Chiesa | DiocesiIn questi ultimi tempi si parla molto di accoglienza. Accogliere non è facile soprattutto quando l’altro è molto diverso da noi.
Siamo sempre chiamati ad accogliere e farci accogliere, e un esercizio di accoglienza è anche il servizio che svolgiamo dentro alle nostre comunità. La Vergine Maria in questo impegno ci può essere di esempio nel mese di ottobre a lei dedicato. Per questo visitiamo la Scuola della Carità in via San Francesco, sede di una delle più importanti confraternite laicali di Padova, dedita al soccorso di infermi e poveri.
Nel 1579 i confratelli affidarono all’artista Dario Varotari il rinnovamento della grande sala. Tra i 12 affreschi raffiguranti la vita di Maria, quello con l’episodio della Natività assume un particolare rilievo, trovandosi di fronte all’originaria porta d’accesso.
Per questa scena, l’artista scelse di ispirarsi alla Natività di San Giovanni Battista dipinta da Tintoretto per la chiesa veneziana di San Zaccaria.
Il lieto evento della nascita di Maria viene attualizzato ambientandolo in una tipica stanza da letto cinquecentesca. Sant’Anna è rappresentata dopo il parto, distesa in un letto nobilitato da un tendaggio rosso. San Gioacchino è al suo capezzale e compie un gesto di stupore. Sulla parete di fondo a destra, la porta è aperta: la camera è animata da sei donne, intente alla cura della puerpera e della neonata.
La carità prende corpo nei gesti di queste operose figure. C’è chi si è rimboccata le maniche e prepara la culla, chi si occupa del corredino, chi pulisce il pavimento con una scopa. Un’anziana rifocilla la madre portandole un vassoio con uova e brodo, mentre una giovane si china per allattare la neonata. Tutti i personaggi a loro modo, accolgono la nascita di Maria realizzando uno dei più bei esempi di carità umana che esprime il divino. Una carità che attraverso l’accoglienza dell’altro si può sempre vivere anche oggi.
Elena Curnis
