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Si intitola “Intelligenza artificiale: una prospettiva pastorale dall’America Latina e dai Caraibi”. È il contributo della Chiesa dell’America Latina e dei Caraibi al dibattito, di grande attualità, sull’intelligenza artificiale, sul suo impatto sociale e culturale, sulle notevoli implicazioni etiche. Il testo, molto articolato, di circa cento pagine, era da tempo in preparazione, ma è stato pubblicato pochi giorni dopo l’elezione di Papa Leone XIV, che in vari interventi ha affermato che quello dell’intelligenza artificiale sarà uno dei temi prioritari del suo pontificato, in particolare nell’ambito della Dottrina sociale. Si tratta di una riflessione ad ampio raggio, frutto del lavoro di un’équipe interdisciplinare di esperti provenienti da vari Paesi, su come questa tecnologia influenza, e continuerà a influenzare, la vita umana e su come dovrebbe essere affrontata dalla prospettiva della fede e della responsabilità pastorale. Il gruppo di lavoro, convocato dal Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), era composto da teologi, filosofi, bioeticisti, educatori, economisti, ingegneri, comunicatori, esperti del lavoro e imprenditori. A coordinare il gruppo è stato Guillermo Sandoval, direttore del Centro gestione della conoscenza del Celam, sociologo cileno, che al Sir spiega la genesi di questo lavoro: “Esso deriva da una precisa richiesta degli episcopati dei vari Paesi, emersa in occasione dell’assemblea elettiva del Celam, svoltasi a Porto Rico, nel 2023. E ricordo bene che, in quella occasione, era presente anche mons. Robert Francis Prevost, che da poche settimane era stato nominato prefetto per i Vescovi, ma non era ancora stato creato cardinale”.
Il Celam (Consiglio episcopale latinoamericano) è un organismo di comunione e coordinamento tra le ventidue Conferenze episcopali di America Latina e Caraibi. Fondato settant’anni fa, nel 2019 ha vissuto un significativo ripensamento strutturale, in chiave sinodale, trasformando i precedenti dipartimenti in “reti pastorali”, capaci di connettersi con altri organismi ecclesiali, culturali e della società civile. Tra questi organismi, c’è anche il Centro per la gestione della conoscenza, il centro studi, che collabora attivamente, in particolare, con la vasta rete di università cattoliche esistenti nel Continente.
Cinque blocchi tematici e raccomandazioni pastorali
Il documento è suddiviso in cinque blocchi tematici principali: “Nozioni generali sull’intelligenza artificiale” e “Storia ed evoluzione dell’IA” sono i primi due. Nel terzo blocco si trovano gli “Aspetti etici, antropologici e teologici dell’IA”, con una critica all’ideologia che cerca di superare i limiti biologici attraverso la tecnologia, ignorando la trascendenza spirituale, e si chiede
sottolineando che l’IA deve servire allo sviluppo umano integrale. Il quarto blocco, “Applicazioni e impatti dell’IA”, discute come l’IA influisca su settori quali l’economia, la politica, i diritti umani, la salute, la comunicazione sociale, l’istruzione, il lavoro e l’ambiente. Il quinto blocco, “Inviti all’azione: raccomandazioni e proposte pastorali”, presenta raccomandazioni concrete, tra cui: formare i leader e le comunità ecclesiali all’etica digitale; utilizzare l’IA per scopi pastorali, senza sostituire l’incontro umano; promuovere regole che proteggano i diritti umani e prevengano gli abusi; ricercare gli impatti sociali dell’IA nelle università cattoliche; includere le popolazioni vulnerabili nell’era digitale.
Discernimento e sfide etiche per il futuro
“Entusiasmo e paura sono due modi propriamente umani di affrontare il tema dell’intelligenza artificiale”, scrive nella presentazione il segretario generale della Celam, mons. Lizardo Estrada Herrera, vescovo ausiliare di Cusco. E Sandoval è d’accordo: “La questione non è essere tecnofobici, avere paura della tecnologia e delle novità, ma la capacità di discernimento, sulla quale ci ha sempre incoraggiato Papa Francesco. Il nostro sguardo, da un lato è molto oggettivo e ‘tecnico’. È giusto che, nelle comunità, si educhi a un corretto uso dell’intelligenza artificiale, ricordando che, in particolare nel nostro continente, molte persone, molti poveri, sono esclusi dall’uso di queste importanti novità. Dall’altro lato, c’è l’aspetto etico, che ci chiama, appunto, a un discernimento profondo, come, del resto, accade per tutte le nuove tecnologie.
alla possibilità che essa, in qualche modo, ‘abbia il controllo’ sulla politica e sull’economia, e sull’attuale contesto di guerra, che coinvolge molte zone del mondo”. Per Sandoval, “è molto opportuno il parallelo che il Papa ha fatto con la prima rivoluzione industriale. Quella che stiamo vivendo, imperniata sull’intelligenza artificiale, è la quarta, se non la quinta rivoluzione industriale. Sono e siamo molto contenti che il Papa abbia scelto il nome di Leone, in riferimento alla Rerum Novarum e abbia fatto riferimento alla centralità della Dottrina sociale, chiamata, secondo quanto ha detto, non all’indottrinamento, ma piuttosto alla formazione e al discernimento. Anche per questo, stiamo pensando a una versione sintetica, ‘popolare’ della riflessione che abbiamo fatto in questi anni e che continueremo a fare”.