Il papa che saluta con un «santo figlio» a chi gli si rivolge con il «buongiorno santo padre di rito». Bergoglio che offre la pizza al personale che lo ha assistito. Ma anche Francesco affaticato, pervaso dal timore di non farcela, eppure cosciente e deciso ad affrontare tutti i passaggi della malattia ben informato sulle proprie condizioni e i rischi.
Con il pragmatismo che la contraddistingue, pare che l’economia veneta si stia riconvertendo al settore bellico. I venti di guerra sembrano spirare sull’Europa, ora più che mai, visto che Donald Trump ha sfilato al Vecchio Continente l’“impermeabile” che da ottant’anni ci proteggeva da minacce e incursioni.
Di fronte agli sconvolgimenti dell’ordine mondiale, almeno per come lo abbiamo conosciuto negli ultimi quarant’anni, ci sono temi che possono apparire di poco conto, se non addirittura naïf. Eppure, per quanto possa sembrare impossibile, tra la tensione politico-militare che cresce su scala planetaria e la sguaiatezza che caratterizza la nostra società di oggi a noi sembra di vedere un legame.
Non è questo il momento di stancarsi. Stancarsi di pregare per papa Francesco. Tra pochi giorni sarà trascorso un mese dal suo ricovero al policlinico Gemelli di Roma. «La sua voce manca terribilmente», ha confessato mons. Vincenzo Paglia.
Pare che in Veneto tutti vogliano il Controllo di vicinato. A parte l’iperbole, su 500 gruppi presenti in Italia, la metà sarebbe attiva nella nostra Regione. Per chi non ne avesse mai sentito parlare, si tratta di una pratica nata negli Usa negli anni Sessanta e sbarcata in Europa nel 1982 e in Italia dal 2009.