziarie per adulti e tante volte tali strutture sono impreparate per poter accogliere queste particolari presenze. Indubbiamente, c’è un grande sovraffollamento nei minorili e la maggior parte dei ragazzi che affollano gli istituti penitenziari sono stranieri non accompagnati, spesso anche senza regole. Tutto questo non favorisce soprattutto l’educazione negli istituti penitenziari per i minori. Chiaramente, c’è uno sforzo d parte dei direttori delle strutture e degli educatori per affrontare i disagi che esistono nelle carceri minorili. Infatti,
i minori hanno bisogno di spazi diversi, di dialoghi diversi, di rapportarsi in un modo diverso perché sono ragazzi e necessitano di un maggiore dialogo con le persone, di un aiuto anche morale, spirituale. Gli operatori fanno il possibile, come anche i nostri amici cappellani ma a volte non basta.
Certamente sono in atto dei progetti di rieducazione in alcuni istituti proprio per superare le difficoltà che si vivono minorili.
Mattarella ha parlato di speranza. Come si sta vivendo il Giubileo della speranza in carcere?
Molti cappellani si stanno impegnando per far sì che il Giubileo entri nelle carceri attraverso celebrazioni, attraverso momenti particolari come è stato prima di Pasqua per esempio con la Via Crucis vissuta in tante carceri d’Italia, le celebrazioni con i vescovi, le diverse iniziative culturali.
Adesso tutto il cammino è proiettato anche verso il Giubileo dei carcerati che si celebrerà il 14 dicembre,
che sarà preceduto da un incontro a Sacrofano per prepararci proprio alla celebrazione e all’incontro con il Papa il 14 dicembre.
Don Raffaele, vuole lanciare un appello per quest’estate?
Le carceri, soprattutto in questo tempo di solitudine, possano vivere una maggiore umanità, una maggiore attenzione verso coloro che hanno sbagliato senza schiacciarli e senza togliere loro la dignità.